tag:blogger.com,1999:blog-17737204903303197902024-02-21T14:24:45.785+01:00Sorelle in MovimentoCosa succede quando 6000 km separano due sorelle? Decidono di aprire un blog per raccontarsi la vita.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/05732260288888598285noreply@blogger.comBlogger150125tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-76481254815915506772022-09-03T15:47:00.001+02:002023-05-22T23:44:47.984+02:00Natale 1918<p>Sui libri di scuola la Prima Guerra Mondiale in Italia è delimitata da due date ben precise: il 24 maggio 1915, giorno della dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria Ungheria, e il 4 novembre 1918, giorno in cui fu firmata la pace di Vittorio Veneto.<br /><br />Eppure al termine della guerra la smobilitazione dell'esercito avvenne in mesi, a Natale il mio bisnonno era ancora sulle montagne. Dopo l'avanzata nella pianura padana dei primi giorni di novembre, la 37a Divisione si era fermata dopo la Livenza a riposare, ma verso metà novembre erano ripartiti verso Gorizia e poi ancora oltre sul nuovo confine. Il 29 novembre era a Novaki, un minuscolo borgo montano a pochi km da Circhina. <br /><br />In questi territori, fino a pochi anni prima parte dell'Impero Austroungarico, quello italiano è un esercito occupante ed i soldati sono trattati con sospetto e talvolta manifesta ostilità. Cornelio trova nel parroco del paese un inaspettato collaboratore che cerca di fare da tramite tra i soldati e la popolazione civile. Per comunicare utilizzano un misto di latino, tedesco e qualche parola di sloveno imparata sul posto. <br /><br /><i>11 dicembre 1918 <br />Carissima la mia Augusta <br />È una serata triste triste, pioviggina da stamani e io sto qui rannicchiato nel mio ufficio dove una provvidenziale stufa attepisce un po’ la fredda umidità della stagione. Oggi sono stato a fare un po’ di passeggiata sui monti, bella passeggiata, la neve che si disgela con l’acqua correva di rigagnoli lungo queste ripide mulattiere, d’intorno una desolazione di rami che un po’ doloranti uscivano dalle fratture delle rocce. Le sentinelle tremanti e bagnate vegliavano i confini, mentre gruppi di soldati sfaccendati stavano curvi su dei fumacchi pensando forse al vicino congedo, o alla vicina licenza. <br />Su dall’alto una fuga di monti che come onde di mare accavallano sull’orizzonte le loro grigie sporgenze. Non una casa, non un viandante: tutto silenzio e desolazione. A mezzo giorno scendevo da cavallo e mi sedevo a mensa; una mensa così alla buona ma condita di appetito. Alle due compariva il generale ed il colonnello ... disgraziati, con un tempo simile, che cosa volevano? Nulla, solo volevano venire ad imparare le strade per accompagnare il comandante della Divisione domani o domani l’altro quando verrà. La mia residenza di Novake: un paese di 10 o 12 case aggruppate sul monte: non ce n’è una alla medesima altezza: per andare dall’una all’altra bisogna sudare sebbene sembra che ti tocchino. Unico passeggero perpetuo il parroco, sempre in faccende e per trovarci uova, o latte, o fieno per i muli.<br />Un brav’uomo, furbo come una volpe che ci tratta bene, perché vuole altrettanto. Le giornate per dir la verità passano assai svelte; in un modo o nell’altro dalla mattina si giunge alla sera, e poi in letto dalla sera alla mattina. Sono fortunato per la camera perché ho la più bella del paese sebbene ci sia una seggiola sola, e non abbia un tavolino dove tenere un foglio. <br />In compenso una bellissima stufa mantiene sempre un tepore primaverile. <br />E così ho descritto sommariamente la mia vita: la tua non occorre tu me la descriva perché te la vedo vivete ora per ora. <br />Quando sarà quel benedetto giorno che tornerò a mettere i miei soliti pantaloni, la mia solita giubba, il mio solito cappello. Capisco bene che quel giorno cominceranno altri problemi seri da risolvere, ma mi adatterò, sono sicuro. <br />Intanto stamani tutto bene bene: spero al mio ritorno trovarvi tutti buonissime condizioni. <br />Salutami caramente la mamma baciami i bambini. <br />Siamo agli sgoccioli che, Dio ci dia salute per arrivare a riabbracciarci tutti in un abbraccio lungo lungo quanto il desiderio. <br />Ti stringo affettuosamente <br />Tuo Cornelio</i></p><p><i>8.1.1919 <br />Carissima Augusta <br />Ieri sono andato a Circhina ed ho trovato un po’ d’inchiostro, per qualche giorno potrò scrivere e poi sarò senza di nuovo. Qui non fa che piovere maledettamente, ma non fa più niente freddo, dicono tutti che è un inverno eccezionale: io ne ho piacere perché il freddo mi dà, e tu lo sai, tanta ma tanta noia. <br />E quale altre novità ci sono? nessuna, proprio nessuna, ieri sono stato a pranzo dal Generale, e si parla di un cambio verso il 13, ma sono telegrammi di fanteria, o fantigramma come si sogliono chiamare: ordini categorici non ce ne sono: sarebbe bene però che il tempo si rimettesse un po’ perché altrimenti passare dei giorni sotto l’acqua non rappresenta una bella prospettiva. <br /></i><i>Intanto però in bocca sto meglio, ma invece di uno mi sono trovato tre denti bacati, ecco il guadagno, lasciamo fare basta che non dolgano, poi tutto si rimedia. Ma ho sofferto tanto, credi tanto che il 28 o 29 del mese scorso credevo di impazzire: figurati, sono arrivato al punto di gettare via tutte le cartucce ed i caricatori dalla pistola per la paura di spararmi dalla disperazione, ed ho compreso quanto soffra chi ha mal di denti, e mi sono reso conto dei tuoi spasmi di quelle notte famose che non trovando requie scendevi giù a cercare di Eva, quando stavamo nella casetta della buon’anima di Cecio.<br /></i><i>E tu come stai? Anche tu per simpatia antipatica ti sei ammalata di denti. Starai meglio mi immagino. Attendo tue nuove da due o tre giorni, ma spero che saranno confortanti.<br />[...] </i><i>Oggi dicono che sia festa nazionale, ammettiamo che sia, qua non arrivano gli squilli della marcia reale, e sventolano poche bandiere, perché non ci sono.<br /></i><i>Facciamo la banda da noi qualche volta alla sera, assegnandoci uno strumento per ciascuno: io dirigo, poi mi fermo di botto con la bacchetta in aria, e quello che sbaglia continuando a suonare va in penitenza. E che penitenza: ad esempio una delle più feroci è quella della neve nelle maniche, perché il condannato è obbligato ad alzare le mani ed a fare servire le due maniche da secchi. E così si fa qualche risata, e così si inganna un po’ il tempo quando non arriviamo a fare anche a mosca cieca.<br /></i><i>E come si potrebbe vivere passando giornate intere fra le pareti di una stanza se non giocassimo come i bambini? <br /></i><i>Qua mi conoscono tutti per il Capitano </i>dobro <i>il che vuol dire in lingua nostra, buono, e qualche volta qualcheduno vorrebbe anche approfittare della mia </i>dobraggine <i>commettendo o cercando di commettere delle infrazioni della legge: allora non dicono più che sono </i>dobro <i>ma cominciano a bestemmiare la loro lingua e dicono che sono </i>sletf<i>: cattivo. Qualche volta arrivano delle </i>iaitza <i>(uova) del </i>maleko<i>: burro e non si sa di dove viene, allora mi accorgo che qualcheduno c’è che vuole qualche cosa, il quale regolarmente comparisce dopo un giorno o due con le sue petizioni. Buona gente in generale, che non tiene a saper chi è il suo padrone; e pensa come i vecchi magnaccia fiorentini: guelfo non son, né ghibellino, etc etc <br /></i><i>E così un po’ oggi un po’ domani comincerai anche tu a vivere insieme con me, comincerai anche tu ad immedesimarti in questa vita che non sarebbe delle più infami in confronto di quella passata di recente, se non ci fosse un chiodo doloroso fitto nell’anima che fa pensare sempre ad un famoso treno che dovrebbe scivolare dritto dritto verso casa.<br /></i><i>Cara Augusta mia, se i desideri facessero ripieno, quanto meno vuoto ci sarebbe d’intorno.<br /></i><i>Aspettatemi: non so quando arriverò, ma dice che il Ministro della guerra sogna di aver un giorno l’idea di domandare il permesso di mandarci via. Vedremo. Vi bacio tutti teneramente forte forte. Ti do una stretta fortissima. <br /></i><i>Tuo Cornelio</i></p><p><i>18.1.19<br />Carissima Augusta<br />Non so se questa mia arriverà in tempo per annunciarti il mio ritorno prima che io arrivi. La Divisione ha già disposto per la mia partenza e spero Lunedì o Martedì mettermi in cammino. Mi ci vorranno ad arrivare quattro o cinque giorni, perché ho da fare parecchi chilometri su una carretta. E nevica, e fa freddo tanto, ma non fa niente. Stanotte pure ho avuto la febbre, è un po’ di tempo che non sto bene per nulla, non so che cosa sia, ma non va bene, affronterò però impavido il mio viaggio con la speranza di arrivare se non sano, salvo.<br />Non vedo l’ora di suonare il campanello di casa e rivedervi e riabbracciarvi tutti. L’aria di S. Miniato mi farà bene spero e tornerò presto in buone condizioni: tutto perché quella maledetta costipazione in bocca, mal curata, mi continua a perseguitare.<br />Ti bacio in anticipo, col cuore gongolante di gioia.<br />Penso che una buona volta sarà finita e non mi sembra neppure vero!...<br />Addio a presto.<br />Tante cose, baci, abbracci a tutti<br />Tuo Cornelio</i><span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Da quello che raccontano i miei parenti che l'hanno conosciuto, di questo periodo Cornelio parlò pochissimo, tanto ché le nipoti che vivono a Gorizia non avevano idea che il nonno avesse combattuto su queste montagne. Eppure dei mesi trascorsi su queste montagne qualcosa è rimasto, a parte le lettere alla moglie: in un cassetto ho trovato una cartolina di questo sperduto paesino, con una immagine della montagna che si perde nella foschia e una casa alpina con la famiglia schierata all’esterno; a fianco una matita ha scritto il nome del curato Ivan Kenda e il nome del paese, forse un appunto per riprendere i contatti una volta tornato a casa.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtepOaZzLfWFCDb0dl2BQr9d7DJ3-7n2UIXA2pO9jZvwUnoCe4wRnIbCaEfsEhjjw3nAhwKJUDfvGcymR-sqZZnzHWDA2VJxxeNCqAbN6vWGGS_wFrqhLZLo96x-EQ5606Tv3HPI-fPzdfs5SRnY_jvhJS3XNFmCfz0ghomzu0p3R5I5_1RD1mTGOG6A/s1589/NOVAKI.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="998" data-original-width="1589" height="402" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtepOaZzLfWFCDb0dl2BQr9d7DJ3-7n2UIXA2pO9jZvwUnoCe4wRnIbCaEfsEhjjw3nAhwKJUDfvGcymR-sqZZnzHWDA2VJxxeNCqAbN6vWGGS_wFrqhLZLo96x-EQ5606Tv3HPI-fPzdfs5SRnY_jvhJS3XNFmCfz0ghomzu0p3R5I5_1RD1mTGOG6A/w640-h402/NOVAKI.jpg" width="640" /></a></div><br /><p><br /></p>pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0Dolenji Novaki 44a, 5282 Cerkno, Slovenia46.1504758 14.039384746.1029027976149 13.970720149218749 46.1980488023851 14.108049250781249tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-31650189710286176882022-04-03T12:15:00.005+02:002023-05-22T23:47:26.711+02:00Salcedo"Salcedo è un comune italiano di 1 024 abitanti della provincia di Vicenza in Veneto".<div>Inizia così la pagina di Wikipedia che parla di Salcedo, dove non sono mai stata e che non avevo neanche mai sentito nominare.</div><div>Ne ho appreso il nome grazie ad una mail di una gentile signora che rispondeva al mio messaggio in bottiglia, inviato a una serie di enti e associazioni di Vicenza per aiutarmi a identificare il luogo in cui fu scattata questa foto, trovata tra le lettere del mio bisnonno Cornelio dal fronte durante la Grande Guerra.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDC8gKh8uixJUKIJLCb7QWSfVUHKdu4agA3IZPs7DA3_p8s1MvEcjAb7K6iaaPoixefWQB0Ft6yZbgHaO-JQ7nhbkUZAjHdEZ0c5JlK4PweCPwJyZ8FVaYwOi0etR7KYxtXdp-Ic7z55P8bjhbva7JMWH3LzT1_ODgGtBaxnY-nGj_1Rtq_-Dc3d1F4g/s3840/IMG_20210605_103538.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2160" data-original-width="3840" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDC8gKh8uixJUKIJLCb7QWSfVUHKdu4agA3IZPs7DA3_p8s1MvEcjAb7K6iaaPoixefWQB0Ft6yZbgHaO-JQ7nhbkUZAjHdEZ0c5JlK4PweCPwJyZ8FVaYwOi0etR7KYxtXdp-Ic7z55P8bjhbva7JMWH3LzT1_ODgGtBaxnY-nGj_1Rtq_-Dc3d1F4g/w640-h360/IMG_20210605_103538.jpg" width="640" /></a></div><br /><div>Sullo sfondo si vedono palazzi residenziali e una chiesa, e all'inizio avevo pensato che la foto fosse stata scattata dalle parti di Sassuolo dove Cornelio trascorse quasi tutto il 1917 addestrando le nuove reclute. Ma il frontone di quella chiesa non corrisponde a nessuna chiesa né di Sassuolo né degli altri paesi citati da Cornelio (e lo so perché ho cercato su internet le chiese praticamente di tutta la diocesi di Modena).</div><div><br /></div><div>Ho iniziato a cercare allora negli altri paesi in cui il bisnonno trascorse gli anni della Grande Guerra. Si tratta di una zona pianeggiante, non poteva quindi trattarsi della zona di Plava o a nord di Gorizia in cui trascorse i primi mesi di guerra. Ma nel periodo che trascorse nell'esercito italiano dal 1915 al 1919, Cornelio si spostò praticamente dappertutto, e cercare il frontone di quella chiesa era diventata una ricerca davvero impossibile, come trovare un ago in un pagliaio.</div><div>Non so più quante email ho scritto a enti per il turismo, musei e parrocchie, gruppi di alpini e di appassionati, sparsi praticamente in mezza Italia. Le risposte sono state per lo più "Mi dispiace ma non posso aiutarla", e poi un giorno nella mail trovo questo messaggio:<br /><i>Gentile signora Costanza, i nostri ragazzi abili con google map hanno individuato il luogo: si tratta di Salcedo, comune della zona Pedemontana fra l’Altopiano di Asiago e Vicenza. Nei prossimi giorni cercheremo di mandarle una foto di oggi. Se viene a Vicenza ci faccia sapere che le forniremo tutte le informazioni .<br />E’ stata anche per noi una specie di caccia al tesoro … tutti ci eravamo entusiasmati per fornirle una risposta corretta.<br />Cordialmente<br />Carla</i><br /><br />E dopo qualche giorno è arrivata anche la foto della conferma.<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcnX5hQZHpt-jLOGv1VGfYmOjIpHco-ijzjoGl8Bu2XD8VvLvUsOqDIEYKrpxTbSdLqxVYA8USmXt8o38d7T45sRbt3RPG69Km9RnThi5HVHlzjLtktTmkeisgnTwusBWgO8l3pTF8pqLc7-OR9mpdd11LFrTnNqYznXTC4sOti0yejTcqUkuAODFrow/s2048/SALCEDO.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcnX5hQZHpt-jLOGv1VGfYmOjIpHco-ijzjoGl8Bu2XD8VvLvUsOqDIEYKrpxTbSdLqxVYA8USmXt8o38d7T45sRbt3RPG69Km9RnThi5HVHlzjLtktTmkeisgnTwusBWgO8l3pTF8pqLc7-OR9mpdd11LFrTnNqYznXTC4sOti0yejTcqUkuAODFrow/w640-h480/SALCEDO.jpeg" width="640" /></a></div></div><div><br /></div>Nella primavera del 1916 Cornelio venne trasferito alla Brigata Pistoia, dislocata in quei giorni a riposo a Codroipo. Quando il 15 maggio gli austroungarci attaccarono in Trentino, il Comando italiano costituì una nuova armata per aiutare i soldati della 1° Armata che erano stati colti praticamente di sorpresa e in pochi giorni avevano perso praticamente tutto l'Altopiano, arrivando ad affacciarsi sulla pianura veneta. La Brigata Pistoia faceva parte di questo nuovo corpo e in pochi giorni venne trasferita nella pianura Veneta e il 2 giugno fu dislocata a cavallo del fiume Astico per bloccare l'avanzata del nemico lungo la valle e riprendere il Monte Cengio.<div><br /><div><div>Il 1 giugno Cornelio scrive a Augusta:</div><div><i>Cara Augusta <br />Sono quattro giorni che ci muoviamo e che andiamo su e giù per i monti. Mi sento mezzo rovinato dalla stanchezza. Speriamo in un po’ di riposo per rinfrescarsi altrimenti è un affare serio. Sono un po’ vecchietto ormai per sgambettare. Di salute sto discretamente. Spero altrettanto di voi tutti. Mi alzo ora e nemmeno mi reggo dal dolore nelle gambe. Passerà. Della guerra buone notizie. <br />Baci baci per tutti Cornelio</i></div><div><br /></div><div>E' una sera d'inizio estate, e i soldati si sono fermati per la notte alle porte di questa cittadina di provincia e stanno allestendo l'accampamento. Sono stanchi per la lunga marcia, il treno li ha lasciati a Verona e stanno marciando da giorni per raggiungere l'Altopiano di Asiago dove arriveranno domani. Là li aspetta la battaglia, il frastuono dell'artiglieria, gli attacchi e le ritirate, per qualcuno forse la morte, per tutti sicuramente dolore e paura. Non si voltano neanche verso la macchina fotografica, continuano a montare le tende, e Cornelio immortala questo istante di guerra lontano dalla guerra, con le divise e le tende dei soldati che si sovrappongono ai palazzi e alla chiesa di una cittadina di provincia.</div></div></div>pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com036040 Salcedo VI, Italia45.758497 11.564500642.537113185945188 7.1699693500000006 48.979880814054809 15.95903185tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-24191829581717991972021-09-22T10:43:00.001+02:002021-09-22T10:44:44.539+02:00Di nuovo in Burkina<p><span style="font-family: inherit;">Quest'anno Ouaga mi accoglie con un volto per me nuovo: piove. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.blogger.com/video.g?token=AD6v5dxI6OgUuV9BKQpiIdGuF5q2RCpEFJ5QHqN7dEhq37uz_DQo63ciG1hNJ2S8JNscDw4Pxg1yy_FNeQo8WhzzrA' class='b-hbp-video b-uploaded' frameborder='0'></iframe></span></div><p><span style="font-family: inherit;">L'odore della polvere e della spazzatura bruciata si mescola all'odore degli spray anti zanzara e all'umidità. Laafi Roogo è bagnata e rigogliosa, la facce sorridenti ma niente strette di mano e testate di saluto, il covid è passato anche qua. I suoni di radio lontane si confondono con il cri cri di mille cicale e il gracidare delle rane.</span></p><p><span style="font-family: inherit;">La prima notte è come sempre scomoda, ma è una scomodità familiare. Le mattine iniziano all'alba, prima ancora dell'arrivo delle donne delle pulizia. Già appiccicaticcia di sudore mi affaccio sul terrazzo, e qualche volta è la tempesta che mi dà il buongiorno, qualche volte il sole del mattino.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf_iC9weGbc2U_vCgjPgkRuL-u8KZ2DFicxHgEpZURVOVom_v8q_Afz3mYF6zg7q9V-R1gLQNoDV0y1uvibxgPGEIssO4eeZCzCVm0pAzqausF8tRFEvaUg8wbmKoaQ1HTfzTiloNZ7kl0/s600/IMG_20210913_061900.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="600" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf_iC9weGbc2U_vCgjPgkRuL-u8KZ2DFicxHgEpZURVOVom_v8q_Afz3mYF6zg7q9V-R1gLQNoDV0y1uvibxgPGEIssO4eeZCzCVm0pAzqausF8tRFEvaUg8wbmKoaQ1HTfzTiloNZ7kl0/s16000/IMG_20210913_061900.jpg" /></span></a></div><p><span style="font-family: inherit;">Quello che ritrovo, e che nel 2018 non avevo trovato, è il senso di amicizia. Forse sono le persone, che l'altra volta non avevo visto e questa volta sì, forse è il fatto che siamo solo in due, non c'è il gruppo che in qualche modo ti scherma dalla vita locale, così mi sembra di ritrovare degli amici.</span></p><p><span style="font-family: inherit;"><span></span></span></p><a name='more'></a><span style="font-family: inherit;">E' un viaggio di lavoro, con conferenze e incontri istituzionali, sedute di lavoro e valutazioni da fare. Ma un giorno ci imbuchiamo ad una cerimonia pubblica, con tanto di ministro ed ex presidente invitato, e noi salutiamo con grandi salamelecchi tutti quanti, dopo di ché ci avventiamo sul buffet e ci sediamo a mangiare all'ingresso, salutando tutti quelli che entrano come se fossimo i padroni di casa. </span><p></p><p><span style="font-family: inherit;">Poi partecipiamo ad una cerimonia a cui questa volta siamo non solo invitati, ma quasi ospiti d'onore (e a tradimento mi mettono un microfono davanti alla faccia con un discorso da leggere a nome di qualcun altro che non è potuto venire, ma la corrente elettrica è saltata e le casse non vanno, quindi il mio discorso non lo sente nessuno e posso ritirarmi sotto il tendone in santa pace). Queste feste seguono sempre lo stesso schema: la parte che chiede più preparazione è quella dei discorsi, bisogna conoscere e seguire le rigide norme della gerarchia degli invitati, alternare i discorsi con la musica, è il momento clou dell'evento; ma poi gli invitati arrivano in ritardo e la scaletta salta, la corrente va via e gli intervalli musicali non si possono fare, e alla fine finisce tutto senza che capirci nulla, e ti ritrovi a mangiare riso e pollo ad un buffet affollatissimo. Ma fuori, sotto i tendoni dove fino ad un momento prima sedevano istituzioni, ministri e autorità, si scatena la festa. La vera festa è questa, è la festa per la gente del quartiere, con la musica a palla, la gente che balla e i cantanti che cantano a squarciagola sopra il playback. E piano piano la vera festa assorbe anche autorità e istituzioni.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqWc0Uc9nQip9ySLkX-UDx3kA1dOIcAXjNGmfuwBLGo-6Lo6Aci1m7F1_aYIg_sJsZd_nuUhUaaTItgAXpUpvTbVP4-fgOaBOZN4qiOfyI9DNNX0lSZmJhlNiedf2pc4YadTEGIzeOao01/s600/IMG_20210916_123442.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit;"><img border="0" data-original-height="338" data-original-width="600" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqWc0Uc9nQip9ySLkX-UDx3kA1dOIcAXjNGmfuwBLGo-6Lo6Aci1m7F1_aYIg_sJsZd_nuUhUaaTItgAXpUpvTbVP4-fgOaBOZN4qiOfyI9DNNX0lSZmJhlNiedf2pc4YadTEGIzeOao01/s16000/IMG_20210916_123442.jpg" /></span></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><span style="font-family: inherit;"><span><!--more--></span>Domenica andiamo a trovare la missione delle suore, e la responsabile ci chiede di tornare per fare alcuni video che potremmo usare in Italia per raccontare il suo lavoro con il sostegno a distanza. Così dopo un paio di giorni torniamo e filmiamo le ragazze dell'ufficio che ci spiegano come organizzano il lavoro, come registrano tutti i movimenti, su carta e poi su computer, perché tutto sia registrato e neanche un centesimo si perda. E poi iniziano ad arrivare le mamme. </span><p></p><p><span style="font-family: inherit;">Quando si fanno questi viaggi ci sono dei momenti che ti rimangono dentro come lame conficcate nella carne, che non puoi dimenticare. Oggi è l'arrivo delle mamme, che con dignità e umiltà vengono a raccontare alla suora che non hanno un lavoro, o hanno sette figli e il marito è morto, o hanno una malattia che gli deforma una gamba e non riescono a lavorare abbastanza, e chiedono un aiuto per pagare l'iscrizione a scuola dei figli, o per pagare le cure mediche, o per trovare un tetto perché la casa con le piogge è distrutta. In venti minuti, forse trenta, sono una decina le storie che ci si srotolano davanti agli occhi, la suora ce le traduce tutte e poi risponde alle mamme che per questo mese non sa come aiutarle, di provare a passare all'inizio del prossimo mese. Una mamma non si allontana, resta a aggirarsi nel giardino, come indecisa, dopo un po' si riavvicina e spiega sotto voce che per stasera non sa cosa mangiare, se può ricevere almeno un po' di riso. Tutta questa sofferenza ci passa davanti agli occhi senza tragedia, senza urla o lamenti, sono donne dignitose, che parlano quasi a bassa voce, sorridenti e sommesse. </span></p><p><span style="font-family: inherit;">Io lavoro per un organismo che cerca di aiutare queste persone, e so che non bisogna mai farsi impietosire dalla singola storia, l'elemosina individuale dà sollievo momentaneo ma </span>offre un aiuto <span style="font-family: inherit;">troppo a breve termine, crea storture e ingiustizie. Tutto questo lo so e lo condivido, ho visto gli effetti degli errori che si compiono quando si cerca di intervenire sul singolo, anche se con le migliori intenzioni. Ma sapere tutto questo non attenua la sofferenza di quei venti minuti, forse trenta, di quelle storie terribili che in quel posto diventano così normali. Ed è senso di ingiustizia, di tradimento, di frustrazione perché non è giusto, ma nessuno lo sa e a nessuno importa. E non è giusto.</span></p><p><span style="font-family: inherit;"><span></span></span></p><!--more--><p></p><p><span style="font-family: inherit;">Il giorno della partenza finiamo l'ultima seduta di lavoro alle 19, alle 20 dobbiamo essere in aeroporto e dobbiamo ancora chiudere le valigie, farci una doccia e cenare con tutti gli amici che sono venuti a salutarci. Incredibilmente pochi minuti dopo le 20 siamo in macchina, con le valigie chiuse, abbiamo salutato tutti, ringraziato per l'ospitalità e per il lavoro svolto, chiuso gli ultimi conti e corriamo in aeroporto. E poi la macchina perde una ruota. Letteralmente, durante la corsa, una ruota si stacca e rotola via. L'autista salta giù di macchina e si butta a terra a fare non so cosa con il mozzo, mentre io e il mio collega cerchiamo di fargli luce con il telefonino. Siamo in mezzo a una strada sterrata larga 5 metri davanti ad un incrocio, e tempo cinque minuti arrivano 4 tir che devono entrare o uscire da quella strada, ma la macchina è sempre senza ruota, e l'autista è sempre sotto la macchina che spiccona per far posto al cric (credo). E in un momento si crea un ingorgo di tir, di notte su questa strada sterrata, in mezzo ai motorini e ai gruppetti di bambini che ci guardano ridacchiando. E poi, come un miracolo, passa una nostra amica con la macchina, e ci chiede se vogliamo un passaggio all'aeroporto. </span></p><p><span style="font-family: inherit;">E così alle nove meno qualcosa siamo in aeroporto, lasciamo i bagagli, facciamo i controlli (tanti controlli), e aspettiamo di imbarcare e di tornare di nuovo a casa. Al mio letto comodo, alla mia doccia calda, ai miei gatti, alla mia normalità. </span></p>pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0Ouagadougou, Burkina Faso12.3714277 -1.519660311.835056575171532 -2.06897670625 12.907798824828468 -0.97034389375tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-43631546539577257682021-02-20T09:42:00.002+01:002021-02-20T09:42:20.933+01:0016 maggio 1915Ogni tanto tra le centinaia di lettere che la mia famiglia ha lasciato in questa casa, ne trovo qualcuna che apre una nuova luce sulla raccolta di quelle del mio bisnonno dalla guerra.<br /><br />Ce ne sono due scritte a Augusta lo stesso giorno, il 16 maggio 1915, una da Cornelio e una da sua madre. Augusta si trovava a Macerata, dove si era trasferita insieme ai figli per seguire il marito che era stato trasferito là l'anno prima per insegnare presso una scuola superiore. Li aveva raggiunti anche Noemi, una delle sorelle di Cornelio, per prepararsi all'esame da insegnante. Ad aprile Cornelio era stato richiamato a Pistoia (la prima lettera della raccolta è del 18 aprile) per l'addestramento in attesa della dichiarazione di guerra.<br /><br />Il 16 maggio 1915 Cornelio scrive da Pistoia (manca il finale della lettera):<br /><br />"<i>Carissima Augusta <br />scrivo col lapis perché qui in camera non c’è né calamaio né penna. Ho avuto un’ora di tempo per mangiare e pulirmi un po’, da stamani alle cinque. Siamo in mezzo ad una grande confusione. Centinaia e centinaia di uomini che si vestono e si preparano chi sa per quali destini! … le speranze buone ci sono per un’ora poi per due si dispera… poi si torna nuovamente a sperare! E quanti siamo qui ufficiali con moglie e figli e tutti sospirano come uno e attendono, interrogano trepidanti il destino! Ma è bene per tutti rimanere ancora in mezzo alle illusioni che cosa dobbiamo fare! Fatevi coraggio e pregate per me per tutti che questa situazione si schiarisca e che come una bolla di sapone si dissolva. Lo stomaco mi duole da ieri sera per tante e tante ragioni. L’abbandono di voialtri che vivete in ansia, il pensiero del domani e così via. <br />Ma coraggio per ora… ! non ci sono ordini per niente. Chi sa quanto staremo qua! Le condizioni in cui mi trovo non sono buone ma cerco farmi coraggio e dovete farvelo anche voialtri. Anche se dovessimo trovarci davvero alla guerra che per ora è sempre una ipotesi, speriamo di essere fortunati. Vi consiglio però di partire. Se dovesse essere dichiarato il principio delle ostilità per diversi giorni non potreste viaggiare. Sistematevi come meglio potete. I libri miei lasciali tutti presso Paradiso che me li custodirà volentieri. Dico così perché anche per ragioni di sicurezza la permanenza sotto le armi sarà certamente lunga.<br />Non vi spaventate, non vi allarmate per ora non c’è niente, niente veramente. Non c’è che lo scopo di fare un po’ di paura armandoci fino ai denti. Fate dire una messa ai vostri cari morti che preghino per noi per tutti. Perché anche il pericolo lontano si allontani di più e sparisca. <br />Avvisatemi di quello che fate, delle decisioni che state per prendere. Ricordatevi che io sono sempre con voi presente e che soffrirei troppo se vi vedessi costernate e confuse. Spero potervi venire incontro per lo meno a Firenze e forse più in là- a vederci quindi a presto e raccomando tranquillità. Vi ripeto che per ora fa parlare la paura che non c’è niente di nuovo [...]</i>".<div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhIzNVTg_tebxTcfrQS0MHBbUsEikYRUzZyPfiBh9GL5jTkUR7IAO1Ev-RPtBnV3-wUsQzqYr8Yp7e0J8P5S3wiZDW9GQvvnqkHzcRSBwKaAdbmO6c9DpKwUGI_ZNEVRHB5JvGeqTEa9z6/s1052/Cornelio+Rossi.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1052" data-original-width="645" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhIzNVTg_tebxTcfrQS0MHBbUsEikYRUzZyPfiBh9GL5jTkUR7IAO1Ev-RPtBnV3-wUsQzqYr8Yp7e0J8P5S3wiZDW9GQvvnqkHzcRSBwKaAdbmO6c9DpKwUGI_ZNEVRHB5JvGeqTEa9z6/s320/Cornelio+Rossi.JPG" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Questa foto fu scattata probabilmente nei mesi prima della partenza, poiché porta la fascia nera al braccio per la morte della madre avvenuta il 19 marzo dello stesso anno.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Sembra un pò infagottato in quei panni che non sono i suoi, frastornato dalla confusione di una vita che non conosce, lui professore di matematica, abituato al massimo al chiasso degli studenti durante la ricreazione. Fa coraggio alla moglie, che deve organizzare il viaggio di ritorno da Macerata per tornare in Toscana, e fa coraggio a se stesso che della guerra sa solo quello che ha letto sui libri.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Sempre il 16 maggio Maddalena scrive alla figlia questa lettera:<br /><br />"<i>Cara figliola,<br />[...] stavano per fare colazione, si sente una scampanellata, Bianca va a vedere e tutta rossa dice che è il Professore ... il babbo cessò, bevve solamente, io non avevo parole, solo un tremolio interno che mi toglieva tutta la forza anche di parlare, ti puoi immaginare, poi dopo ci si ricompose, ma lì per lì, pensai a te a Noemi ed ebbi uno di quei dispiaceri che subito mi si guastò il corpo. Cornelio poveretto si faceva coraggio assai, si cerca la roba che gli ci voleva poi si fece la cassetta e dopo salutati i conoscenti alle 3 e 1/2 partì per Pistoia e subito ci scrisse e stamani abbiamo ricevuta la sua cartolina che si presentò e fu destinato al 126° reggimento e che per ora non sapeva dove l'avrebbero mandato, ci avrebbe informato quando saprà la cosa. [...]</i>".</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Queste parole nella mia mente rendono tridimensionale la foto di Cornelio, lo mettono in movimento, fanno intravedere una fragilità che normalmente nelle sue lettere nasconde. E' la partenza del soldato, visto dagli occhi delle donne che restavano a casa ad aspettare, lavorare, sperare e disperare, accudire i figli e conservare per loro il ricordo del marito, padre, figlio, fidanzato o amico lontano. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">E' un tema tipico della retorica di guerra, ma a cui nessuna famiglia scappa.</div>pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-40668041899824655312021-02-06T19:07:00.000+01:002021-02-06T19:07:22.085+01:00Foto dalla montagnaSiccome lo scavo tra le lettere langue (dopo averle trascritte tutte e 444 ora sto cercando di decifrarne il contesto, ed è un continuo ribadire la distanza che c'è tra la storia dei libri e la storia che hanno vissuto le persone), mi sono buttata tra le fotografie. Perché tra le lettere e sparsi un pò in giro nei cassetti ci sono qualche decina di foto, alcune troppo sbiadite, la maggior parte di formato minuscolo, ma fotografandole con il cellulare riesco poi ad ingrandirle.<br />Sono foto scattate in momenti di riposo chiaramente, molte riprendono gruppi di soldati tra cui il mio bisnonno che riconosco spesso grazie ai suoi baffoni, alcune mostrano le trincee, il filo spinato, gli accampamenti.<div>Eppure quella che mi piace di più è questa, anche se certamente non è la più bella o la più significativa:</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMAej7TsfcjjZxR5M_R2lNOt7dOHZGdQX1wbboottfbNt-fczOXXtgtUHB9e8shKX5u51m_7Uiq4SV6SseHFy3FgNSjExf_nlP_mh7E4fbRmYf8iNgR6CkqyOzY6Sg6bUst7-Ub9VN-Mrj/s2048/IMG_20210206_173011_2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1486" data-original-width="2048" height="464" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMAej7TsfcjjZxR5M_R2lNOt7dOHZGdQX1wbboottfbNt-fczOXXtgtUHB9e8shKX5u51m_7Uiq4SV6SseHFy3FgNSjExf_nlP_mh7E4fbRmYf8iNgR6CkqyOzY6Sg6bUst7-Ub9VN-Mrj/w640-h464/IMG_20210206_173011_2.jpg" width="640" /></a></div><br /><div>Non so dove sia stata scattata, ma mi sono convinta che si tratti dell'altopiano di Asiago, dove Cornelio combatté nel 1916. </div><div>La foto (8,5 x 6 cm) è sfocata, i soldati non si vedono in faccia e non si capisce cosa stiano trasportando, si intuisce solo la fatica della marcia e il peso dei fardello. Fa anche caldo, siamo in estate e lontani dal riparo dagli alberi il sole picchia sulla testa.</div><div>Cornelio, o chiunque sia stato l'autore della foto, a un certo punto si ferma e si gira ad aspettare il resto del battaglione; e forse rimane impressionato dall'imponenza della montagne, pensa che quei soldati sembrano delle formichine che trascinano le loro povere briciole con fatica e ostinazione, spinti da una forza sorda e cieca. </div><div>Ed intorno la montagna, gli alberi, la natura non si curano delle sciagure di queste minuscole formichine.</div><div><br /></div>pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-4619252991681043872020-02-02T09:08:00.003+01:002023-05-22T23:53:23.117+02:00Zio LisippoLisippo Rossi è una figura abbastanza mitologica nella tradizione della mia famiglia: donnaiolo e spregiudicato, forse fuggito per una bancarotta, si presentò al matrimonio della figlia (lasciata in un collegio a Casablanca al tempo della bancarotta ) su una Cadillac rosa insieme al figlio e a due biondissime e appariscenti "donne di facili costumi"; non so quanto ci sia di vero e quanto di "ricamato" in queste storie, di sicuro tutti i fratelli Rossi avevano successo con le donne, ma l'immagine dei due fratelli maggiori Cornelio e Orfeo è sicuramente più seria e responsabile.<br />
Di questo Lisippo, dal nome così decadente, ho questa foto per potermelo immaginare, dargli una voce, pensarlo vivo nel mondo: in una terrazza soleggiata che non riconosco, con mia nonna che sorride per una battuta che è ancora nell'aria, Lisippo, raffinato ed elegantissimo, al tempo stesso rilassato e quasi sfrontato, guarda diritto in camera con uno sguardo profondo e indecifrabile.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0DBXFiamgx1G_MoRYi0TIgXWCB3vNlajRS5y0iPpgI50_vK_gClZnoS217zL54SqZgaawPGBTOQHXWUZso2YNMKv-R3bhj5i9ytfASMwGJCL5mBNE9ZpCRJmbuUKBfIBYCyriRstvxCnr/s1600/LISIPPO.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="625" data-original-width="469" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0DBXFiamgx1G_MoRYi0TIgXWCB3vNlajRS5y0iPpgI50_vK_gClZnoS217zL54SqZgaawPGBTOQHXWUZso2YNMKv-R3bhj5i9ytfASMwGJCL5mBNE9ZpCRJmbuUKBfIBYCyriRstvxCnr/s320/LISIPPO.jpg" width="240" /></a></div>
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Questo ritratto dai contorni fumosi si arricchisce oggi di un nuovo tassello, che riappare dopo oltre un secolo di oblio, e si inserisce nel lacunoso mosaico di questo lontano prozio.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWf_ePupZRAk92u_9BmWsLLxBppzLduPDPLJkk_0gzVkzLpoHjheJxpXB7Jv-sxI57BgaPJkgLqeKRKn-qUPIO_l67sq52Q5x2trDQpywn9rN3FCQGgn7XatG5hyphenhyphencJeczwYwgBBq3c7Clc/s1600/ROSSI_Lisippo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="480" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWf_ePupZRAk92u_9BmWsLLxBppzLduPDPLJkk_0gzVkzLpoHjheJxpXB7Jv-sxI57BgaPJkgLqeKRKn-qUPIO_l67sq52Q5x2trDQpywn9rN3FCQGgn7XatG5hyphenhyphencJeczwYwgBBq3c7Clc/s320/ROSSI_Lisippo.jpg" width="240" /></a></div>
<br />
Nella motivazione della medaglia si legge:<br />
"<i>ROSSI Lisippo, da San Miniato (Firenze), sottotenente 141 reggimento fanteria (M.M) - Assunto il comando di una compagnia perché caduto ferito il comandante titolare, dando mirabile esempio di coraggio e di energia sotto il violento fuoco nemico di mitragliatrici e di artiglieria, raggiunse fra i primi la posizione avversaria, contribuendo efficacemente alla buona riuscita dell'azione.- Carso, 22 agosto 1917</i>".<br />
<br />
Da qua parte la mia ricerca tra le lettere del bisnonno per dare spessore e posizionare in un contesto questo nuovo frammento.<br />
<br />
Nel marzo del 1916 Lisippo è ancora nella territoriale a Pisa, al sicuro; dal 1917 il suo nome compare più spesso nelle lettere, Cornelio chiede spesso dove si trovi, se sia al sicuro o in prima linea. Il 1917 è d'altronde l'anno che il bisnonno passa quasi interamente lontano dalla prima linea, ed è anche l'anno più difficile della guerra in cui la preoccupazione per la sorte dei fratelli al fronte è costante.<br />
A maggio Lisippo è nel 142° reggimento (Brigata Catanzaro) e gli scrive il 31 maggio da Perteole che "<i>si meraviglia di essere ancora vivo, si vede che noi abbiamo qualche Santo dalla nostra o meglio che sono
accette a Dio le preghiere dei nostri poveri morti, che non si dimenticheranno mai di chiedere la nostra salvezza</i>". La Brigata Catanzaro è da gennaio sul Carso nel settore di Hudi Log, una collina oggi situato in Slovenia, conosciuto in italiano col nome tristemente evocativo di Boscomalo. I soldati vivono per mesi sotto i bombardamenti nemici, conquistando ogni metro di terreno alla baionetta e subiscono moltissime perdite. A giugno vengono spostati di fronte all'Hermada e anche qua la vita è durissima.<br />
A causa delle perdite rilevanti, ai primi di luglio la Brigata viene mandata a riposo a Santa Maria La Longa, ma il 15 luglio torna l'ordine di tornare al fronte. La disperazione, l'insofferenza è tale che i soldati si ribellano, sparano contro gli ufficiali, ma la rivolta viene sedata duramente e 28 soldati sono condannati alla fucilazione sommaria.<br />
<br />
Non c'è memoria di questi accadimenti nelle lettere del bisnonno (e d'altra parte è comprensibile che se anche avesse saputo la notizia, non ne parlasse a casa per non mettere in ansia i familiari), così come non si fa menzione medaglia.<br />
Nei riassunti storici della Brigata Catanzaro, tra gli ufficiali caduti compare il Tenente Taliano Taliani, di Lari, morto per ferite sul Carso proprio quel 22 agosto 1917 in cui Lisippo si guadagna la sua medaglia.<br />
Siamo durante l'XI battaglia sull'Isonzo, alla Catanzaro viene affidato il compito di arrivare a Timavo e San Giovanni di Duino per cercare di aggirare quel monte Hermada che blocca la strada per Trieste e che è costato già tante vite umane.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0tgFWi_WKcipDm4UBnuReXtyPTIBLP_nU3IWVKty-lse55DCxxCahkKAZMk6HQcK9zhxSXnqSS-V3AYxmLjSfA7C4PsSmQBPQ5kJqJOXUH4lKztwDyIiqk7hm1zZzxK-M3WKbM6BaIqyz/s1600/BRATINA+QUOTA+28.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="383" data-original-width="502" height="244" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0tgFWi_WKcipDm4UBnuReXtyPTIBLP_nU3IWVKty-lse55DCxxCahkKAZMk6HQcK9zhxSXnqSS-V3AYxmLjSfA7C4PsSmQBPQ5kJqJOXUH4lKztwDyIiqk7hm1zZzxK-M3WKbM6BaIqyz/s320/BRATINA+QUOTA+28.jpg" width="320" /></a></div>
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Servono immagini per poter ricostruire nella mente voci, odori, sensazioni.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlTqLz7h4_SmqPfZwlTdt2AlxvUw2B4Wmlxqu-yss0oAaai-8COfdTg0OEY4pYvu4v9I3uxDCXFpLDiUZUEtXQHk3bXsvu93eFESr0zdSN2MPTKeydsBW0fia1akmj8M6k7MAeb1VYU08p/s1600/hermada.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="461" data-original-width="794" height="370" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlTqLz7h4_SmqPfZwlTdt2AlxvUw2B4Wmlxqu-yss0oAaai-8COfdTg0OEY4pYvu4v9I3uxDCXFpLDiUZUEtXQHk3bXsvu93eFESr0zdSN2MPTKeydsBW0fia1akmj8M6k7MAeb1VYU08p/s640/hermada.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption">I Fanti della 'Catanzaro' nell'Hermada (oggi monte Querceto, a est di Monfalcone)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitYrGdQ6B5UxPGUQhxgtieS2r95ZTDFXQLmDOC_Oz0lWpWK4BIC99LzeqJRQOLGaf-EOVgcZgbMK-Vcrv-R93Fe90G2dyTP9uNTOGeaH3IwjZoF-2E7wBIc8wHtrH1wu4e8hjF6fju9zfP/s1600/fogg187801.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /><img border="0" data-original-height="564" data-original-width="838" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitYrGdQ6B5UxPGUQhxgtieS2r95ZTDFXQLmDOC_Oz0lWpWK4BIC99LzeqJRQOLGaf-EOVgcZgbMK-Vcrv-R93Fe90G2dyTP9uNTOGeaH3IwjZoF-2E7wBIc8wHtrH1wu4e8hjF6fju9zfP/s640/fogg187801.jpg" width="640" /></a></div>
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In questa foto, di parte austriaca e di qualche mese precedente, conservata al Museo del Risorgimento di Bologna, si avverte il respiro affannoso del soldato in primo piano, lucido di sudore, fermo per un istante diventato eterno in attesa degli ordini che stanno per arrivare, solleva verso la macchina fotografica uno sguardo in cui si legge solo una stanchezza infinita, un profondissimo desiderio di pace e riposo.<br />
<div>
<br /></div>
La battaglia è durissima, l'attesa degli attacchi snervante, la sete fa delirare, e gli attacchi sono carneficine che lasciano sul terreno morti e feriti che nessuno può soccorrere.<br />
Dopo cinque giorni di combattimenti, il tenente Taliani viene colpito: ha tre anni meno di Lisippo ed è toscano come lui, come lui è cresciuto tra le dolci colline del Valdarno; saranno stati amici? Avranno condiviso una sigaretta e una chiacchiera in un momento di riposo prima della battaglia? Lisippo avrà visto un triste presagio in quella ennesima vita sprecata tra quelle terre sconosciute? Avrà voluto dare un significato a quell'ennesimo sacrificio, perché non fosse anch'esso inutile?<br />
Perché cedere alla paura e alla disperazione, come avevano ceduto i suoi compagni solo poche settimane prima, non significava certo essere codardi o traditori, perché queste accuse possono farle solo chi non conosce la guerra, quella guerra, ma voleva dire che tutti i morti, i feriti, il dolore e la sofferenza già passati erano stati inutili, significava che le loro vite erano solo numeri su un foglio, i reggimenti solo punti su una cartina. Andare avanti era necessario per dare un senso a tutta quella devastazione, che altrimenti avrebbe solo finito per annullarli, anche come uomini.<br />
Lisippo prende l'iniziativa, esorta i suoi compagni a non cedere, a proseguire con coraggio e determinazione per conquistare quell'ennesima posizione, ignorando i proiettili, strisciando come topi, diventando tutt'uno con quel deserto di roccia e sterpi assolato; quando c'è tanta morte intorno, la paura acquista un corpo, una consistenza densa e soffocante come l'afa che respiri, esce da te e diventa - forse - più facile da ignorare.<br />
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La posizione è conquistata, Taliano non è morto invano, almeno per oggi.pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-22318244072482018622019-11-17T14:00:00.000+01:002019-11-24T18:00:24.455+01:0017 novembre di 101 anni fa<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Foto trovata online, scattata da Carlo Bregant e titolata "Autunno sul Collio di Lucinico".<br />
Non così diversa dalle colline su cui affacciano le finestre di casa mia.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
Oggi 17 novembre è una domenica di un novembre piovoso e umido.<br />
<div>
Ho un anno di più dell'età che il mio bisnonno aveva 101 anni fa, il 17 novembre 1918.</div>
<div>
Erano passati pochi giorni dalla pace di Vittorio Veneto ma per gli eserciti al fronte la guerra non finì il 4 novembre, perché avanzarono ancora diverse settimane per conquistare posizioni sempre più avanzate.<br />
Il mio bisnonno a casa tornò a gennaio del 1919, e quel 17 novembre la guerra per lui non era ancora finita.<br />
Nel frattempo a casa era scoppiata la spagnola, un'epidemia che fece solo in Italia oltre 600.000 morti, vale a dire pari al numero dei soldati morti in guerra dal 1915 al 1918. Mia nonna si ammalò e durante le settimane di avanzata l'ansia per la propria situazione si sommava all'ansia per le condizioni dei cari a casa.<br />
E poi il 17 novembre...</div>
<div>
<div>
<br /></div>
<div>
<i>Carissima Augusta</i><br />
<i>Dio mio! Alla fine respiro. Da sei giorni non avevo più notizie e ti immaginerai quali mai presentimenti tristi mi passavano per la testa! Ho avuto stamani una tua lettera del 13 che mi ragguaglia abbastanza delle vostre condizioni. Sia ringraziato nuovamente e sempre Iddio che in mezzo a tutte queste angustie è stato così buono di salvarci. L’epidemia a S. Miniato è arrivata tardi ma pur troppo ha voluto dare le sue vittime. Sai, quando i nostri sono salvi, (ormai ho visto morire tanti amici da un momento all’altro) il resto interessa fino ad un certo punto. </i><br />
<i>Non so se avevi ricevuto le lettere che ti ho scritto durante l’offensiva: forse molte saranno annegate nel Piave: abbiamo ed ho combattuto sette giorni e sette notti senza tregua, uccidendo, pugnalando, incalzando gli ultimi resti dell’esercito austriaco fino al giorno in cui sono scomparsi definitivamente, e ci è stato permesso marciare avanti senza ostacoli</i>.<br />
<br />
E' difficile vedere un Cornelio che combatte, uccide e pugnala nei racconti di chi lo ha conosciuto. Quello che effettivamente fece e quello a cui effettivamente assistette è impossibile oggi dirlo, nelle sue parole si legge orgoglio per la vittoria, un senso di allegro cameratismo e comunione con coloro con i quale aveva condiviso tanto, e il sollievo di chi finalmente vede vicino il giorno del ritorno a casa.<br />
<br />
<i>Ho sofferto? Molto, ma in mezzo alle sofferenze c’era l’epicità di una lotta vittoriosa, e tutto passava in non cale. Io credo che dopo il settimo giorno nessuno ci avrebbe riconosciuti, stracciati, stanchi, barba lunga, le tracce delle lunghe e fredde notti insonni sul volto: ora stiamo abbastanza bene, quantunque alloggiati in una baracca come zingari o saltimbanchi, così ventilata che ci potrebbe andare un mulino. </i><br />
<i>Fa un freddo birbone perché la tramontana qua è tremenda: meno male che non mancano legna e festeggiamo con grandi falò questa permanenza tranquilla in mezzo alle rovine, agli avanzi ricomposti della guerra, dentro un paese, Lucinigo, che è stato austriaco e nostro parecchie volte. Rivedo le colline in cui nel 1915 avevo passato i primi guai, rivedo più da vicino Gorizia che già comincia a rivivere, rivedo la stessa povera gente friulana, fuggita e ritornata più volte; il caso mi ha ricondotto a mangiare la polenta nella stessa casa dove nel 15 avevamo immolata l’ultima gallina dei dintorni insieme all’allora Capitano Tavolaj</i>.<br />
<i>Se avremo modo di assestarci, tranquillo sulla salute di casa, potrò affrontare l’inverno più serenamente. Ma credo che il nostro destino siano le Alpi Giulie, oltre Idria e Tidesberg, a qualche migliaio di metri di altezza. Coraggio.</i><br />
<i>Verrà presto, e questa volta sul serio, il giorno in cui diremo alla onorata divisa l’ultimo addio.</i><br />
<i>Delle guerre credo non se ne faranno più: la Germania e l’Austria hanno finito col soccombere senza nemmeno la speranza di rialzarsi per molti anni</i>.<br />
<br />
Che sorriso amaro queste parole.<br />
<br />
<i>Dunque anche la Sg Maddalena è guarita, vero? Ormai posso avere la sicurezza che la batosta è definitivamente passata per tutti?</i><br />
<i>Salutami e baciami tutti. </i><br />
<i>Ti bacio teneramente e vi stringo tutti in un abbraccio solo fortissimo.</i><br />
<i>Tuo Cornelio</i><br />
<i><br /></i>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<i><br /></i>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<i><br /></i></div>
</div>
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ4yrQWJxLesprCNrdG8-6VYJ5lRDO_xgFgoCJ_RNhzKjWHJ47YH7iZ4INujneS3zm-e01xTZ6psJ3FK5-k2pnhgvZwuoRNTCjPynO-8PcdjbZX3OOQzoYVw8BR8uwhSCw82QFRhLpf99A/s1600/patate+lesse.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ4yrQWJxLesprCNrdG8-6VYJ5lRDO_xgFgoCJ_RNhzKjWHJ47YH7iZ4INujneS3zm-e01xTZ6psJ3FK5-k2pnhgvZwuoRNTCjPynO-8PcdjbZX3OOQzoYVw8BR8uwhSCw82QFRhLpf99A/s320/patate+lesse.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
In particolare delle patate lesse che mangiavo al liceo. Bollite senza buccia e quindi un po' spappolare, condite con sale e olio; ai tempi le ho talmente detestate che per anni non ho più voluto mangiarne.<br />
<br />
Ancora non lo sapevo che quel sapore mi sarebbe tornato in mente cento, mille volte, insieme all'immagine di me e delle mie compagne sedute a quel tavolo del refettorio, le chiacchiere, le simpatie e le antipatie, il rumore del carrello che arrivava dalla cucina, le regole e le stanze di quella che è stata la mia casa milanese per cinque anni.<br />
Casa veramente, dal momento che era un liceo con convitto, un collegio, e quindi ci dormivo pure e tornavo a casa solo durante le feste. Sono stati anni divertenti, pieni di amici e di cose nuove, per me che sono arrivata ancora bambina, goffa e inconsapevole dalla provincia più provincia (negli anni 90 un paese su un'isola è quanto di più provinciale potesse esistere, e probabilmente lo è ancora oggi). Dopo cinque anni sono ripartita da adolescente che pensava di avere ormai capito tutto, piena di sicurezze e di convinzioni, e con un guardaroba sicuramente più fornito.<br />
<br />
Tornare a Milano mi ridà la stessa morsa allo stomaco di nostalgia delle patate lesse, ma se le patate lesse sono oggi per me un confort food, Milano mi sembra invece così lontana, come un amico d'infanzia che incontri dopo vent'anni, e non capisci se quella faccia la riconosci davvero oppure no.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjezoljs3TpP9eDjccV5f-rzgOpQ8oht3yMbYY6vAiyGShMX8ffrY560dBy_GmpiTdgKSWSuMMUkGYYEvj9KkAGizuficnHIyD7tOEdx38UimfjPBzyxjffhLiibY-DylBRvF_FHgr7hF5U/s1600/Marcelline.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjezoljs3TpP9eDjccV5f-rzgOpQ8oht3yMbYY6vAiyGShMX8ffrY560dBy_GmpiTdgKSWSuMMUkGYYEvj9KkAGizuficnHIyD7tOEdx38UimfjPBzyxjffhLiibY-DylBRvF_FHgr7hF5U/s320/Marcelline.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La porta di quella che per 5 anni è stata la mia "casa" milanese. <br />
Neanche la vista di questa porta è più la stessa perché c'erano i lavori e anche quando li hanno finiti la piazza era diversa.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0Milano MI, Italia45.4642035 9.189981999999986345.2860135 8.8672584999999859 45.642393500000004 9.5127054999999867tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-12270187860286856262019-08-21T17:35:00.002+02:002019-11-03T15:20:58.407+01:0025 luglio 1915 - 5 agosto 2019<i>Gunjace Bala 25 luglio 1915 ore 4 pom. </i><br />
<i>Augusta mia</i><br />
<i>Stamani mi è capitata tra mano una cartolina illustrata e te l’ho spedita scrivendo qualche cosa. A mio riguardo non posso darti che delle solite notizie. </i><br />
<div>
<i>Siamo qui a Gunjace da 5 o 6 giorni, mentre i due battaglioni del 126 che erano in questo stesso luogo sono stati mandati alla conquista di M. Sabotino. Eravamo partiti otto giorni fa insieme da Liga (un reggimento costituito di un battaglione del 125 e di due battaglioni del 126) per recarci a Ventolja in riserva della 3° divisione che opera su Gorizia. Arrivati a Ventolja mi viene comunicato l’ordine di passare al battaglione del 125 per comandare la 12° Compagnia e contemporaneamente vien comunicato a tutto il reggimento l’ordine di recarsi qui a Gunjace in attesa di ordini. </i></div>
<div>
<i>Dopo due ore il generale D’Agata manda a chiamare tutti gli ufficiali del reggimento per avvertirli che era sua opinione tentare un colpo di mano su M. Sabotino a nord di Gorizia, e cercare di compiere l’opera di conquista già iniziata da due mesi con poco profitto. Ci sentimmo gelare il sangue. Si trattava di compiere una delle più terribili imprese paragonabili a quelle di Plava. </i></div>
<div>
<i>Ma il battaglione del 125 doveva rimanere a sua disposizione cosicché l’azione era affidata ai due battaglioni del 126. Grande sospiro di sollievo! </i></div>
<div>
<i>Il mio capitano poveretto mi disse partendo di ricordarlo, di scrivere a casa sulla sua sorte e mi baciò teneramente. I poveri Sanminiatesi si avviarono silenziosi e pensierosi mentre la notte scendeva ed il cannone cominciava già a tuonare. Quella notte non ho dormito, ed al mattino mi sono recato su di un’altura vicina per seguire con il binocolo la loro sorte. Sono arrivati dopo 7 ore di mancia ed alle 5 hanno cominciato l’avanzata. D’un tratto sono cominciati a scoppiare su di loro fitti colpi di srapnels ed io vedevo le fiammate e trepidavo per loro. Sorpresi hanno dovuto subire molte perdite, però i feriti sono tutti leggeri o quasi tutti. </i></div>
<div>
<i>Vi hanno lasciato la vita alcuni della mia compagnia, il povero Maggio Landi del mio battaglione, il ten Valori; i feriti venivano qui a Gunjace. Tra quelli vi erano 6 o 7 ufficiali. Quelli della mia compagnia erano tutti salvi! Ho visto anche Cecchi ferito leggermente alla coscia destra e Pazzini con una coscia trapassata da un proiettile di fucile. Pazzini era contento perché almeno ha detto guarirò e andrò un po’ a casa, Cecchi no perché dubita che lo rimandino subito sul fronte. </i><br />
<i>Non ostante le perdite la compagnia ha continuato ad avanzare ed è arrivata a 100 metri dai reticolati Austriaci. Li ha dovuto fermare, i reticolati sono il più grande incubo nostro, perché gli austriaci nascosti nelle trincee sparano a poca distanza quando le truppe sostano per tagliarli e passare. Dopo due giorni la compagnia ha dovuto tornare un po’ indietro per dare agio alle artiglierie di battere trincee e reticolati e credo sia ancora in attesa. </i></div>
<div>
<i>Come vedrai dai giornali gli Austriaci vanno prendendo delle botte serie qui presso nel Carso, ma ancora c’è da fare per prendere il campo trincerato di Gorizia. I monti vicini sembrano in fiamme, i cannoni di grosso calibro li battono incessantemente giorno e notte distruggendo tutto. Alcuni sono rossi abbruciati. Bisognerebbe che il tempo di quando in quando non ci affliggesse colla pioggia ed allora le operazioni procederebbero più velocemente. In questi passi o monti la pioggia ci inchioda, non è possibile fare un passo senza cadere. </i><br />
<i><br /></i>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLBJFsvTFUo7b7G1hC6ITckJD9quWwasToqq6qgCzwjfYjU20XqucEaVa_wRnn1mkoQiqRam9NIhywAq83zrNz1mD4zjoziJocOjqigBOd3MNc47JNLc3BpFgSHjwz2JDdZEPJsC_EWXbP/s1600/Gunjace+Bala.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLBJFsvTFUo7b7G1hC6ITckJD9quWwasToqq6qgCzwjfYjU20XqucEaVa_wRnn1mkoQiqRam9NIhywAq83zrNz1mD4zjoziJocOjqigBOd3MNc47JNLc3BpFgSHjwz2JDdZEPJsC_EWXbP/s640/Gunjace+Bala.jpg" width="640" /></a></div>
<i><br /></i><i>Ecco uno schizzo di queste posizioni che credo poterti mandare impunemente perché non rivela niente delle nostre operazioni e qualunque intelligente potrebbe dedurre anche dalle carte topografiche. Del resto leggendo i giornali si hanno anche dettagli maggiori e quindi credo non commettere nulla di male informandoti un po’ dettagliatamente della nostra condizione. [...] </i><br />
<i>E voialtri? Come state? I bambini cominciano a diventare neri? La Sg Maddalena come sta? Attendo qualche notizia. Tu avrai scritto ma io non ho ancora avuto nulla. Verranno. </i></div>
<div>
<i>Divertitevi dunque e non state in pensiero per me che fino ad ora le vostre preghiere mi hanno salvato. Continuate a pregare e vogliatemi bene. Tanti baci e bacioni per tutti. Per te un abbraccio forte. </i><br />
<i>Tuo Cornelio </i><br />
<br /></div>
<hr />
Dopo aver passato mesi a trascrivere queste lettere mi è venuta voglia di andare a scoprire questi luoghi, quindi quest'estate le nostre vacanze sono state sulle tracce del bisnonno. Trovare il punto da cui è stato fatto questo disegno era quindi uno degli obiettivi primari della vacanza. Così, dopo un pò di ricerche su Google Maps, un pomeriggio ci siamo addentrati per le colline sopra Gorizia. E tra filari di vigne e piccoli gruppetti di case, mi sono addentrata nel Collio sloveno o Brda. E sono arrivata a Gunjace Bala, oggi Gugnazze, mentre San Martino è diventato Šmartno. E seguendo una stradina laterale sono arrivata ad un monumento eretto in memoria alle 315 vittime della Seconda guerra mondiale della destra dell'Isonzo e ad una torre panoramica, alta 23 metri con 144 gradini e costruita nel 1961. Un pannello in italiano ricorda durante la grande guerra questa zona fu occupata dalla 2 e 3 armata italiana che da qua bombardavano le postazioni difensive austriache.<br />
E da qua Cornelio Rossi assistette all'attacco dei suoi compagni e scrisse alla moglie, allegando un semplice schizzo che racconta oggi della dolcezza di queste colline e dell'orrore di quella guerra.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGjmsW1Bp-b26ktxzBcTzJnwkQdKIXkj-MrwR1a124p4uzB54peL8CgtEieZK1Ixi_6cb4ez9J_UgHQLXbq2D75_QblOHFw_6s1cvQY9y05DEQxMbn52rwplvNlG6KDQqUMn34a6Jrnili/s1600/GUGNAZZE.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1165" data-original-width="1553" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGjmsW1Bp-b26ktxzBcTzJnwkQdKIXkj-MrwR1a124p4uzB54peL8CgtEieZK1Ixi_6cb4ez9J_UgHQLXbq2D75_QblOHFw_6s1cvQY9y05DEQxMbn52rwplvNlG6KDQqUMn34a6Jrnili/s640/GUGNAZZE.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<i>La giornata era un pò nuvolosa, e la fotografia non rende, ma da quella torre la vista è veramente sconfinata.</i>pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-79356905854541389842019-08-14T10:17:00.004+02:002019-11-03T17:48:41.545+01:00Di Orfeo nessuna nuova?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeZKWZczz5FjlOpysYBN44Wk7qPnnPnnSsE3L5JO9RbY8VF3YdB9OtmoqVw_CkzXgd6oq9jEuTVeP8YvY0GeMjIKSbyoBX8LeRAXVP7QK2jS6SsFi87vxWjBkRsKOCI1mNZsjtpPL-Cj_1/s1600/2%255E+reggimento+di+artiglieria+campale+probabilmente+comandato+da+Orfeo.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeZKWZczz5FjlOpysYBN44Wk7qPnnPnnSsE3L5JO9RbY8VF3YdB9OtmoqVw_CkzXgd6oq9jEuTVeP8YvY0GeMjIKSbyoBX8LeRAXVP7QK2jS6SsFi87vxWjBkRsKOCI1mNZsjtpPL-Cj_1/s320/2%255E+reggimento+di+artiglieria+campale+probabilmente+comandato+da+Orfeo.jpeg" width="320" /></a></div>
<br />
Cesare Rossi era un maestro, forse di arte, vissuto nella seconda metà dell'800 a San Miniato, ameno paesino del Valdarno, e le cronache familiari sono abbastanza avare di aneddoti su di lui; quello che posso asserire con certezza è che ebbe una discreta fantasia, dal momento che diede ai suoi 7 figli i nomi di Cornelio, Orfeo, Noemi, Lisippo, Lavinia, Corinna e Giuseppe (sì, Giuseppe, evidentemente a un certo punto la fantasia finì).<br />
Sui figli - in particolare quelli maschi - c'è invece una lunga tradizione aneddotica in famiglia, dal momento che Cornelio fu il mio bisnonno, e i fratelli i miei prozii. In questa tradizione, Lisippo e Orfeo spiccano per le loro personalità originali e il coraggio che ne fece dei prodi durante la Grande Guerra, a cui tutti e tre parteciparono.<br />
Di Lisippo ho addirittura trovato una medaglia d'argento su un sito per appassionati, di Orfeo anche il libretto di servizio dal momento che fece carriera militare.<br />
Nelle lettere del bisnonno alla moglie dal fronte della Grande Guerra, si leggono spesso i nomi dei fratelli, di cui chiede o manda notizie e aggiornamenti.<br />
<br />
Durante la rotta di Caporetto, Cornelio era in ospedale mentre i fratelli furono entrambi travolti dalla ritirata e per tanti giorni non se ne ebbero notizie, finché in una lettera del 18 novembre, quasi un mese dopo la rotta, scrive:<br />
<i>Carissima la mia Augusta </i><br />
<i>[...] ho appreso con tanto piacere come almeno Orfeo trovasi ancora a far parte delle truppe combattenti. Cominciavo ormai a disperare. Lisippo sono quasi sicuro che è finito a Mathausen perché il suo reggimento credo, sia passato tutto ai tedeschi. Non sarebbe il peggiore di tutti i mali. </i><br />
<i>In questo momento mi portano una lettera di Corinna dove mi dà notizia di Emilio e mi dice che Maria dal 7 non sa più nulla di Lisippo e allora anche lui era scampato. E così con la circolazione delle lettere verremo a darci notizia reciproca di tutti. Scriverò subito a Corinna per informarla di Orfeo, e intanto a te do notizia di Lisippo, il ritardo della corrispondenza ora è alquanto giustificato, dato il continuo muoversi dei reparti da un luogo all’altro. Speriamo che tutto finisca bene, e ringraziamo intanto il Signore Iddio di quello che ha fatto fino ad ora per noi</i>.
<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB81XjFAv9h17-8XHwLRn1r38v2m0BNtV-JRfm9b0E6SaWNVyViXeQV5rEsGVm0OGgwGdu6iGFAgV7FjKh2RW0ER4AtT2qgjeroKeqLIeWCCWTA9Dst_4bJvxOHftz5tO-a6sHk4HZs5t2/s1600/Orfeo+-+1887.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB81XjFAv9h17-8XHwLRn1r38v2m0BNtV-JRfm9b0E6SaWNVyViXeQV5rEsGVm0OGgwGdu6iGFAgV7FjKh2RW0ER4AtT2qgjeroKeqLIeWCCWTA9Dst_4bJvxOHftz5tO-a6sHk4HZs5t2/s320/Orfeo+-+1887.jpeg" width="240" /></a></div>
Nel maggio del 1918 Orfeo rimane ferito e Cornelio va a trovarlo a Venezia:<br />
(lettera del 6 maggio 1918)<i> Povera Venezia! ... morta, nella sua bellezza antica, riposa piena di storie e di memorie. Fa un effetto strano non veder più né un cavallo né una carrozza né una bicicletta. Niente rumori: solo qualche vaporetto solca i deserti canali in cui le gondole allineate oscillano inerti e i Veneziani non ci sono più: le case, i palazzi originali e caratteristici sono tutti chiusi. La piazza S. Marco vestita anch’essa in grigio verde per nascondere le bellezze d’arte che l’adornano alla rabbia degli sparvieri si riflette sull’acqua tranquilla. Poche Veneziane ornate dei loro tipici scialli a lunghi peneri vanno frettolose per i vicoli che un giorno erano tutti ingioviati delle ricche vetrine e ora sembrano dei deserti corridoi.</i><br />
<i>Alle 10 ½ ero allo spedale e sono uscito con Orfeo per mangiare un po’: poi in gondola lungo il canale grande sono andato allo spedale di S. Chiara perché proprio di là Orfeo deve passare, credo per subire una visita, prima di essere inviato al Convalescenziario. Abbiamo impiegato un’ora: andava così piano la gondola guidata dal debole braccio di un vecchio gondoliere: in qualche punto il passo era diventato angusto per la rovina di qualche fabbricato colpito, che si era rovesciato sul canale: alle tre ci siamo fatti portare al ponte di Rialto, e poi passo passo siamo tornati alla riva degli Schiavoni dove alle 5 sono nuovamente imbarcato per Fusina: su in aria volavano, roteavano i nostri aeroplani a protezione del silenzio della morta ma sempre bella città.</i><br />
<br />
Pochi mesi dopo Orfeo è nuovamente al fronte, sul Montello, dove gli Austriaci tentano un'avanzata con la battaglia del Solstizio.<br />
Il 22 giugno 1918 comincia a manifestare preoccupazioni per le sorti del fratello, di cui continua a chiedere informazioni nelle lettere dei giorni successivi (22/06 "<i>Di Orfeo più niente: poveretto, era sul Montello dove si sono tanto accaniti gli austriaci, speriamo bene, se hai qualche notizia da babbo e da Noemi passamela". </i>26/06 "<i>Sto però in trepidazione per Orfeo che si trovava sul Montello. Mi hanno raccontato che han trovato anche batterie di obici con tutti gli artiglieri morti presso i pezzi. Lui comandava proprio una batteria di obici lì sul Montello". </i>29/06<i> "Sono in attesa di notizie di Orfeo per il quale ho telegrafato" </i>03/07 "[...] <i>attendo presto un’altra che mi dia notizie di Orfeo: questo ritardo mi fa immaginare che sia successo qualche cosa: al minimo che sia prigioniero: se fosse stato ancora sano e presente si sarebbe fatto vivo, se ferito o morto avrebbe il comando telegrafato al Sindaco del paese: non rimane che l’ultima ipotesi; in ogni modo conviene sperare: sperare sempre anche quando si è quasi convinti che la catastrofe è avvenuta"</i>).<br />
Il 4 luglio arriva finalmente la risposta ufficiale dal comando:<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_QPGm3sFl5-Bi_pUQptXQgIwM8wNIWauK4fAUjol7gP6DEdbD_lhOu5Xb4wEvOuSyAe6i57oL9CR4bplIWTgTbyPaPhNyaWhdok0eA82_StEoSWnwpVqBPLNtQ2xfEsbbFhHArppZkGlr/s1600/Orfeo+prigioniero.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_QPGm3sFl5-Bi_pUQptXQgIwM8wNIWauK4fAUjol7gP6DEdbD_lhOu5Xb4wEvOuSyAe6i57oL9CR4bplIWTgTbyPaPhNyaWhdok0eA82_StEoSWnwpVqBPLNtQ2xfEsbbFhHArppZkGlr/s320/Orfeo+prigioniero.jpg" width="240" /></a></div>
<br />
"<i>In relazione al telegramma 355 del 26/7-18 comunicasi che risultando il Capitano Rossi Sig Orfeo disperso nel combattimento del 15 corrente sul Montello questo Comando non può aderire alla domanda fatta da codesto Comando</i>"<br />
<div>
<div id="ftn1">
</div>
</div>
Orfeo è disperso, probabilmente prigioniero, dal momento che se fosse morto durante la battaglia del Montello, ne avrebbero ormai ritrovato il corpo.<br />
Nei mesi successivi si alternano di momenti di preoccupazioni per le sorti del fratello, di cui non si riesce ad avere notizia, a momenti in cui cerca di tranquillizzare i suoi a casa. <br />
<br />
Da una lettera del 6 luglio: "<i>Con la tua lettera ho fatto fare una bella risata al Maggiore perché gli ho letto quel punto nel quale dici che ti meravigli del come un giovanotto energico svelto e pratico come lui abbia potuto farsi prendere prigioniero! ... mi fa l’idea che tu credi che i prigionieri vi si facciano come quando i ragazzi giocano a chiapparello. Devi sapere che il prigioniero o i prigionieri si fanno col chiudere ogni via di scampo circondando le posizioni e intimando anche da lontano la resa con la stessa presenza, non è da escludersi però il caso che Orfeo vistosi prendere tutti i cannoni piuttosto che tornare scornato abbia preferito passare al nemico con le sue armi. Una cosa sola si sa che il 18 è stato silurato il comandante della sua armata, probabilmente anche per il fatto dello smacco di aver fatto cadere in mano al nemico qualche cinquantina di cannoni per averli fatti schierare troppi vicini al Piave. Uno schieramento di quel genere forse non si giustificava con l’attesa di una offensiva nemica. Le ragioni precise non si sanno: quello che è certo è che poi in mano agli austriaci non ci sono rimasti altro che gli uomini perché i cannoni sono stati tutti ripresi</i>".<br />
<br />
A fine luglio finalmente arrivano notizie rassicuranti e, come scrive, "<i>almeno questa spina è tolta dall'animo di casa</i>".<br />
Orfeo tornerà a casa finalmente a dicembre, malato ma salvo.<br />
<hr />
Questo racconto di famiglia, ora definito con i particolari che ho trovato sulle lettere, si è arricchito di un ritrovamento inaspettato, in una cassetta conservata alla Misericordia del mio paese:<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghNQ0m_jVu2nuwBbyty-2qJrT6EUAh9wwDi797mSUndWHIXqiD-RlYcc_qmMu-6Hs7hwdxD0Pg938fdTQMsVYeNqw0RSLTGnfrhFfJMnrDoVwxgA_lyuTWe3lJ3H_Pq3_aQAiM1XXvSxEi/s1600/Libretto+Orfeo.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghNQ0m_jVu2nuwBbyty-2qJrT6EUAh9wwDi797mSUndWHIXqiD-RlYcc_qmMu-6Hs7hwdxD0Pg938fdTQMsVYeNqw0RSLTGnfrhFfJMnrDoVwxgA_lyuTWe3lJ3H_Pq3_aQAiM1XXvSxEi/s320/Libretto+Orfeo.JPG" width="320" /></a></div>
<br />
Si tratta dei libretti che venivano redatti dalla Croce Rossa per l'invio di pacchi di generi alimentari e vestiti. All'interno ci sono 9 timbri con altrettanti talloncini di ricevute dal 3 settembre al 31 ottobre 1918, ma è probabile che manchi un primo libretto con riportato nella prima pagina il nome del lager in cui fu tenuto prigioniero.<br />
Pur non avendoli mai conosciuti, riesco ad immaginare Cesare e Noemi, la sorella minore a cui era legatissimo, che preparano con cura i pacchi da inviare, nella speranza di potergli portare così almeno un po' di conforto. Questo libretto, conservato per un secolo in una cassetta di legno, mi ha restituito la cura, l'affetto, la solidità dei legami tra figli, genitori e fratelli, al di là di modi solo apparentemente distaccati, che ancora oggi caratterizza la mia famiglia.pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-25422195681934449952019-06-22T15:10:00.003+02:002019-08-15T17:58:28.123+02:00Battaglia della Plava<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhG4i_wnheSSKvexQRJhEjw9Hp4_RZVjstIjwynctbcCPCm7an_tzAupLSEC9YiWzN3FZIer0YHhEFoU7xJ8ymROCrlnGOAwSIJcvTZ2z2wSPIrDZ8H7ehgfNihkQEfNDTdQyaX3sygFCMs/s1600/20181007_122522.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="soldati in trincea" border="0" data-original-height="943" data-original-width="1600" height="188" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhG4i_wnheSSKvexQRJhEjw9Hp4_RZVjstIjwynctbcCPCm7an_tzAupLSEC9YiWzN3FZIer0YHhEFoU7xJ8ymROCrlnGOAwSIJcvTZ2z2wSPIrDZ8H7ehgfNihkQEfNDTdQyaX3sygFCMs/s320/20181007_122522.jpg" title="soldati in trincea" width="320" /></a></div>
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Da mesi ormai ho terminato la trascrizione delle 444 lettere inviate dal mio bisnonno alla moglie durante la guerra del '15-'18, e continuo a rigirarmele tra le mani, indecisa su cosa farci.<br />
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Nel frattempo resto una filologa nell'anima, quindi ho iniziato a studiare il contesto, cercando di recuperare la "storia" dietro la narrativa un pò retorica del bisnonno. Si tratta di ricostruire appartenenza a armata, battaglione, reggimento per poi cercare i registri ufficiali su movimenti, battaglie, ecc.</div>
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E' un lavoro alquanto frustrante in realtà, perché è difficile trovare informazioni dettagliate sugli spostamenti dei singoli reggimenti, mentre i registri dei battaglioni riassumono in poche righe eventi durati mesi in cui a fatica incastro le poche notizie precise che ricavo dalle lettere. Inoltre il racconto di quel che vive è da un lato analizzato fin nei minimi dettagli per quel che riguarda eventuali accidenti di salute, bisticci o disagi, dall'altro viene completamente omesso o molto minimizzato il reale pericolo per la vita, per non impressionare i parenti a casa.<br />
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Nel 1915 è nel 126° fanteria della Brigata La Spezia. Il registro della brigata per quella prima estate racconta:</div>
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"Il giorno 16 [giugno] il 125° ed un battaglione (I) del 126°, messi alla temporanea dipendenza della 3a divisione, agiscono contro la q. 383 di Plava che conquistano e rafforzano, perdendo 18 ufficiali e 894 militari di truppa; il giorno successivo il I/126° occupa un ricovero nemico catturandone il presidio di 36 uomini ed un ufficiale ed impadronendosi di un deposito di munizioni. Il 27 dello stesso mese, la brigata esegue un nuovo balzo in avanti sul versante sud occidentale di M. Kuk. L' 11 - 12 luglio essa è spostata a nord per occupare, con due battaglioni del 125°, il tratto di fronte Kambresko — Ronzina — Maria Zell ove continua nei lavori di rafforzamento, mentre il 126° ed il III/125°, lasciati a disposizione della 3a divisione, combattono efficacemente sul M. Sabotino nei giorni dal 20 al 23."<br />
<br />
Dopo aver ricevuto il battesimo del fuoco durante la battaglia della Plava, il 2 luglio il bisnonno riceve finalmente una cartolina e una lettera dalla moglie dopo più di una settimana di mancanza di notizie. Nelle settimane precedenti ha scritto praticamente ogni giorno almeno una cartolina in cui lamenta la mancanza di notizie da casa ("<i>Attento tua nuova da 3 giorni. Scrivi troppo di rado. Faresti bene a mandarmi ogni giorno tue nuove e nuove di tutti</i>" "<i>È un pezzo ossia due giorni che non ho vostre notizie. Mi raccomando di scrivere qualche cosa tutti i giorni ma pare che tu non trovi il tempo</i>" "<i>Da 5 giorni non ho vostre notizie. È vero però che il servizio di arrivi non ha funzionato ieri né oggi non so perché, e che probabilmente sarà per istrada qualche tua lettera. Ogni giorno mi raccomando per le notizie, speriamo che mi accontenterai</i>" e addirittura "<i>Anche oggi ho atteso invano vostre notizie. Mi raccomando di scrivere qualche cosa tutti i giorni, ma niente, si vede che non avete nemmeno un po’ di compassione quale si potrebbe avere per un prossimo indifferente. Mi contento di poco, di una cartolina, ma così è troppo poco. Sono ormai quattro giorni che perseguito il povero caporale addetto al servizio postale che fa 25 km. al giorno per portare le notizie lontane di quelli che si suppone pensino a noi. <b>Anche se dovessi morire, non posso dire di morire contento</b></i>" Non che qualcuno delle migliaia di giovani morti in quei giorni fosse morto contento, immagino...).<br />
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Il 2 luglio trova il tempo per scrivere una lunga lettera di risposta, nella quale descrive con una certa vividezza la vita al fronte, e al tempo stesso cerca di minimizzare il pericolo tanto da far sembrare la vita di guerra una sorta di campeggio<br />
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<i>2 luglio 1915 ore 4 pom<br />Carissima mia<br />ricevo in questo momento una tua del 23 ed una cartolina del 24. Approfitto subito della carta e ti rispondo. Forse in quest’ora avrai avuto altre mie lettere e cartoline recenti e per via saranno tue lettere, ma possiamo mischiare un po’ di passato ed un po’ di presente e così vivere contemporaneamente diversi giorni. [...] Godo nel sapervi tutti in buone condizioni di salute e ringrazio tanto la Sg Maddalena delle care ed affettuose parole che ha per me. Mi immagino i guardi pietosi dei bambini e ti dico che prego anch’io perché possa presto rivedervi tutti.<br /><b>La mia vita è vita assolutamente di guerra</b>. Da diversi giorni lavoriamo accanitamente per costruire trincee su queste posizioni conquistate, mentre qualche antipatico saluto del nemico passa innocuo sulle nostre teste.</i></div>
<div>
<i>All’intorno la distruzione. Un paese vicino alle nostre spalle non ha più che l’ossatura delle case. Le strade portano le enormi tracce dei 305 che fanno buche di 6 o 7 metri di diametro e scagliano all’intorno una pioggia di enormi sassi e di schegge metalliche. Piante spezzate, scarpe e panni e fucili disseminati, modeste tombe con una croce di canna, cadaveri mezzi sepolti, suolo pieno di miserie assai mefitico etc. etc….</i><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjbhbWsIWrEdurkNs8iN0WZBiid9YeUn6W4rSiVDXNYVSZZ-yqwJhmCpSmHWH_UCcAmmcN2te6sjrXh2vPyQLitIkfQz0bjSNC-0QFrROcLok-mmAjQbDY_hJQb-yi3vU-316mMMwop9q-/s1600/Plava.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><i><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjbhbWsIWrEdurkNs8iN0WZBiid9YeUn6W4rSiVDXNYVSZZ-yqwJhmCpSmHWH_UCcAmmcN2te6sjrXh2vPyQLitIkfQz0bjSNC-0QFrROcLok-mmAjQbDY_hJQb-yi3vU-316mMMwop9q-/s320/Plava.jpeg" /></i></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il paese di Plava, sulla riva dell'Isonzo, intorno al quale si combattè molto durante questa prima estate di guerra</i></td></tr>
</tbody></table>
<i>Come si mangia? Così sulle ginocchia un po’ di carne dura cotta in mille modi differente e sempre allo stesso modo, un po’ di minestra e del formaggio mercé il coraggio di questi poveri soldati che sfidano pericoli pur di potere arrivare a noi con i panieri pieni di qualche cosa. I legumi si requisiscono sul luogo, l’acqua spesso e volentieri dobbiamo attingerla mentre passa nell’Isonzo. Come si dorme? Sotto una pianta una vanghetta scava una buca, l’attendente getta due foglie un po’ d’erba, ed il corpo infangato cerca riposo. Ma il giorno si deve lavorare, la notte di vegliare spesso per evitare sorprese, e ascoltare la bufera infernale che si scatena avanti.<br /><br />Sono ancora presso di me Vensi, Lotti, Cecchi, Pazzini, irriconoscibili con lunga barba, viso livido, stanchi avviliti impauriti. Io non so come sono perché non ho specchi, ma credo di essere cambiato.<br /><br />Augusta mia non è possibile da 700 o 800 km di distanza farsi un’idea della guerra, farsi un’idea di quel che avviene nelle prime linee. Un giorno non arriva il pane per la truppa, perché? hanno ucciso i muli. Un altro non arriva la carne; perché? non è possibile portare perché la strada è battuta e disfatta dall’artiglieria nemica, e intanto i reggimenti si assottigliano per le malattie per le ferite etc. etc.<br /><br />Però in mezzo a questa baraonda i soldati trovano ancora della lena del buon umore, vanno in cerca di tutto per attenuare i disagi, e più di tutto del fumo. Mi si presentano con la pipa in bocca arrovesciata e stanno fermi a distanza senza dir niente, è un modo di chiedere del sigaro, e ne distribuisco finché ne ho rimanendo senza per me qualche volta. Il nostro uomo a volte fortunatamente trova del cognac, del sutrum, della marsala e si beve tutto e si mangia tutto. Lo zucchero è una cosa preziosa, è fortunato chi ne può possedere un involto, soltanto bisogna aver la pazienza quando si è messo nel caffè o nell’acqua di toglier col cucchiaino le formiche e simili che vengono a galla.<br /><br />L’unica cosa affliggente è la pioggia. Queste piante proteggono dalla prima e non dalla seconda pioggia perché dopo lasciano cadere addosso certi goccioloni che lavano di un colpo tutta la faccia. I falegnami che un giorno lavoreranno queste piante le trovano ricche di piombo e malediranno in cuor loro la guerra che romperà i loro arnesi.<br /><br />Le perdite nostre sono </i>[illeggibile]<i> perché effettivamente non si è ancora combattuto a fondo e speriamo che quel giorno sia ancora lontano. L’Isonzo ci è costato qualche cosa; ma così per accidente, per il resto la vita è tranquilla assai </i>[in realtà qualche settimane dopo, quando viene fatto arretrare a Liga per riposo lui stesso ammette "la famosa quota 383 che è costata 2000 uomini a 38°, 1000 a 37°, 1500 al 125° e 300 al 126°"]<i>. </i></div>
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<i>[...] Intanto un monte qui di faccia fuma come un vulcano con tanti crateri, sono le nostre artiglierie che bombardano le posizioni nemiche. Qui dinanzi gli Austriaci fuggono, han paura anche della nostra visione, rimangono solo dei piccoli reparti che di quando in quando fanno una gran fucileria di presenza, che fa ridere e non ci dà neppure l’incomodo di tendere le orecchie per sentire e fissare la direzione.</i></div>
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<i>State quindi tranquilli noi non corriamo alcun pericolo, anzi sembra che tra breve ci manderanno il cambio per avviare ad un po’ di riposo per qualche giorno. Scrivetemi dunque, tu me l’hai promesso e attendo. </i></div>
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<i>Faccio correre un soldato ad impostare, baci tanti per tutti. </i></div>
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<i>Fai pure leggere babbo e digli che mi ricordi insieme con Noemi. </i></div>
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<i>Tante care cose, una stretta affettuosa. </i></div>
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<i>Cornelio</i></div>
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pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-13746493260476381942018-12-28T12:19:00.001+01:002019-08-15T17:58:33.576+02:00Ritrovamenti natalizi<i><b>14 Aprile 1916</b></i><br />
<i>Carissima la mia Augusta, </i><br />
<i>ho ricevuto la tua con le lettere dei bambini. Miracolo! Le tue lettere mi arrivano con una puntualità eccezionale, un giorno sì e l’altro no trovo sul tavolino di camera vostre notizie. Di questo ti porgo proprio di cuore vivissime grazie. </i><br />
<i>Ho notato con piacere che Tito ha sveltito assai il suo carattere, e che anche Raffaello sebbene trascuri necessariamente la scuola ha migliorato. Dì loro un bel bravo per parte mia e che mi auguro e desidero sempre meglio. [...]</i><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw23eRtctjBtMQD3swcNk_23ClGm9yUCDTecgqMiV_z9KzWDJLXQgP4wg1PEX4n2XySyPO3pF99jTGWJc7tCceHIYoziYNj73WnNmiJH7jdqftqGt_t_Yx3PaOcBnC-ts-pcj7ypCK50km/s1600/20181228_102242.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1422" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw23eRtctjBtMQD3swcNk_23ClGm9yUCDTecgqMiV_z9KzWDJLXQgP4wg1PEX4n2XySyPO3pF99jTGWJc7tCceHIYoziYNj73WnNmiJH7jdqftqGt_t_Yx3PaOcBnC-ts-pcj7ypCK50km/s320/20181228_102242.jpg" width="284" /></a></div>
<i>Ieri ti ho pure scritto una lettera e ti ho acclusa una canzone che i soldati cantano sempre, è molto carina e di buon effetto. Te l’ho fatta copiare al mio furiere che si intende di musica. Spero che ti raccapezzerai, forse qualche parola è fuori di posto, ma l’accomoderai a nome tuo. Troverai dei nomi che forse non conosci, come Bruno e Costante, ebbene sappi che sono i figli di Peppino Garibaldi che morirono in Francia l’anno passato combattendo contro la Germania. </i><br />
<i>A mio riguardo dovrei ripeterti sempre le stesse cose, mi è capitato un po’ di raffreddore e tossicone perché dopo 7 o 8 giorni di sole cocente d’un tratto è tornata la pioggia ed il freddo, e così inevitabilmente mi è toccato sorbirmi una freddura. Passerà, niente preoccupazioni.</i><br />
<i>[...] </i><i>Saluto caramente la Sg Maddalena. </i><br />
<i>Bacia i bambini e dì loro che tornerò a scrivere per fare lodi a chi se le merita. </i><br />
<i>Nel tempo che scrivo stanno arrivando ogni minuto ordini dalla maggiorità. Il Maggiore poveretto l’ha presa così di petto che non ci lascia un minuto di respiro. È un buon uomo, ma un pauroso dei superiori, che se la fa addosso subito. E noi scontiamo un po’ le sue paure. </i><br />
<i>Tu stammi bene di salute, ricordami con affetto come io ti ricordo sempre. Quando verrà il giorno che potremo tornare insieme per sempre sarà una grande felicità. </i><i>Se Iddio mi darò la fortuna di tornare, passeremo il più bel momento della vita! Ma… il futuro è ignoto. </i><br />
<i>Ti bacio forte forte </i><br />
<i>Tuo Cornelio.</i><br />
<i><br /></i>
<i>PS: saluta e ringrazia babbo e Noemi di quello che fa o fanno per i bambini</i><br />
<br />
Quando scrive questa lettera Cornelio fa parte della Brigata Pistoia e si trova da qualche parte in Friuli, probabilmente vicino Codroipo. Fa parte della riserva e resterà lontano dal fronte fino al 20 maggio, quando saranno inviati sull'altopiano di Asiago a contrastare la Strafexpedition.<br />
<br />
Scoprire la canzone a cui fa riferimento non è stato difficile grazie agli accenni a Bruno e Costante Garibaldi: nipoti di Giuseppe Garibaldi partirono come volontari in appoggio all'esercito francese all'inizio della I Guerra Mondiale (quando l'Italia non si era ancora schierata nel conflitto) e caddero in battaglia nella foresta delle Argonne. Bruno morì il 26/12/1914, Costante il 5/1/1915. La morte dei due fratelli colpì molto Bovio che compose la canzone e la fece musicare dall'amico Falvo.<br />
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<div style="text-align: center;">
<iframe allow="accelerometer; autoplay; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/34naHK-BP8k" width="560"></iframe>
</div>
<br />
La mia bisnonna Augusta suonava ogni giorno almeno un paio d'ore di pianoforte, e trasmise questa passione al figlio Tito. In casa oltre al pianoforte verticale (acquistato nel 1895 come da ricevuta ancora conservata) si è conservato un armadio pieno di spartiti: notturni di Chopin, sonate di Beethoven, e poi Mendelssohn, Liszt, Albenis, Mozart, Bach, esercizi musicali dello Czerny, canzonette degli anni 30, spartiti d'opera. Lo spartito di cui si parla non era con la lettera, e non era neanche nell'armadio degli spartiti, pensavo quindi che fosse andato perso.<br />
<br />
E poi il 24 mattina mi sono svegliata con un pensiero: mi sono ricordata che quando ci siamo trasferiti ed ho fatto spazio negli armadi in casa, ho lasciato sì gli spartiti in un mobile accanto al pianoforte, ma ho messo i fogli scritti a mano in un armadio in soffitta.<br />
E così l'ho trovato.<br />
<br />
<table>
<tbody>
<tr><td><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlwpQ7aanseqHDVNVv0RyfvussDFB9U9cRx6u1QxoeZ108kBI5LoH-Cg3FyPeCm2U41t_0ht7xhbVWULSH4DBRGqAFdLvRlzwM3LzzVa3atxcBJVktoWQ50j5dBDgXiaFgIcVBj85vwxOu/s1600/Immagine+%25288%2529.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1164" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlwpQ7aanseqHDVNVv0RyfvussDFB9U9cRx6u1QxoeZ108kBI5LoH-Cg3FyPeCm2U41t_0ht7xhbVWULSH4DBRGqAFdLvRlzwM3LzzVa3atxcBJVktoWQ50j5dBDgXiaFgIcVBj85vwxOu/s200/Immagine+%25288%2529.bmp" width="145" /></a></td><td><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLfoluJeHHRI3z-ncREgI2BNuif9vD02tp1p8u-ERKN1Oy5q_ycypVeJczbswIvMibp6T1vkA1cHmEMePzAg1FRO7AJx5WhMFVlDhSKGikUSmjlh2uC1-lcTii0yV3M8L47EVwrgT7wune/s1600/Immagine+%25289%2529.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1164" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLfoluJeHHRI3z-ncREgI2BNuif9vD02tp1p8u-ERKN1Oy5q_ycypVeJczbswIvMibp6T1vkA1cHmEMePzAg1FRO7AJx5WhMFVlDhSKGikUSmjlh2uC1-lcTii0yV3M8L47EVwrgT7wune/s200/Immagine+%25289%2529.bmp" width="145" /></a></td><td><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr9TIYGo9WllTufEcOJw1mTpLbX4LZeGh2MMkGj75VFUw3T-U0bHrw4Q9kV8hFHI8K_kwr6UVpqjTBgnJEwFugDlktMHvAPaPGmuYKNxhyphenhyphen95LoAxxpnp8o18n8LCto0nmjrC_Q5n_utl4A/s1600/Immagine+%252810%2529.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1164" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr9TIYGo9WllTufEcOJw1mTpLbX4LZeGh2MMkGj75VFUw3T-U0bHrw4Q9kV8hFHI8K_kwr6UVpqjTBgnJEwFugDlktMHvAPaPGmuYKNxhyphenhyphen95LoAxxpnp8o18n8LCto0nmjrC_Q5n_utl4A/s200/Immagine+%252810%2529.bmp" width="145" /></a></td><td><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHStp68VurPbb-BBJM_UjdNosjuTDEYj5K9GaXy9XLqKsybQR2ZDWIGzJTp0QUgnKIJN4gYJZPKzQ6S0F_vLXIOgSkk3K5KJxXg2zxZX__EwZjOO4ViW2RL6aGR65k0sHbLq07Xx_tj5z1/s1600/Immagine+%252811%2529.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1164" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHStp68VurPbb-BBJM_UjdNosjuTDEYj5K9GaXy9XLqKsybQR2ZDWIGzJTp0QUgnKIJN4gYJZPKzQ6S0F_vLXIOgSkk3K5KJxXg2zxZX__EwZjOO4ViW2RL6aGR65k0sHbLq07Xx_tj5z1/s200/Immagine+%252811%2529.bmp" width="145" /></a></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
E' la versione per donna del testo, non c'è la data ma non penso ce ne siano altre copie.<br />
Non so perché ma questo ritrovamento inaspettato mi è sembrato un regalo di Natale.pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-31031429200106306822018-12-23T10:51:00.000+01:002019-11-06T18:42:39.908+01:00Lettere dal fronte<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx4g91IEsaPzJZehFu9aF6orJRygJaKVwzXXAhyphenhyphen4H6QpbxdGwXTjYcBV5qqEshyRKIXtzKkR5_CRbJvSM6b9MRMoXSXPsSuM4u9hpdxvMWbq683IK3ZCybw1OWpuropXizY5PVSAQ4yDTX/s1600/20180825_092230.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx4g91IEsaPzJZehFu9aF6orJRygJaKVwzXXAhyphenhyphen4H6QpbxdGwXTjYcBV5qqEshyRKIXtzKkR5_CRbJvSM6b9MRMoXSXPsSuM4u9hpdxvMWbq683IK3ZCybw1OWpuropXizY5PVSAQ4yDTX/s320/20180825_092230.jpg" width="320" /></a></div>
Nel 1915 Cornelio ha 34 anni, una moglie Augusta, 3 figli piccoli, è professore di matematica ed è a Macerata per una assegnazione annuale. Nel tempo libero scrive racconti e di tanto in tanto non disdegna i pennelli. Crede fermamente nella scienza e nella medicina, fa ginnastica ogni mattina e analizza con perizia ogni minima alterazione nelle condizioni fisiche sue e dei familiari. E’ molto affezionato alla suocera, la signora Maddalena, che contribuisce in modo non indifferente ad uno stile di vita che per l’epoca si può definire agiato.
Il 15 maggio 1915 viene richiamato in servizio attivo nel Regio Esercito, in vista della prossima dichiarazione di guerra, che in effetti arriverà il 23 maggio. Cornelio resterà in servizio fino al 15 febbraio 1919, e questi 3 anni e 9 mesi della sua vita sono raccontati in oltre 400 lettere e cartoline scritte alla moglie.<br />
Cornelio era il padre di mia nonna, e le lettere sono state raccolte per un secolo in una scatola foderata di tessuto rosso all’interno di una cassapanca di legno. Qualche anno fa ho iniziato a trascriverle ordinatamente, mi sono poi interrotta e quest’estate ho finalmente terminato l’impresa. 444 tra lettere e cartoline (quelle arrivate a casa e conservatesi), che raccontano 45 mesi della vita di una persona che non ho mai conosciuto se non attraverso i racconti di mia madre e di mio zio, e che ho cercato di ricreare nella mia immaginazione attraverso le sue parole.<br />
Non fu un eroe di guerra, di quelli a cui siamo abituati dal cinema; trascorse al fronte solo pochi mesi intervallati da lunghi periodi nelle retrovie o in ospedale, e per la maggior parte del tempo tentò di salvare la pelle facendosi assegnare mansioni di addestramento reclute o trasporto viveri. Sopravvisse come poté, perennemente combattuto tra il senso del dovere verso la patria, il desiderio di non morire, il senso di responsabilità verso la famiglia, l’imbarazzo di fronte ai ragazzi sempre più giovani che accompagnava sulla linea del fronte. Scrisse quasi quotidianamente alla moglie per dare raccomandazioni sulla salute sua e dei figli, consigli su come gestire la casa, raccontare fatti piccoli o grandi ai quali assisteva, lamentarsi per problemi di salute o incomprensioni con i colleghi, dare indicazioni su maglie o scarpe da spedire o ricevere.<br />
Le lettere più emozionanti sono sicuramente quelle in cui racconta di battaglie, ma quelle più tenere sono quelle in cui dal riserbo della retorica dell’epoca traspare l’affetto per i figli, il desiderio di vicinanza alla moglie, la noia per gli incarichi ripetitivi. Sono lettere che rivelano la vita di un uomo normale, che per 3 anni e mezzo della propria vita si trovò a indossare una divisa e a vivere la vita del soldato, continuamente sballottato da una parte all’altra, lontano dalla tranquilla vita di provincia da professore di matematica. Niente orrori della guerra e della morte, ma piccole seccature, preoccupazioni e guai di una vita diventata suo malgrado quotidiana.<br />
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Questa lettera è scritta durante uno dei periodi trascorsi al fronte, si trova sul Monte Cengio con la Brigata Pistoia inviata a bloccare la Strafexpedition degli Austriaci.<br />
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<i><b>19.6.916 ore 10 </b> </i><br />
<i>Carissima la mia Augusta </i><br />
<i>In un momento tranquillo ti scrivo questa lettera qui dentro la mia tana, mentre al di sotto giù in un largo profondo della Valle dell’Astico lussureggiante di verde echeggia il suono continuo del cannone lontano. Il bianco greto dell’Astico come una grande serpe bianca traversa la valle cosparsa di bianche casette ormai silenziose e di graziosi paeselli da tanto abbandonati. Non una persona transita ormai più di giorno per le strade che un giorno accoglievano il transito continuo della vita commerciale che era vividissima in questi luoghi per l’esistenza di tanti e tanti setifici e lanifici. Si flagella più qua e più là con nero filo di fumo qualche granata sperduta; le artiglierie nemiche frugano continuamente, ma niente trapela nella valle silenziosa della vita militare che febbrilmente vi si svolge. Chi osserva di giorno dice che tutto è morto. Ma alla sera quando le vedette austriache sparse su per le vette circostanti non possono più distinguere uomini e cose, quanta vita, quanto movimento! È commovente vedere come diventi difficile il passaggio per la folla di soldati che si muove o per lavori o per le corvé di rancio là dove il giorno tutto sembra desolato e morto. Brulicano come formiche uscendo dalle loro tane e cercano la posta e cercano mangiare, e portano roba e portano ordini, mentre le strisce luminose dei riflettori vanno cercando. Investiti della luce del riflettore si fermano in qualunque posizione come statue, poi ritornano al movimento febbrile di prima. Alle 11 o a mezzanotte arrivano i nostri mensaioli con i sacchi del nostro mangiare. È carne cotta un po’ di formaggio, qualche uovo sodo che deve servire per il giorno dopo. Quando si schiariscono le vette, a poco a poco il movimento di attenua e a giorno scompare affatto. Solamente qualche raro portatore d’ordini traversa curvo e correndo i luoghi più pericolosi e arriva tutto ansante, pensieroso della strada che ha ancora da percorrere al ritorno. </i><br />
<i>Questa, te lo dico sinceramente, è una vita strana, però non ci sono pericoli di sorta; vorrei che così durasse per tutta la guerra!
In altre parti del fronte si combatte accanitamente e gli Austriaci cominciano ormai a perdere terreno dopo essersi logorati inutilmente contro la seconda linea di difesa che ha posto un argine formidabile alla loro invasione. La mia compagnia è quasi intatta; perdei giorni indietro una dodicina di uomini quando avanzammo per venire a stabilirci in questa posizione, perché ci avvistarono e ci batterono con la artiglieria. La salute di tutti è generalmente buona se non ottima. L’aria è saluberrima. In conclusione è il caso di pregare Iddio che duri così. </i><br />
<i>Ieri ho ricevuto la tua lettera e ti ho scritto una cartolina, una cartolina tornerò a scriverti anche oggi perché temo che le lettere abbiano un grande ritardo a causa della censura. Non stare in pena se qualche giorno non ti arriva niente. Non sempre passa il portalettere, o meglio si vede passare il portalettere, il paese più vicino nel quale si possa fare un telegramma è distante una trentina di kilometri e capirai che per mandare un soldato a piedi, oltre ad assumersi una grande responsabilità per quello che gli può capitare, si ha uguale ritardo perché ci vogliono due giorni di cammino. </i><br />
<i>Riprendo ora la scrittura della lettera perché i miei ufficiali sono venuti a dirmi che avevano fame ed abbiamo consumato fra una sciocchezza e l’altra quel po’ di roba che ieri sera ci avevano portato. Oggi anzi è stato un buon pranzo. Cotolette fritte e delle bombette di riso. Ma però, credi che se non fosse quest’aria fine che fa venire un po’ d’appetito chi sa se si mangerebbe. Effluvi di ogni genere, mosche, sudiciume, terra più o meno fetente che circonda, acqua poca poca per pulire e pulirsi, tutte circostanze che temperano ogni desiderio di mangiare. E beati noi! Il mio attendente si è messo in testa di tappezzarmi la tana con dei teli da tenda per evitare il continuo cadere di terra che al mattino mi fa trovare tutto coperto, senza escludere il cadere di qualche sasso sulla testa che mi fa svegliare di soprassalto. Peccato che si debba essere paralizzati in ogni movimento perché almeno potremmo ogni giorno aumentare i corridoi e credi che con l’industriosa operosità di questi giovinetti, chi sa realizzare in buon pro ogni piccola risorsa queste tane diverrebbero in pochi giorni alberghi con tutto il confortabile. Stasera attendo una lampada a spirito per poterci almeno qualche volta fare un po’ di pasta asciutta calda, sono quindici giorni che mangiamo secco e freddo e mi meraviglio come il mio stomaco che ha sempre tanti guai abbia retto fino ad ora. Prendo ogni o due giorni un po’ di sale inglese, ma vo a rilento perché… perché è un problema gravissimo deporre…</i><i>E chiudo così di parlare di me per venire a parlare un po’ di voialtri. Mi dispiace assai la salute un po’ di pallore dei ragazzi e sono contentissimo che tu pensi anche quest’anno a portarli un po’ ai bagni. Speriamo che Bianca abbia un eccezionale periodo di buon umore e che ti allevi di tanto lavoro e di tanta noia. Non me ne hai più parlato e quindi mi immagino che le cose vadano assai bene. </i><br />
<i>Godo per altro che la Sg Maddalena sia ormai ristabilita e faccio veri e sinceri auguri che conservi la sua alacrità tanto utile a tutti per molti anni. Tu poi cerca di stare tranquilla più che puoi, di accettare filosoficamente la contingenza di questa dolorosa condizione pensando che fra tutte le madri e tutte le mogli tu non sei la più disgraziata. Affacciati alla finestra e dappertutto vedrai lutto e miseria. Se tutto finisse almeno con una pace gloriosa! Riguardati, dormi, mangia, non aver preoccupazioni per me per non crearmi alla tua volta gravi preoccupazioni per te.</i><br />
<i>Babbo mi ha scritto una cartolina nella quale mi dà la brutta notizia che Noemi soffre di incomodi assai gravi, o meglio che Noemi non sta bene come avrei sperato dopo essersi procurata un po’ di vita tranquilla.
Beato Iddio che preoccupazione! Che almeno vada bene anche questa! Non so se tu sia informata ma se vuoi informartene e tienimi informato me.<br />Scrivimi che sei allegra e tranquilla ché è la migliore consolazione che puoi darmi. Baciami i bambini e dì loro che li ho sempre dinanzi, che li veggo buoni e cattivi, che piango quando ti fanno arrabbiare. I più grandicelli mettili al corrente delle mie condizioni che ormai possono capire, rallegrati dei progressi che fanno nello studio ma più che altro pensa che li voglio sani. Ricordati di me sempre nelle tue preghiere.<br />Ti bacio forte forte mentre ti penso sempre. Care cose alla signora Maddalena.<br />Tuo Cornelio</i><br />
<i><br />Ti mando questi odorosi ciclamini colti sul campo di battaglia quando andai in opera pietosa al riconoscimento dei morti.</i>
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pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-84367337588834620932018-11-25T08:25:00.000+01:002018-12-03T08:00:00.224+01:00Missione in Costa d’AvorioNuovo viaggio in Africa Occidentale, questa volta destinazione Costa d’Avorio per una missione “istituzionale”, cosa per me completamente nuova ma “Perché no, andiamo a vedere un posto nuovo, ogni lasciata è persa”.<br />
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In realtà nei giorni prima della partenza rifletto un sacco sul concetto di comfort zone: penso al mio primo viaggio in Africa, alla sfida a cui mi sono sottoposta, uno sbilanciamento totale fuori dalla mia comfort zone, che è per pigrizia molto molto limitata, sia in termini spaziali che di persone che la popolano: conoscere persone nuove mi mette sempre a disagio, trovarmi in spazi che non conosco, affrontare situazioni nuove. Ma 7 anni fa, ben cosciente di questo limite, ho scelto comunque di infrangerlo mettendomi in situazioni che sapevo mi avrebbero messo a disagio, per mettere alla prova la mia reazione.<br />
La maggior parte delle più belle esperienze della mia vita le ho fatte in questo modo.</div>
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Con il tempo la mia pigrizia è aumentata, il limite di tolleranza pure, e lo sforzo per superarlo è ancora maggiore.</div>
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La partenza è quindi meno baldanzosa del previsto, anche perché si aggiunge l’ansia lavorativa, la missione “istituzionale” che non è proprio nelle mie corde, i compagni di viaggio che non conosco.<br />
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Ad ogni modo il 4 novembre si parte, da Bologna, dopo una pantagruelica mangiata di commiato con marito e suoceri in un’osteria vicina all’aeroporto.</div>
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Volo Air Maroc con scalo a Casablanca. Non è il primo, spero sia l’ultimo: è come viaggiare in autobus, su sedili stretti e scomodi con cibo inavvicinabile. Sulle puntualità per quanto mi riguarda non posso dire niente, ma di 3 membri della missione sono l’unica ad arrivare in orario: gli altri due - sempre volo Air Maroc ma da Roma - arrivano una con 4 l’altro con 24 ore di ritardo (e senza valigia, che arriverà misteriosamente dopo 5 giorni e rintracciata grazie a World Tracer, un sito che permette di rintracciare i bagagli persi).</div>
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Su 10 giorni in Costa d’Avorio ne passiamo 7 ad Abidjan e 3 a Bouake. </div>
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Partiamo da Abidjan con la mia prima scoperta: non è la capitale, che è Yamoussoukro, e ci arrivo poi. Resta però la capitale economica, e, per quanto ho potuto vedere, la capitale del caos, del traffico, della confusione, di tutto ciò che rende le metropoli africane invivibili. Passiamo ogni giorno 5 o 6 ore seduti in taxi scalcinati imbottigliati in un traffico infinito, immersi in un’afa calda umida pazzesca, perché scopro anche che Abidjan si trova in una laguna e piove praticamente tutti i giorni, le temperature medie sono di 30 gradi con l’80% di umidità. Sono sudata sempre, sono sudata anche sotto la doccia, tutta la mia valigia sa di umidità e anche io so di muffa. </div>
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E devo ringraziare la mia costituzione robusta se non mi viene la polmonite, perché in tutti gli uffici in cui entriamo - e sono tanti, perché fondamentalmente le ore di taxi caldo appiccicoso si servono per spostarci da un ufficio all’altro - c’è l’aria condizionata a 18 gradi, e ovviamente non ho mai un maglione con me.</div>
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Una boccata d’aria l’abbiamo finalmente mercoledì quando ci spostiamo a Bouake: decidiamo di fare il viaggio in autobus di linea con aria condizionata (a -18 gradi, e indovinate un pò? Chi non ha dietro il maglione??), viaggio lungo ma tutto sommato comodo. La cosa indimenticabile è la stazione di partenza: ovviamente arriviamo tardi perché alla fine si è aggiunto un incontro istituzionale in più e perché finiamo nell’ennesimo <i>emboutillage </i>nel traffico, così arriviamo alla stazione verso le 17. La stazione dei bus si trova in una traversa non asfaltata di una strada in un quartiere popolare, una specie di giro sulle montagne russe trafficatissimo, con buche profonde un metro e una sorta di guado nella fogna che affrontiamo con un taxi scassatto ma intraprendente, il tutto in mezzo a carretti, motorini, bancarelle e gruppi di persone minimamente interessate al nostro passaggio. La stessa traversa viene affrontata anche dall’autobus, e confesso: sono stata con gli occhi chiusi a ripetermi “non possiamo ribaltarci, non possiamo ribaltarci, non possiamo ribaltarci”.</div>
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A Bouaké il clima è più tollerabile, caldo ma secco, e molto meno trafficato. Da Bouaké andiamo anche a vedere Yamoussoukro, la capitale.<br />
E’ una cittadina di 250.000 abitanti (Abidjan ne ha quasi 5 milioni) e la inseriamo nel nostro giro con la scusa ufficiale di visitare il Politecnico, questo:<br />
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<i>Questo è l’ingresso di uno dei 3 plessi.</i></div>
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3500 studenti provenienti da 15 paesi, laboratori ultra attrezzati, giardinetti all’inglese, le tasse non sono neanche alte mi dicono, ma la selezione è feroce, di 7000 candidati l’anno solo 650 vengono ammessi. Visitiamo il laboratorio di tecnologie alimentari, dove stanno sperimentando prodotti fatti con l’anacardo.</div>
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E apriamo una parentesi sull’anacardo, di cui prima di questo viaggio sapevo davvero poco.<br />
L’anacardo è la nocciolina che cresce sotto la mela, che invece non si mangia, non so perché. Ma con la mela si possono fare tantissime cose: marmellate, liquori, anche il biogas. La Costa d’Avorio è uno dei principali produttori di questo frutto e la ricerca in questo settore è tanta, e chi ci accoglie e ci mostra i laboratori si scusa perché la maggior parte dei ricercatori sono ad Abidjan per il Salone Internazionale dell’Anacardo. Comunque resto davvero impressionata da questo centro di ricerca: nella cooperazione si parla sempre di trasmissione delle competenze, capacity building, inviamo tecnici per la formazione. Qua forse hanno qualcosa loro da insegnare a noi. Qualche giorno prima ad Abidjan abbiamo incontrato il vice rettore che ci aveva anticipato quello che avremmo trovato, e anche l’aspetto che è forse più critico, ovvero portare questo livello di sviluppo tecnologico sul territorio.</div>
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A Yamoussoukro ci sono poi due cose da visitare: il palazzo presidenziale e la basilica di Nostra Signora della Pace.</div>
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Il palazzo presidenziale si vede solo da fuori, da oltre il ... fossato dei coccodrilli. Sì, come ogni buon castello medievale che si rispetti, il palazzo è circondato da un fossato pieno di orrendi, grassi e perfidi coccodrilli. Se ne stanno immobili e grassi a guardarci, mi hanno raccontato che prima c’era un guardiano che ogni giorno scendeva a dargli da mangiare, li toccava, ci scherzava a beneficio dei curiosi. Poi un giorno, dopo essersene preso cura per 30 anni, è scivolato, e le creature non ci hanno pensato due volte, gli sono saltati addosso e se lo sono mangiato, davanti ai curiosi. Da allora il cibo glielo lanciano dalla balaustra. Ma quando piove le creature escono dal fossato e se ne vanno in giro per la città. Per fortuna che oggi non piove. <br />
Mi fanno pensare ai coccodrillacci di Bianca e Bernie. Orrende, orrende creature.</div>
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E poi la basilica, costruita ad immagine di ... San Pietro.</div>
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Sì, in una sperduta cittadina ivoriana c’è una riproduzione in scala 1:1 di San Pietro (anzi, in realtà secondo Wikipedia è anche di 20 metri più alta).</div>
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<i>Per farsi un’idea della dimensione, in fondo si vede la cupola della San Pietro ivoriana</i></div>
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A dire la verità non è proprio uguale all’originale, anzi, sinceramente è un mammozzone di cemento senza grazia, fatto costruire dal primo presidente ivoriano, Félix Houphouët-Boigny, in mezzo a grandi polemiche, e posso anche capirle. <br />
A Abidjan vedo la cattedrale di San Paolo, costruita da Aldo Spirito, architetto italiano, e scusatemi, sono campanilista anche dall’altro lato del mondo, ma in questo caso si può ben dire ... <i>Italians do it better</i>.</div>
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<i>Sono entrata di sgamo durante la messa della domenica, e sono restata dentro pochissimo in parte perché c’erano 12 gradi e in parte perché ogni volta che provavo a fare una foto alle bellissime vetrate sbucava qualcuno a sgridarmi.</i></div>
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L’ultimo giorno a Bouaké andiamo a Fronan, un villaggio a pochi kilometri, per visitare finalmente la cooperativa di donne con cui abbiamo lavorato: è stata creata negli anni 90 da una ex infermiera per aiutare le donne del suo villaggio di origine. Per tanti anni ha lavorato molto bene, permettendo alle socie di creare un reddito extra da usare per la scolarizzazione dei figli e le cure mediche. Poi la crisi del 2011 (quella che io ho vissuto di riflesso durante il mio primo viaggio in Burkina, qua la chiamano la crisi, ma di fatto è stata una guerra civile che per 5 mesi il paese ha diviso in due) causò danni materiali alle attrezzature, ai campi, e da allora la cooperativa ha praticamente interrotto le attività, riprese a maggio nel 2017. Le donne sono ormai anziane (anche se qua il concetto di anziano è diverso dal nostro, e non è legato solo all’età: fino ad un certo punto sei giovane, poi improvvisamente diventi vecchio decrepito, la mezza età non esiste), tutte analfabete e non parlano francese. Grazie al progetto la cooperativa ha ripreso le attività, ed ora è necessario attrarre nuove forze. Facciamo una riunione in cui la nuova presidente, figlia della fondatrice, ormai troppo vecchia e quasi cieca, parla per loro: è donna giovane, imprenditrice, si è presa l’incarico di ampliare la compagine sociale e far ripartire alla grande le attività. </div>
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Come sempre quando ho a che fare con persone con cui non posso avere una comunicazione diretta, cerco di capirle non tanto attraverso le traduzioni che mi fanno ma guardandole, e attraverso i loro occhi e le loro mani vedo gli anni di duro lavoro, di fatica, di gioie e dolori, e vedo le barriere che ci separano, che non sono solo linguistiche.<br />
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Un capitolo a parte va destinato alla guida. Ho già accennato al traffico incredibile di Abidjan, ogni spostamento prende da una a due ore, ma è la guida quella che veramente mi impressiona: sarà che sono astigmatica e ho problemi con le distanze, ma qua le macchine sfiorano di pochi centimetri macchine, persone, carretti e autobus senza decellerare e con una non chalance (o incoscienza, dipende dal punto di vista) incredibile. E per non parlare delle buche, o meglio i crateri, con l’autista che invece di rallentare sterza senza decellerare, rasentando i mezzi della corsia opposta, che siano biciclette, motorini, automobili o camion.</div>
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Cosa mi resta di questi 10 giorni in Costa d’Avorio, oltre alle infine ore di macchina, al caldo, agli incontri? La consapevolezza, ancora una volta, che l’Africa non è tutta uguale, la Costa d’Avorio è un paese che accoglie dentro di sé mondi diversi, un mondo moderno con il Carrefour, FNAC e 7 Burger King, e un mondo rurale in cui le donne sono analfabete e non parlano francese ma solo la lingua tradizionale, un mondo in cui ci sono centri di ricerca tecnologicamente avanzati, ma l’Agenzia per la formazione professionale di Bouaké non ha i fondi per formare 77 elettricisti sulla manutenzione dei pannelli solari. Lo scontro tra primo e terzo mondo qua coesiste, quello che non hai ma potresti avere lo vedi al di là della strada.
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Proprio per questo la sfida dello sviluppo qua è ancora più possibile e ancora più importante, la riflessione che mi accompagna è ancora quella sul mio lavoro, sul suo ruolo, che forse non è tanto quello di fare ma quello di guardare e raccontare le cose che accadono in un mondo che sembra lontano ma che in realtà è sempre più vicino.
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L’ultima sera con i miei compagni di viaggio andiamo a cena in un ristorante sulla laguna consigliato dalla Lonely Planet, assolutamente introvabile senza la guida: ci arriviamo attraversando un trafficatissimo mercato notturno, e ci troviamo in un cortile interno.<br />
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Con una cieca fiducia nella guida ci addentriamo nelle rovine di una casa e arriviamo in un bel ristorante affacciato sulla laguna, con una bellissima vista sulla città:</div>
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Nonostante la poco rassicurante risposta alla mia domanda se ci siano coccodrilli nella laguna su cui ci affacciamo (“Non tanti” ...), la serata è davvero piacevole, allietata da una leggera brezza, ed il sapore è quello dell’ultima cena delle vacanze, quando stai per lasciare il mare e gli amici dell’estate per rientrare in città a lavorare.<br />
Ecco un altro posto di cui sentirò la mancanza.
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pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-64193959554307491272018-07-14T10:53:00.000+02:002019-08-15T17:59:03.748+02:00Benin, luglio 2018Sono tornata da due giorni dal Benin, un paese che ha un pò messo in discussione l'immagine che mi ero fatta dell'Africa subsahariana. A conferma che generalizzare è sempre sbagliato, perché conoscere qualche angolo di Burkina Faso non significa conoscere l'Africa, né tanto meno l'Africa Sub-sahariana, ma nemmeno il Burkina.<br />
In Benin c'è il mare - e basta la cartina geografica per notarlo - piove - almeno in questo periodo dell'anno - e la vegetazione è rigogliosa. Il Benin è povero ma le città sono moderne con i grattacieli, le spiagge attrezzate e quasi tutte le strade (del centro) pavimentate o asfaltate. In Benin il voodoo è una religione riconosciuta dallo stato e gli stregoni hanno un attestato rilasciato dal Dipartimento di residenza che li "certifica".<br />
Ma partiamo dall'inizio.<br />
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L'arrivo è come sempre, ore d'aereo, nuovo gruppo di compagni di viaggio, senso di sballottamento e di estraneità la prima notte nella nuova camera.<br />
La prima mattina arriva già la prima novità: piove. La terra polverosa è in realtà un pantano: male per le scarpe, meglio per la respirabilità dell'aria.<br />
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La prima giornata vediamo due delle cose che più mi colpiscono di questo viaggio: una clinica ed un carcere, uno dopo l'altro, due cazzotti nello stomaco violenti e inaspettati. Perché lo sappiamo tutti che i malati e i carcerati - soprattutto se minorenni - sono più infelici degli altri in ogni parte del mondo, ma qua lo sono ancora di più. E' inutile stare a descrivere, se ci vai lo vedi, lo senti, lo percepisci, a scriverlo si banalizza e diventa una cosa accettabile.<br />
<br />
All'uscita dal carcere, con la faccia impastata di lacrime, sudore e sporco - perché una bambina di 14 anni detenuta ha ricevuto la visita del figlio di 2 anni, e ce lo porta a far vedere tutta sorridente. Ma in che mondo schifoso abbiamo accettato di vivere ?? - la direttrice del carcere ci offre il cellulare della polizia per rientrare al centro perché piove e a piedi è tutto un pantano. Che avranno pensato le persone che hanno visto passare un pulmino blindato del carcere pieno di bianchi??<br />
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Il giorno dopo andiamo alla Casa Famiglia, il progetto che siamo venuti a vedere. E sono altre lacrime, questa volta di gioia e sollievo, perché questi bambini - che vivevano abbandonati in strada fino a settembre - sono oggi sorridenti, sereni, accuditi. E anche qua le parole non servono a niente, ma in questo caso almeno qualche immagine posso mostrarla.<br />
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Poi ci sono altri incontri, altre visite, altri giorni di caldo, umidità, attese.<br />
Sabato portiamo i bambini in gita a Ouidah, al mare.<br />
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Questa è la porta del non ritorno da cui partivano gli schiavi. Troviamo una guida che ci racconta la storia terrificante, disumana, abominevole, della deportazione degli schiavi, che io traduco per il gruppo. Mi chiedo cosa capiscono questi bambini, che alla loro età hanno già visto che il mondo può essere un posto brutto ma in fondo è una bruttezza dovuta principalmente alla povertà, capiranno che gli uomini possono davvero essere così disumani con altri uomini?<br />
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Ad ogni modo, presto è il momento dei giochi, del freesbee, delle biglie, del ping ping sul mare. I bambini per loro fortuna sono meravigliosi: anche se hanno un vissuto alle spalle di abbandono e miseria, bastano pochi mesi di cure e affetto e tornano ad essere bambini che giocano, ridono e si divertono.<br />
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Gli ultimi giorni li passo a Cotonou, la capitale economica. La città mi spiazza. E' una città moderna (o almeno il suo centro lo è), con palazzi e strade asfaltate, case da 700 mila euro e stabilimenti balneari. C'è dietro un enorme giro di soldi, imprese e banche cinesi, e interessi che non conosco, ed ho la sgradevole impressione che questa città non appartenga ai suoi abitanti.<br />
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Me ne riparto con il solito magone, senso di ingiustizia per questa terra così maltrattata e sfruttata da tutti, africani e europei, desiderio di una doccia che mi tolga di dosso il sudore, nuovi amici e una valigia piena di ananas, manghi e avocado per portarmi un pò del suo sapore a casa, almeno per qualche giorno.<br />
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Un viaggio così dovrebbero farlo tutti, soprattutto oggi, soprattutto chi grida all'invasione, soprattutto chi guarda con sospetto chi è diverso da sé, non tanto per vedere la miseria da cui scappano, ma per vedere, sentire e capire l'umanità, in senso lato e letterale. L'essere umano con i suoi limiti e le sue grandezze, in un ambiente così selvaggio, a volte ostile e a volte ospitale, il modo in cui si creano relazioni e legami tra noi e loro, perché in fondo che non c'è nessun noi e nessun loro.pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0Benin9.30769 2.31583399999999531.3102349999999987 -8.0113145000000046 17.305145 12.642982499999995tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-1898315295838773142018-06-20T10:00:00.000+02:002019-08-15T17:59:12.899+02:00BeninTra due settimane vado in Benin.<br />
Il Benin è questo paese qua:<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiztrFw9060fkBTsoD3rW7M3PCCcWcpfjgFtO5c2cGIQhDuSof0ABmmq-5cPbcyJYfJ7e1vo3d4ttHQ2oL2EJ_JCKboQs2wNJH2eBqaf0U03amFcjfSLCPMlwHoD4pyBEvZwGQekrV40Clm/s1600/Benin.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="443" data-original-width="411" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiztrFw9060fkBTsoD3rW7M3PCCcWcpfjgFtO5c2cGIQhDuSof0ABmmq-5cPbcyJYfJ7e1vo3d4ttHQ2oL2EJ_JCKboQs2wNJH2eBqaf0U03amFcjfSLCPMlwHoD4pyBEvZwGQekrV40Clm/s320/Benin.jpg" width="296" /></a></div>
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La capitale è Porto-Novo, ma la sede del governo è Cotonou.<br />
Il Benin è la patria del vudù.<br />
<br />
Da Wikipedia:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: x-small;">Si pensa che il Vodun (o "Voodoo", come è conosciuto comunemente) o Vodu abbia avuto origine nel sud del Benin per essere poi introdotto in Brasile, nelle Isole Caraibiche, e in parte del Nord America dagli schiavi prelevati da questa zona particolare della Costa degli Schiavi. Il termine deriva dalla lingua fon, parlata nel sud del Benin, e significa «genio», «spirito protettore». Dalle coste del Golfo di Guinea questo antico culto ha poi attraversato l'oceano sulle navi negriere per approdare sulle coste haitiane dove ha conosciuto uno splendore forse maggiore di quello riconosciutogli in patria. Pur assorbendo influenze locali ed esterne, che hanno provocato alcune trasformazioni, il vodu ha mantenuto le sue caratteristiche originali e le sue radici affondano ancora oggi nel fertile terreno della tradizione culturale africana. Rito di possessione per eccellenza il vodu è spesso stato spacciato come fenomeno di estasi collettiva, ma studi più recenti hanno conferito a questo culto la dignità di religione poiché si è riconosciuto in esso una serie di elementi che ne confermano il valore teologico. Dal 1992 il Vodun è stata riconosciuta come una delle religioni ufficiali del Benin, e una Festa Nazionale del Vodun è celebrata il 10 gennaio.
</span></blockquote>
<br />
Più o meno sono queste le cose che so del Benin.<br />
Sarà bene che inizi a studiare.pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-1635669787658263652018-06-16T17:35:00.001+02:002018-06-16T17:35:41.838+02:00BibliotecheSe c'è una cosa che mi manca di una mia vita precedente (quella in cui facevo la studiosa di greco antico), sono le biblioteche.<br />
Ho passato anni nelle biblioteche, per studio prima, ricerca poi, oggi se capita è solo per passatempo.<br />
E' un luogo fuori dal tempo, ovattato, abitata di esseri eterei e silenziosi (o che tali dovrebbero essere) che si aggirano tra gli scaffali, leggono in piedi, seduti o accasciati su tavoli, sedie o per terra, camminano guardandosi attorno, a volte dormono. Amavo trovare il mio posto, tornarci ogni giorno, imparare la disposizione dei libri, muovermi in silenzio per i corridoi di scaffali, scoprire nuove sezioni.<br />
Se chiudo gli occhi rivedo ogni biblioteca che ho frequentato, come una fotografia, la postazione, il silenzio, la concentrazione, le preoccupazioni, le soddisfazioni, le ansie e i sorrisi.<br />
<br />
La prima biblioteca che ho frequentato è quella del Dipartimento di Filologia Classica a Pisa. Ci ho passato 4 anni, conoscevo praticamente tutti almeno di vista, studenti, professori e bidelli; nelle stanze della biblioteca facevamo anche lezione (sono stata tra gli ultimi "vecchio ordinamento", e ho seguito corsi in cui eravamo in 2 o 3, seduti intorno a un tavolo insieme al prof), studiavamo per gli esami, negli ultimi tempi facevo ricerca per la tesi, aspettavo nel corridoio il ricevimento con il prof.<br />
(E' passato talmente tanto tempo che - cercando una foto della biblioteca su internet - che ho scoperto che il dipartimento... semplicemente non esiste più. Si parlava di un trasferimento, ma lo consideravo una leggenda, evidentemente invece oggi è realtà...).<br />
<br />
Con il dottorato sono arrivata alla biblioteca di Filologia greca di Bologna, e là ho iniziato a prendere coscienza della mia dipendenza.<br />
Mi piaceva arrivare presto, essere la prima ad entrare, scegliere dove mettermi, la presa per il computer, prendere i libri e iniziare la mia giornata. E quelle mattine in cui riuscivo davvero ad essere la prima, e per cinque minuti ero sola davvero, e mi sentivo come un bambino da solo in un negozio di giocattoli.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh51zohnCCPuAgSDpWUimxOn0xN_PMi3rI-xzN-7MC4xV-_w30ND42zArYtp0gxZgJkr-1TvSKg91O6rw-3RmRyZZDAUX3QUFx3NztXHmzBNJM5_AAvofGVUNw-xgA_y7K_YyQv_igsPps0/s1600/bologna.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh51zohnCCPuAgSDpWUimxOn0xN_PMi3rI-xzN-7MC4xV-_w30ND42zArYtp0gxZgJkr-1TvSKg91O6rw-3RmRyZZDAUX3QUFx3NztXHmzBNJM5_AAvofGVUNw-xgA_y7K_YyQv_igsPps0/s320/bologna.jpeg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
Durante il periodo di Parigi sono principalmente due le biblioteche che hanno fatto parte della mia vita.<br />
La biblioteca del Centre Gernet, piccola e caldissima in inverno. Le facce erano un po’ diverse dal solito perché non erano tutti antichisti ma capitavano anche sociologi, antropologi, archeologi (e lo so che sembra un pò tutta la stessa zuppa, ma non lo è, quando sei un grecista anche un latinista ti sembra far parte di un altro pianeta). L'anno trascorso a Parigi è stato un anno felice, probabilmente eravamo un gruppetto di simpatici sociopatici, ma mi sono divertita tanto ed è stato forse uno dei pochi momenti della mia vita in cui mi sono sentita "parte" di qualcosa. Da questa atmosfera di condivisione e amicizia resta isolata solo questa biblioteca: a parte non avere il WiFi, cosa gravissima per chi trascorre 8 ore davanti a un PC (ed era il 2007-2008, forse avevo appena creato il mio account Facebook e mi ricordavo di guardarci un paio di volte a settimana), ma la pecca principale erano gli altri abitanti di quel mondo. Francesi antipatici. Non penso ci sia definizione migliore.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4MEIRBqofVK5-U-fWZ8ftAPejpyzjS_YFbD4LowD3XjIhkfAGVia9sIUbfk0AkckN30QSI_8Ia_s7F6mihFMB9aVu-4AOKCKrSTlP8MrbVZD50VoeLhgltMrdgQ9lWax3NVuZuqOA3iH4/s1600/centre+gernet.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1225" data-original-width="1600" height="245" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4MEIRBqofVK5-U-fWZ8ftAPejpyzjS_YFbD4LowD3XjIhkfAGVia9sIUbfk0AkckN30QSI_8Ia_s7F6mihFMB9aVu-4AOKCKrSTlP8MrbVZD50VoeLhgltMrdgQ9lWax3NVuZuqOA3iH4/s320/centre+gernet.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
L’altra biblioteca era quella della scuola normale, sicuramente la mia preferita. E' divisa in due parti: quella antica, gelida d'inverno ma fresca in estate, conteneva la maggior parte dei libri di cui avevo bisogno ma i tavoli erano scomodissimi, con le seggioline in legno tipo scuola materna. Nel cortile avevano costruito un edificio nuovo, tutto a vetrate e molto moderno, dove i tavoli e le sedie erano molto più comodi ma dovevi andare a cercarti i libri nella zona vecchia. Una collezione infinita, almeno per i miei studi, corridoi silenziosi con libri organizzati per argomento, mi sedevo per terra e iniziavo a spulciare tutto lo scaffale alla ricerca di qualcosa di nuovo (nuovo per me, magari era un commento del diciottesimo secolo).<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf8iMt5a6YNHNJWe9uQlA3N1ilhWlwpbEV9ZQRhe6qPt4RHSxZ4JrMbs9_1bunZHgLtvQjUt8DiZpSm18nZ9ZWRa0EsIwuxWETzv2QMR1Efjxa9paf7TunkWG900cW8JURgLVwfPWh1HZ4/s1600/49_ENST_ens_LBo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="875" data-original-width="1318" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf8iMt5a6YNHNJWe9uQlA3N1ilhWlwpbEV9ZQRhe6qPt4RHSxZ4JrMbs9_1bunZHgLtvQjUt8DiZpSm18nZ9ZWRa0EsIwuxWETzv2QMR1Efjxa9paf7TunkWG900cW8JURgLVwfPWh1HZ4/s320/49_ENST_ens_LBo.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Questa trovata online è una foto della parte nuova, fatta evidentemente prima che venissero portati i libri. Non sono riuscita a trovare foto dei corridoi della parte vecchia con il linoleum a terra, ma solo delle aule storiche con i libri di rappresentanza.</td></tr>
</tbody></table>
A Bologna l'ultimo anno ho scoperto l’Archiginnasio. Era l’ultimo anno di dottorato, un anno intenso, di studio matto e disperatissimo. Il sabato mattina la biblioteca del dipartimento era chiusa e così avevo scoperto questa biblioteca dove andavo non per tanto consultare quanto per concentrarmi e scrivere. Mi faceva sentire terribilmente a posto con la coscienza lo svegliarmi la mattina presto del sabato e farmi le mie buone 4-5 ore in biblioteca, in genere senza distrazioni riuscivo a essere molto produttiva, e mi concedevo poi l'alibi di non fare niente per il resto del sabato.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8qOMy-qY3HVCmv0SZurjuGzdmxeOEVQG6DvDq-Oa-hmoA2klg0gVYps1o3Il5pHbXRrAK25-rAiQd3AEZ8mA-xjT1nHLEit98LjDy376BL6tq726afUau2kvl9AstIzhOrMDtrqlqDJqj/s1600/archiginnasio+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="768" height="145" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8qOMy-qY3HVCmv0SZurjuGzdmxeOEVQG6DvDq-Oa-hmoA2klg0gVYps1o3Il5pHbXRrAK25-rAiQd3AEZ8mA-xjT1nHLEit98LjDy376BL6tq726afUau2kvl9AstIzhOrMDtrqlqDJqj/s320/archiginnasio+2.jpg" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggbzqbftLYU-GUbkTbJHquxZ1e7m4SUmqYBv06Ogj1S0EbT7b_N4NryDLYm5pVgpT7b12bIdvfFCdETyYy5LySpepkpPTy42I1YH4p-A9URTva1thTb79G6zJoVu2wRceqz8PphEDw1FHg/s1600/archiginnasio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="416" data-original-width="640" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggbzqbftLYU-GUbkTbJHquxZ1e7m4SUmqYBv06Ogj1S0EbT7b_N4NryDLYm5pVgpT7b12bIdvfFCdETyYy5LySpepkpPTy42I1YH4p-A9URTva1thTb79G6zJoVu2wRceqz8PphEDw1FHg/s320/archiginnasio.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Ci sono poi altre biblioteche che ho frequentate solo per periodi brevi, ma che sono legate a momenti particolari: a Londra (all'Institute of Classical Studies mentre mi concedevo gli ultimi mesi per tentare una carriera che evidentemente non ricambiava il mio attaccamento; l'accesso più semplice e le postazioni più comode che abbia mai trovato), a Parigi (alla Maison de l'Allemagne dove ho abitato per 8 mesi), a Pisa (Aula studio Pacinotti, abitavo proprio sopra, più che una biblioteca è - era - una sorta di centro sociale, in cui si studiava poco e si socializzava molto, ma durante i mesi estivi di preparazione degli esami tutto valeva pur di cambiare aria per mezza giornata).<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6_WGvcmnGxcvORujB8EM4sXaRzFJh2b_pG_RH4iEqU_cp9GGmOYuwpY1weX0uktvxW8Ngl35OOe_z1kgbiX-3Zu4ITjbnCUeiVdvfakjbK2kr25Ygm_4C0WmZc6b6oGp2NoEKxs3tGprs/s1600/london.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="180" height="120" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6_WGvcmnGxcvORujB8EM4sXaRzFJh2b_pG_RH4iEqU_cp9GGmOYuwpY1weX0uktvxW8Ngl35OOe_z1kgbiX-3Zu4ITjbnCUeiVdvfakjbK2kr25Ygm_4C0WmZc6b6oGp2NoEKxs3tGprs/s200/london.jpg" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVjyEpxNs6jEde25pstAOjMNwUCdb6YMbHFCFPqVHUKKao_XTlXD6aASika_bLl44BupEBBNVFGNF7vYDK9I3a8PxxRpQ5a64P0Vk0k1GMt0BSQxGavBXxLBWUtPr6XODrLoJ5JsPB2Avy/s1600/maison+allemagne.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="1128" height="120" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVjyEpxNs6jEde25pstAOjMNwUCdb6YMbHFCFPqVHUKKao_XTlXD6aASika_bLl44BupEBBNVFGNF7vYDK9I3a8PxxRpQ5a64P0Vk0k1GMt0BSQxGavBXxLBWUtPr6XODrLoJ5JsPB2Avy/s320/maison+allemagne.jpg" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD6gGVWdh-mL1RPeGlIoHZGIrE_APLntQEGY_wc9jPtWNG8H9HoFRuB2cuQtsm20VliNoae2ZUflWmC6694WJeZuNAGRTZJrTEAgu4UZ_YuTQ4OJ247QehRyeFKte_rezoUoPpFgS-meTv/s1600/pacinotti.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="334" data-original-width="589" height="120" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD6gGVWdh-mL1RPeGlIoHZGIrE_APLntQEGY_wc9jPtWNG8H9HoFRuB2cuQtsm20VliNoae2ZUflWmC6694WJeZuNAGRTZJrTEAgu4UZ_YuTQ4OJ247QehRyeFKte_rezoUoPpFgS-meTv/s320/pacinotti.JPG" /></a></div>
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Oggi la biblioteca non fa più parte della mia quotidianità, e questo è forse il mio unico rimpianto nei confronti delle scelte che mi hanno portato a fare il lavoro che faccio oggi.<br />
Oddio, una bibliotechina potrei anche dire di averla in casa, ma c'è un'unica postazione che trovo praticamente sempre occupata.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-61694498883249651912018-06-10T07:52:00.000+02:002018-11-25T11:27:30.384+01:00Burkina 5 anni dopo<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="text-align: left;">A gennaio sono tornata in Burkina Faso, 5 anni dopo l’ultimo viaggio.</span></div>
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La principale differenza da 5 anni a oggi è il motivo per cui ho desiderato fare questo viaggio è che ora ho a che fare con il Burkina praticamente ogni giorno perché lavoro in una ONG che opera in questo paese.<br />
Avevo bisogno di tornare a vedere il mio Burkina, e non solo di farmelo raccontare, leggere i report, cercare di capirlo attraverso i dati letti sullo schermo di un computer. Avevo bisogno di vedere la gente, sentire quel caldo, vivere quel tempo dilatato.<br />
<br />
E così a gennaio ho partecipato a un nuovo “viaggio delle disgrazie” come lo chiamo io, o “viaggio di conoscenza” come si chiama in realtà, perché permette ai partecipanti di vedere e sentire, anche se solo per pochi giorni, la realtà di un paese molto diverso dal nostro, e di visitare progetti per i quali hanno fatto una donazione verificando così di persona come questi soldi sono stati spesi.<br />
<br />
Nuovo viaggio e nuovo gruppo. La prima cosa bella di questi viaggi, di cui ti accorgi subito, è il gruppo: sono sempre belle persone, arrivati all’aeroporto di Parigi già lì senti tutti parte di una famiglia, gli daresti le chiavi di casa e gli racconteresti tutta la tua vita.<br />
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<br />
Lo sbarco a Ouagadougou è un po’ come un morso alla madelaine di Proust: riconosco il caldo, riconosco l’odore, riconosco la polvere. E poi la coda ai controlli, le strette di mano con gli amici venuti a prenderci, questa volta amici davvero e non facce nere amichevoli ma sconosciute.<br />
E poi la camera stranamente familiare, anche se non mi sembra di averci mai dormito prima, ma sembra tutto uguale a cinque anni fa.<br />
Questo viaggio è caratterizzato da lunghissimi viaggi in bus, con innumerevoli contrattempi, gomme forate, guasti incomprensibili in qualche modo riparati. E ogni volta che ci fermiamo a bordo strada (per 20 minuti o per 3 ore) tutti salutano, in molti si fermano per chiederci se serve aiuto. E il nostro incredibile autista, di cui non so neanche il nome e che non parla francese, e che una notte la passa a bordo del pulmino in panne in mezzo alla brousse, con grande calma non si mai perde d’animo, e trova pezzi di ricambio in mezzo al nulla, meccanici, motorini per andare a cercare aiuto un po’ più in là.<br />
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L’altra cosa che caratterizza questo viaggio è l’influenza: quella brutta con i febbroni da cavallo, ce la portiamo dall’Italia e ci colpisce quasi tutti. Ho avuto 39 di febbre e ho preso la tachipirina per la prima volta in vita mia. Inoltre lo smog in città è terribile, e sommato all’influenza mi regala una bella tonsillite. L’aria in città è davvero molto peggiorata, ci sono molti più motorini e macchine, e i rifiuti vengono bruciati all’aperto. Arrivando da fuori la città è avvolta da una cortina spessa di smog e traffico lento. Sembra che della modernità arrivino per prima cosa i problemi, e forse dopo i benefici.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicXLqJmC-Ui1jrTOkvJoPbbHGuBIz_pxtbDq7DjSZ5x9HX7D4KShU_U2KQVkZsV6fD9_DI7nLhwkYILYHcSQOh4SV0A8wDV-FEWbGCobLV-tpQiGb4HG3yoh-mDu9CgqQdARBCtd5yYoLl/s1600/20180112_094727.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicXLqJmC-Ui1jrTOkvJoPbbHGuBIz_pxtbDq7DjSZ5x9HX7D4KShU_U2KQVkZsV6fD9_DI7nLhwkYILYHcSQOh4SV0A8wDV-FEWbGCobLV-tpQiGb4HG3yoh-mDu9CgqQdARBCtd5yYoLl/s320/20180112_094727.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Io in versione terrorista con la mascherina per lo smog >.<</td></tr>
</tbody></table>
Ma della modernità è arrivato internet. La connessione dati con la sim locale prende quasi ovunque: a Dori, alle porte del deserto, è possibile fare una chiamata con Whatsapp a casa senza problemi. Nell’Oudalan infatti ci sono le miniere e infiltrazioni di gruppi jihadisti, e per entrambi è fondamentale la connessione internet.<br />
Questo ci porta a una storia che ci ha fatto sorridere. Per dormire a Dori ci dicono che è obbligatorio prendere la scorta, cosi ci fermiamo alla caserma per accordarci con la gendarmeria. Arrivo con il primo pick up, scendiamo dopo un viaggio di 5 o 6 ore e un militare ci chiede i passaporti e ci fa gentilmente accomodare nella guardiola. Dietro di noi due persone sono sedute a terra a guardare la tv. Sono entrambi incatenati a un tavolo. E seduti su quella panca davanti al militare che si tiene i nostri passaporti in mano e il legge attentamente, ci chiediamo come sia passare una notte in cella... Comunque dopo un po’ di controlli, e un’attesa inspiegabile la scorta arriva, una camionetta con 8 militari armati di mitra, che ci scorta attraverso tutto il villaggio fino alla casa di suore dove dormiamo. Una volta arrivati si parcheggiano e fanno quello che presumo faccia normalmente una scorta: guardare il cellulare, chiacchierare, fumare sigarette, dormire a turno. Noi ceniamo e poi ci sediamo sui gradini delle stanze a chiacchierare. Verso mezzanotte uno dei militari, si avvicina e ci chiede che programmi abbiamo per il giorno dopo, perché adesso se ne vanno a dormire in caserma e torneranno domani mattina. Ma non serviva la scorta??? Non abbiamo fatto una bella sfilata per tutto il villaggio guidati dalla nostra impavida scorta in modo che anche l’ultimo dei bambini di zona sapesse che tre macchine di bianchi sono arrivati??? E ora se ne vanno? Di notte i terroristi dormono?<br />
<br />
Questo viaggio è anche un viaggio di messe. Non vado mai a messa, non sono credente, sono profondamente agnostica, ma non sono ostile alle religioni in generale se rispettano la mia libertà, quindi partecipo con curiosità. E ne vale la pena. La religione qua riacquista il suo valore originario, offre una risposta sociale ai problemi dei credenti. Se la vita è difficile, la messa deve dare gioia. Omelie semplici e dirette che parlano in modo chiaro di cosa fare e cosa non fare per essere felici, rituali sentiti, e soprattutto canti e danze. Alla fine di ogni celebrazione, fedeli e prete, anche il vescovo se c’è, si scatenano. E immagino che sia un momento importante è liberatorio per chi vive in un mondo così difficile.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<span style="font-size: x-small;">(Sì, questo è il Paolo Vallesi de "La forza della vita" che ha fatto cantare "Volare" praticamente a chiunque in Burkina)</span></div>
<br />
È ancora il mio Burkina e non lo è più, perché ho uno sguardo diverso su tutto adesso, forse più professionale, ma al tempo stesso tocca qualcosa dentro di me, mette in discussione tutto quello che faccio nel mio lavoro, e quello che sono nella mia vita.<br />
<br />
Cerco tracce che mi confermino che il mio lavoro serva a qualcosa, che gli aiuti aiutino davvero; e li trovo qua e là, ma non come mi aspetto, perché tutto è assorbito e inglobato in questo mondo caldo e polveroso, e niente assomiglia a quei numeri che leggo nei report, così semplici e inequivocabili. Le 354 studentesse del collegio di Dori, ci osservano da lontano ciucciando un <i>sachet d’eau</i>, si fermano a parlare a gruppetti nel cortile, cantano e ballano, ognuna di loro ha un progetto per la propria vita, delle simpatie e antipatie, va bene a matematica oppure preferisce letteratura; i 30 bambini dell’orfanotrofio di Nouna sono una bambina con un vestito da bambola, tre bambini che giocano con una lattina vuota, un neonato in collo alla sua tata che mi guarda ciucciandosi un pugnetto polveroso, tre bambine esili e flessuose che ci osservano e poi scappano ridacchiando. <br />
Davanti al computer finiscono per essere solo numeri, giusti o sbagliati, che tornano o non tornano.<br />
<br />
Tornare è stato bello, mi ha ricordato perché mi piace il lavoro che faccio. Ha risposto alla domanda che tutti quelli che lavorano nella cooperazione dovrebbero farsi ogni mattina, ovvero se fare cooperazione serve davvero? Sì e no. Ma voglio continuare a chiedermelo.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/q4eUV-S_wJk/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/q4eUV-S_wJk?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0Burkina Faso12.238333 -1.56159300000001624.3176355000000006 -11.888741500000016 20.1590305 8.7655554999999836tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-88317148164461711182018-05-27T10:49:00.002+02:002018-06-16T18:23:51.392+02:00Momenti di trascurabile felicità felinaLa sera verso le sette mi metto sul terrazzo con un libro e il telefono. Non fa più tanto cado perché il terrazzo dà a sud e il sole è dietro la casa. I gatti mi girano un pò intorno e poi si accoccolano tra i vasi, sotto la sedie o all'ombra del muretto. Io leggo, guardo qualche video scemo su Youtube, chatto con mia sorella o chiamo mia madre. E aspetto l'ora di cena.<br />
<br />
La mattina subito dopo la sveglia allungo un braccio perché già lo sento arrivare, miagolante, la palla di pelo che si rigira cercando la posizione perfetta. Di solito quella preferita prevede l'appoggio del posteriore peloso sul mio naso, e da lì inizia il concerto di fusa mattutine.<br />
<br />
La domenica mattina mi sveglio presto, purtroppo sono una di quelle che ha la sveglia abitudinaria, e mi sveglio anche senza bip bip. Resto un pò a rigirarmi nel letto, consapevole di non riuscire a riprendere sonno. Alla fine un pò scocciata per la mancata dormita mi alzo, piano piano, per non svegliare Pier che dorme. E faccio colazione. Con calma, leggendo il libro incastrato tra il piattino e la tazza, come quando ero alle medie. I mici se ne stanno sul davanzale della finestra e guardare il nido di piccioni sul palazzo di fronte. Ogni tanto uno si avvicina, allungo una mano e il micio mi dà una nasata ronfante. Poi torna al suo posto di vedetta.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoBXXE3prsV2OeZ0KfhviLBi35Iq2NfEEA4ee3KRl2fkcUS9Hb08R176FnvFwpCjCU5-v_MrwM67C6R_HfHgTalvTPqnZGIP2xr3S59Sacc5ZwJxvI4w-Z6AFYyRdsWhGVYBY8oqzNnG-2/s1600/IMG_2714.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoBXXE3prsV2OeZ0KfhviLBi35Iq2NfEEA4ee3KRl2fkcUS9Hb08R176FnvFwpCjCU5-v_MrwM67C6R_HfHgTalvTPqnZGIP2xr3S59Sacc5ZwJxvI4w-Z6AFYyRdsWhGVYBY8oqzNnG-2/s320/IMG_2714.JPG" width="320" /></a></div>
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* Assolutamente ispirato dal libro di Francesco Piccolo.pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-49648884167597314342016-01-03T17:05:00.000+01:002018-06-16T18:30:29.241+02:00Outing #2C'è una cosa che sento di dover ammettere, nonostante le mie arie da "non mi piace fare shopping, so che in quanto donna dovrei essere geneticamente programmata per amarlo, ma che volete farci, sono fatta così, un pò radical chic e lo shopping e i centri commerciali proprio non fanno per me", ed è che<br />
<div style="text-align: center;">
<b>AMO L'IKEA</b>. </div>
<div>
<div>
Oddio, proprio amore non è, ma basta l'idea di andare a comprare qualcosa all'Ikea per farmi percepire un brivido di eccitamento da shopping.</div>
<div>
Non so se è per la quantità di oggetti dai nomi impronunciabili, o per gli allestimenti che mi fanno venire voglia di vivere davvero in 42 metri quadri in cui c'è anche lo spazio per la cabina armadio e il ripostiglio delle scope, o per le soluzioni geniali, o per cos'altro, ma entrare all'Ikea per me significa entrare nel tunnel, ed è impossibile uscirne a mani vuote.</div>
<div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijjiTl-4BI6McE2R6iBbpYsn_l3EZ5sgsn8kbYk8gasz94mo1O8pseBnlY2ba3oekzT-V9e68kLpmt6c1DBaKILHi26VOMrTfwqYMuWT-wFL0XWYS8EBbq2eE5kGtyY7Ctdtw380rtwy15/s1600/ikea.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijjiTl-4BI6McE2R6iBbpYsn_l3EZ5sgsn8kbYk8gasz94mo1O8pseBnlY2ba3oekzT-V9e68kLpmt6c1DBaKILHi26VOMrTfwqYMuWT-wFL0XWYS8EBbq2eE5kGtyY7Ctdtw380rtwy15/s200/ikea.jpg" width="200" /></a></div>
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E così ieri mi sono trasformata nella <b>moglie da incubo</b>, e con la scusa fintamente accettabile di dover sostituire un carrellino che ho in cucina, ho trascinato Pier all'Ikea di sabato 2 gennaio. Ed era pieno. E abbiamo comprato un centinaio di euro di cose di cui in realtà non avevo bisogno, e solo l'abilità da centometrista di Pier è riuscito a non farmi prendere almeno un altro centinaio di euro in oggetti inutili.</div>
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Ed il bello è che vivo in una casa che sembra un mausoleo dell'antiquariato, in cui non c'è un pavimento pari o una parete diritta, e quindi almeno ai mobili veri e propri devo rinunciare, così come alla maggior parte degli accessori perché fanno a cazzotti con l'ammasso di anticaglie che che ci sono nel resto della casa. Ma l'Ikea è come una <b>grande mamma</b> che ha una sorpresa in serbo per tutti, e quindi riesco sempre a trovare qualcosa che in quel momento mi sembra irrinunciabile e che mi pare adattarsi perfettamente all'angolo in cui ho in mente di metterlo.</div>
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E vogliamo poi parlare di quando torno a casa e passo alla fase del montaggio? Non per vantarmi, ma nella mia vita ho montato una cassettiera <a href="http://www.ikea.com/it/it/images/products/malm-cassettiera-con-cassetti__0107514_PE257196_S4.JPG" rel="nofollow" target="_blank">MALM</a>, un <a href="http://www.ikea.com/ch/it/images/products/aneboda-guardaroba-bianco__71928_PE187560_S4.JPG" rel="nofollow" target="_blank">ANEBODA</a> e ho anche passato un sabato mattina a martellare un FUTON (per la gioia dei miei vicini e del mio coinquilino nottambulo). Alla fine è sempre tutto lievemente tremolante, ma è come un marchio di fabbrica, quel tremolio ti ricorderà sempre che "<b>sì, l'ho montato tutto da sola, senza l'auto di nessuno!</b>".</div>
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Così anche ieri sera, dopo una furibonda canata con Pier (che non si fidava delle mie abilità di montaggio Ikea. Pfui, non sapeva con chi aveva a che fare, ma gliel'ho fatto capire io..) ho montato il mio carrellino, e ho sistemato l'altra mezza dozzina di oggetti inutili in giro per casa.</div>
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Questo idillio è macchiato da <b>una sola irrilevante ombra</b>: l'anno scorso hanno aperto l'Ikea anche nella città in cui abitavo, e ho fatto per scherzo il <a href="http://www.ikea.com/ms/it_IT/rooms_ideas/fitquiz09/index.html" rel="nofollow" target="_blank">test </a>per vedere se potevo lavorare all'Ikea. </div>
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In realtà l'ho fatto due volte, perché la prima volta non ho letto il risultato; allora l'ho fatto fare anche a Pier per vedere se a lui usciva, ed al termine delle domande è uscita una cosa tipo "ehi, benvenuto tra noi collega". Allora l'ho rifatto anche io, e al termine delle domande è uscito (per la seconda volta) "<b>grazie per averci provato</b>": l'ennesimo amore non corrisposto???</div>
pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-86072243825136008762015-08-22T18:02:00.000+02:002018-06-16T18:24:12.583+02:00Buoni propositi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiahRcqmN_NVxRVDxhvgw9jeLnj6roGxS2Nvn0jUURtiUdJooF6UizSP4W7-Jv_2xg1Z3J6kYRa8_-z3sueahYl4ZSES2e3jAdfsCcNojE3sAxEUMq_Z3QnylHnlStlDp5Vj2BjU9r1cySa/s1600/Senza-titolo-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiahRcqmN_NVxRVDxhvgw9jeLnj6roGxS2Nvn0jUURtiUdJooF6UizSP4W7-Jv_2xg1Z3J6kYRa8_-z3sueahYl4ZSES2e3jAdfsCcNojE3sAxEUMq_Z3QnylHnlStlDp5Vj2BjU9r1cySa/s200/Senza-titolo-1.jpg" width="200" /></a></div>
- usare la crema idratante per mani corpo e viso tutte le sere (ho 30+4 anni, e tutte le volte che entro in una profumeria la commessa mi fa sentire in colpa)<br />
- mettermi a dieta<br />
- fare dolci (la è solo apparentemente in contraddizione con il punto sopra: se sono a dieta potrò anche concedermi un dolce ogni tanto senza sensi di colpa, no?? Soprattutto se preparato in casa e quindi privo di olio di palma e di altre schifezze chimiche)<br />
- seguire un corso online dall'inizio alla fine<br />
- prendere il sole in estate<br />
- fare sport (sempre per la storia del 30+4...)<br />
- usare post-it: mettono allegria<br />
- imparare a usare Twitter<br />
- imparare a tenere in ordine la casa, che è diverso da "mettere in ordine": tenere in ordine significa che non devi mai mettere in ordine, perché ogni volta rimetti le cose al loro posto<br />
<br />
Si comincia lunedì ...<br />
<br />pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-24350103440876490352015-07-24T17:45:00.003+02:002015-07-24T22:46:26.271+02:0025 ore o poco più a New York.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Praticamente un secondo, lo so bene. Bisogna tornarci per farsi un'idea che abbia un senso.<br />
Ma...<br />
Ma...<br />
Posso dire che la cosa che mi ha colpito più di tutto (anche più dei grattacieli!!) è la puzza??? E' luglio e fa caldo, e sicuramente lo smaltimento di rifiuti di una città così affollata non deve essere una cosa facile. Ma la puzza di spazzatura e di pipì (umana, canina, felina, meglio non indagare) veramente mi ha accompagnato per tutto il tempo.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcSOiDLFa1APovP3g4GpYNKPDn4_OpJHM485YpzClDooJyX1DBqYE-8_XZZeEfYDfZH-ZPNeIaSIpouL9LJSr1oSZdYUVLxUq2PgCCSxq2YjEze6QcoDagUFzq_vcv3WGtlZqOoG5arqYk/s1600/IMG_20150721_172501.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcSOiDLFa1APovP3g4GpYNKPDn4_OpJHM485YpzClDooJyX1DBqYE-8_XZZeEfYDfZH-ZPNeIaSIpouL9LJSr1oSZdYUVLxUq2PgCCSxq2YjEze6QcoDagUFzq_vcv3WGtlZqOoG5arqYk/s320/IMG_20150721_172501.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Ovviamente parlo solo per le zone in cui sono stata, cioè Upper West Side dove avevo l'ostello (e di questo tra poco), pettezzi di Central Park, Times Square e Fifth Avenue e Greenwich Village dove era la conferenza che mi ha portato a New York (e anche di questa parlo tra poco).<br />
<br />
Puzza a parte ... WOW! E' proprio come nei film!!<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjCqlfW4wXYA1ci7S9TByJfav3lMMbVSoeTJ7nzzs64B_DdoHWcL9I9L7WsdfTao-cf8h_Om0Vu52ggSB8MWD44m7whORjQ8s4NBHkUOenk3zPXyEAE7hwwXsEzsR540SjH2Yr-QZ11E4i/s1600/IMG_20150720_192802.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjCqlfW4wXYA1ci7S9TByJfav3lMMbVSoeTJ7nzzs64B_DdoHWcL9I9L7WsdfTao-cf8h_Om0Vu52ggSB8MWD44m7whORjQ8s4NBHkUOenk3zPXyEAE7hwwXsEzsR540SjH2Yr-QZ11E4i/s320/IMG_20150720_192802.jpg" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNzdJUx1pLhyMEVyyBe3NfwG9r_ALKrtoiCyL23SQGro3FUQiDTNSnmGP26bo4o1UlGaSmfTmSfKVx6rsDhK99ZW3OqPTfP12dMVQ9wW1qqqnrQZX49XuWFEd_0x25obLNjT0cmgdHWaew/s1600/IMG_20150720_192933.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNzdJUx1pLhyMEVyyBe3NfwG9r_ALKrtoiCyL23SQGro3FUQiDTNSnmGP26bo4o1UlGaSmfTmSfKVx6rsDhK99ZW3OqPTfP12dMVQ9wW1qqqnrQZX49XuWFEd_0x25obLNjT0cmgdHWaew/s320/IMG_20150720_192933.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Prima volta a New York e prima volta in un ostello: mi era stato raccomandato e mi sono detta che per una notte andava bene, e comunque era l'unica soluzione accettabile per il mio portafoglio (e comunque letto in camerata da 12 posti a 57 $, che poi diventano 61 con la tessera che devi fare. Senza colazione). Ostello enorme, io ero nella camerata 305!! Pulito, tranquillo, ma ho capito che per questo tipo di viaggi io non sono attrezzata: prima cosa non ho mai le ciabattine da doccia, e poi ho capito l'importanza di questo oggetto:<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSCknaDMA36pyUFodS_8iR2wM7WpL7JdAHezWEbxLMpoSd7NZRepqJ_RjLon7SeOIn4Kj9v6bxmfyXIRCJ0qIJa88F4l7lLLRItw1kVcIMU0hjybjq71aeToN-kZ9fdaRPoe2NrkUwAAOM/s1600/beauty-da-viggio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSCknaDMA36pyUFodS_8iR2wM7WpL7JdAHezWEbxLMpoSd7NZRepqJ_RjLon7SeOIn4Kj9v6bxmfyXIRCJ0qIJa88F4l7lLLRItw1kVcIMU0hjybjq71aeToN-kZ9fdaRPoe2NrkUwAAOM/s1600/beauty-da-viggio.jpg" /></a></div>
E poi la conferenza, sui Social Media. Ed è stato un salto nel futuro. Qua davvero WOW!<br />
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<a href="http://socialmedia4nonprofits.org/" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;" target="”_blank”"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBNNJO65TFCD7PQ1Ps7ThPhxlbsQ6-a5yBHRx_d0qTKTE3zMoJMjGyQSeg9pG37zhVstrKfQIJ_2XlWOMspXUllK3fe9X6OnsXh9DTMb8edN7FWHGnlVFOZ5dx5c742Qdyftuzp-a_Lprh/s320/Social+Media.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Tra parentesi, ho partecipato come volontaria, cioè ho aiutato all'inizio con i badge, e mi sono così risparmiata i 175 dollari di biglietto per partecipare! Altamente consigliato se vi interessa il settore (fanno diverse conferenze all'anno in diverse città d'America).<br />
<br />
E poi il rientro a Washington con il Megabus.<br />
Quello che non capisco è se lowcost significhi servizio senza confort aggiuntivi o semplicemente servizio di m***a. Perché io capisco ridurre al minimo le spese, ma lasciare centinaia di persone ad aspettare a una fermata dell'autobus sotto il sole per un'ora, per poi comparire magicamente dal nulla e urlare che a causa del traffico l'autobus arriverà tra mezz'ora (traffico a New York alle 6 del pomeriggio: davvero?? non l'avrei mai detto!!) va oltre il "senza confort aggiuntivi". Personalmente ci aggiungo anche il fatto che non ho cenato, e che durante l'attesa mi sono distrutta una spalla tenendo la borsa (per 25 ore non porti la valigia, ma infili pigiama e spazzolino in borsa, e alla fine pesa, non si sa come ma PESA) perché a terra veramente non si poteva posare.
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3gnhD1Kcrkg9wicllxNA-vpwHlYqpeMwTbP0bPIdBJbga27Xl8Ps5ZuA7nreGaqGR3uwGOseCKj_fxb2UufKiG0xZVhZr40kPvI2y9KIqN_-h6NXZACIX8kZfLjXo5F3QowUbr9Ncl-N5/s1600/IMG_20150721_174736.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3gnhD1Kcrkg9wicllxNA-vpwHlYqpeMwTbP0bPIdBJbga27Xl8Ps5ZuA7nreGaqGR3uwGOseCKj_fxb2UufKiG0xZVhZr40kPvI2y9KIqN_-h6NXZACIX8kZfLjXo5F3QowUbr9Ncl-N5/s320/IMG_20150721_174736.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Ma se non vi rompono i ritardi, il Megabus è davvero low cost: 40 $ A/R DC New York, invece degli oltre 200 del treno.<br />
<br />
Come prima impressione non è del tutto positiva, ma c'è tempo per cambiare idea, prometto!<br />
See you soon New York!<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWA03U5VSsKULCb9ReLptcEsQI_fM09A9zhQWUXU0bzqliuXimx0L0OJT3gpMYSCUxwg5tX5mmL4Wo0deof8z5RtxftAOocr3qyQ7v7njLyugj5siWmoL0XjyHmNyPbm3IcEZb7lHlJU5d/s1600/IMG_20150720_165035.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="188" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWA03U5VSsKULCb9ReLptcEsQI_fM09A9zhQWUXU0bzqliuXimx0L0OJT3gpMYSCUxwg5tX5mmL4Wo0deof8z5RtxftAOocr3qyQ7v7njLyugj5siWmoL0XjyHmNyPbm3IcEZb7lHlJU5d/s400/IMG_20150720_165035.jpg" weigh="100%" width="100%" /></a></div>
<br />pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0New York, New York, Stati Uniti40.7127837 -74.00594130000001840.3275822 -74.651388300000022 41.097985200000004 -73.360494300000013tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-1697123570631941922015-07-17T17:22:00.002+02:002015-07-17T17:25:50.043+02:00America!Sono a Washington da tre settimane, e la sensazione di essere un bambino in un negozio di caramelle sta piano piano diventando un'abitudine.<br />
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Qualche giorno fa andando in ufficio ho notato questi:<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhS4D3_4EPhjanuF1if3qvhqh4LUfUfwu2NJBaKu9XU_dd8HfS09sI7T5FMuJFePVqRAc8Zjtwp_tC5GK8JcPhxAe74AuMgtdV3vJeg5e6IsaOByUjNBaXfLTDI-ylDaElo0M5-xjrk5pu/s1600/IMG_20150710_082455%255B1%255D.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhS4D3_4EPhjanuF1if3qvhqh4LUfUfwu2NJBaKu9XU_dd8HfS09sI7T5FMuJFePVqRAc8Zjtwp_tC5GK8JcPhxAe74AuMgtdV3vJeg5e6IsaOByUjNBaXfLTDI-ylDaElo0M5-xjrk5pu/s320/IMG_20150710_082455%255B1%255D.jpg" width="240" /></a></div>
<br />
Ce ne sono praticamente ad ogni portone, servono ai pompieri per attaccarsi all'acqua, e mi sono chiesta dove si attaccano i pompieri da noi, perché di idranti io non mi ricordo di averne visti.<br />
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La signora delle pulizie del palazzo in cui lavoro ogni giorno mi sorride e mi saluta, e se sto cercando le chiavi per l'ascensore mi schiaccia lei il pulsante del piano. Tutti salutano l'autista quando scendono dall'autobus, e l'autista risponde augurando buona giornata.<br />
E anche i ragazzi che sono alla cassa del posto in cui vado a prendermi il pranzo sono sempre ultra gentili (anche se immagino che con loro c'entri il marketing) e mi creano ansia da prestazione, perché non sempre capisco quello che mi dicono e faccio un sorrisino da scema e borbotto un "thank you" sorridendo.<br />
Sono tutti davvero super gentili, ed è strano in una società che ha inventato mille sistemi per evitare il contatto diretto tra le persone, puoi fare praticamente tutto online, ma le persone fuori ti sorridono e ti augurano una buona giornata.<br />
<br />
E ancora: praticamente su ogni confezione alimentare trovi scritte che assicurano che il cibo contenuto non contiene grassi, zuccheri, colesterolo, sostanze cancerogene, OGM, o altre cose dannose. Sembrano tutti ossessionati dal cibo sano e dalla vita sana, tutti corrono, fanno sport, vanno in palestra. Ma non era questa la patria degli obesi e del cibo spazzatura?<br />
<br />
Non ho ancora fatto molto la turista perché fa caldo ed è umido, ma ho visto i fuochi del 4 luglio, una protesta davanti alla Casa Bianca, i cerbiatti nel campus di Georgetown, e il Vietnam Veterans Memorial.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_JrKthEjJL4B-zwwKmkYIxTekyFa1NkMRaom0tn3RcJbU_UpMN0ArcUAs-jzx6SAhM8dsw_reRlPV4xg_QllxESHf8EU7_nDG673hxl-I3qs1F45X3a0_Hq0lYyFYYOEYhYur7UNNkcrC/s1600/IMG_20150626_123553.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_JrKthEjJL4B-zwwKmkYIxTekyFa1NkMRaom0tn3RcJbU_UpMN0ArcUAs-jzx6SAhM8dsw_reRlPV4xg_QllxESHf8EU7_nDG673hxl-I3qs1F45X3a0_Hq0lYyFYYOEYhYur7UNNkcrC/s320/IMG_20150626_123553.jpg" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGBPoZnJHzqbnaNScQBUCLGhcwpc2xphs1x4VOwWOppF2ldmyRrLAF4XvPsoLjPgXdnpmmNJE_g7eQkw8t1EgT86snBsxOTi4lJJonWYmGcr9C9C23HAdPoT5etbM6eJt-RNxEcYHM2oWD/s1600/IMG_20150630_201538.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGBPoZnJHzqbnaNScQBUCLGhcwpc2xphs1x4VOwWOppF2ldmyRrLAF4XvPsoLjPgXdnpmmNJE_g7eQkw8t1EgT86snBsxOTi4lJJonWYmGcr9C9C23HAdPoT5etbM6eJt-RNxEcYHM2oWD/s320/IMG_20150630_201538.jpg" width="320" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5yCtP7mnmwBobyKphorcleQq1OESCxn2gVmF32mJdgKfvnUwHlqCy-uJB_RTJnw4IbKu_BVHzvfO3mQLD2u3iolBNpO7AShAyfxkxQhN-qiXrVpAd1owAlNOk8fxHzDp-XYXYNJT7BgnU/s1600/IMG_20150705_120845.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5yCtP7mnmwBobyKphorcleQq1OESCxn2gVmF32mJdgKfvnUwHlqCy-uJB_RTJnw4IbKu_BVHzvfO3mQLD2u3iolBNpO7AShAyfxkxQhN-qiXrVpAd1owAlNOk8fxHzDp-XYXYNJT7BgnU/s320/IMG_20150705_120845.jpg" width="320" /></a></div>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/gTPjm-sf7nE" width="560"></iframe>
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<br /></div>
Sono abituata a questa partenze più o meno improvvisate, con più o meno aspettative, per periodi più o meno lunghi, ma questa volta, per la prima volta, sento di avere qualcosa a cui tornare. Una casa a cui appartengo, con dentro un uomo che amo e un gatto che adoro. In un paesino minuscolo, che dovrebbe andarmi stretto ma in cui invece mi trovo bene, con le mie abitudini che cambiano ma restano in fondo sempre le stesse.pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0Washington, Distretto di Columbia, Stati Uniti38.9071923 -77.03687070000000938.7094713 -77.3595942 39.1049133 -76.714147200000014tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-43066291218156146732015-05-09T13:30:00.002+02:002018-06-16T18:24:12.579+02:00Nuovi arriviDa un paio di mesi la nostra casa ha accolto una nuova arrivata.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp4_sDkPLr0bcNCMJn_dCoQD18ieUorg7vQ24gxx1zjZ9KVu1mfJKeXy7dIv-OfEzeXdvQ_bpmiePRO2yT6msDpCR_2KILr3B3eYc_kSk4IbkcJrZ7sAA-EVH3yLLj623yVzb8VubjG2Xg/s1600/gatto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp4_sDkPLr0bcNCMJn_dCoQD18ieUorg7vQ24gxx1zjZ9KVu1mfJKeXy7dIv-OfEzeXdvQ_bpmiePRO2yT6msDpCR_2KILr3B3eYc_kSk4IbkcJrZ7sAA-EVH3yLLj623yVzb8VubjG2Xg/s320/gatto.jpg" width="320" /></a></div>
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Da un paio di mesi ci svegliamo alle 5 del mattino tutti i giorni con una pallottola di pelo che balza sul letto e inizia a annusarci la faccia, mordicchiarci i piedi, miagolare con il tono che dice "<b>oh, sveglia, è ora di giocare, giocare, giocareeeeeeee</b>", perché tu vaglielo a spiegare che il sabato e la domenica la sveglia non suona, e che comunque se uno si sveglia alle 5 una mattina perché ha un treno da prendere non è che poi da quel giorno in poi si sveglierà sempre alle 5.<br />
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Da un paio di mesi il 50% delle nostre conversazioni riguarda il cibo/la cacca/il pelo/la crescita del gatto. Inizio a capire i neo-genitori...<br />
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Da un paio di mesi se ti siedi su una poltrona (se <u>ti lascia</u> sedere su una poltrona) ti alzi ricoperto di peli.<br />
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Da un paio di mesi la sera verso le 10 siamo tutti e due accucciati per terra a fare versi come scemi e a lanciare palline esultando se gli corre dietro.<br />
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Da un paio di mesi faccio sempre tardi a tutto, perché proprio mentre sto uscendo di casa, fa qualcosa di tremendamente buffo o tenero o divertente che non puoi non fermarti per farle una coccola o giocare con lei.<br />
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Da un paio di mesi quando torno a casa stanca, magari con un pò di giramento di scatole, me la ritrovo per le scale di casa che mi guarda come per dire "<b>oh, eccoti, lo sapevo che tornavi per giocare e farmi le coccole!</b>".<br />
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Da un paio di mesi quando lavoro al computer a casa, lei si sistema sulla mia sedia dietro il mio sedere (sì, mi tocca stare in pizzo in pizzo alla sedia, ma su un'altra sedia non funziona), e si fa delle ronfate epiche, per svegliarsi ogni tanto, darmi una capatina, prendersi due coccole e rimettersi a dormire.<br />
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Ebbene sì, da un paio di mesi il suo piano diabolico di conquista di casa nostra (e poi del mondo) sta funzionando a meraviglia.<br />
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<table>
<tbody>
<tr><td><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQQFN20jxH4r8pS6zI4UCap7UQCt2GaetromdNfAMRZavROBG6Jvk63Qkw93sbBaT6k-BiwAyoYNWzRnjIcNipCbT6nfPm3EUXyG3AmLZNi5k4kk4AmzBSoed_z3e4DzPoVUplUz8qm6_9/s1600/gatto+in+cucina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQQFN20jxH4r8pS6zI4UCap7UQCt2GaetromdNfAMRZavROBG6Jvk63Qkw93sbBaT6k-BiwAyoYNWzRnjIcNipCbT6nfPm3EUXyG3AmLZNi5k4kk4AmzBSoed_z3e4DzPoVUplUz8qm6_9/s320/gatto+in+cucina.jpg" width="240" /></a></div>
</td><td><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE02YPBlaQT0axuyFU5BPvxOgZBHzsyz9_KCH3lCLbUgz5d6nKA9gjhQnj4jGw6bczipuBVVD_vwoFyWu3ZvTbJURGgCa8PtMmI2mjyb601VwIDID-oPK1YqpQktSHRfGPtI4sQhJaru2d/s1600/gatto+nel+cestino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE02YPBlaQT0axuyFU5BPvxOgZBHzsyz9_KCH3lCLbUgz5d6nKA9gjhQnj4jGw6bczipuBVVD_vwoFyWu3ZvTbJURGgCa8PtMmI2mjyb601VwIDID-oPK1YqpQktSHRfGPtI4sQhJaru2d/s320/gatto+nel+cestino.jpg" width="240" /></a></div>
</td></tr>
<tr><td><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLQxxG8usqriWVjZvewuR7qfMd_VE-tkGnuS0cpYh4j8F4WtOt4JhUkEmi5mTACGf_LkRP767r9Y4XDlIXGhLUNB9G0irR2fgXsWA9LyuFCM1fPl4OaTT5r585QUXrVk5x1-6jLIpnaJec/s1600/gatto+spiritato.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLQxxG8usqriWVjZvewuR7qfMd_VE-tkGnuS0cpYh4j8F4WtOt4JhUkEmi5mTACGf_LkRP767r9Y4XDlIXGhLUNB9G0irR2fgXsWA9LyuFCM1fPl4OaTT5r585QUXrVk5x1-6jLIpnaJec/s200/gatto+spiritato.jpg" width="240" /></a></div>
<br /></td><td><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh74j4b3SYsjjm5OiTRMz-L_pSWdIlaBKVD8rDEARFbgp12KPsOYMo11xX-mTvHkFlUh91tRAJgwiOxVMCGS7eHXFqNxnfMFQbBhiP7fin0z3wFNrrihZE_OhgDZMiaQ15Byub7kPOJkCj7/s1600/gatto+sul+letto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh74j4b3SYsjjm5OiTRMz-L_pSWdIlaBKVD8rDEARFbgp12KPsOYMo11xX-mTvHkFlUh91tRAJgwiOxVMCGS7eHXFqNxnfMFQbBhiP7fin0z3wFNrrihZE_OhgDZMiaQ15Byub7kPOJkCj7/s320/gatto+sul+letto.jpg" width="240" /></a></div>
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<tr><td><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguThA_Vk5bU8H3jmDIME-blGCO73_Q6EpNuuselcZ5NhiWzAOzrZVUI8n5cwhEh0ZYNqKxSJWh-CAYYBBFgC6CllFJVHMTrMVFirtfdQrVsvPRfXlov1L7GLdh1bym0QSxMBH4p1g7IU5h/s1600/gatto+nel+cestino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguThA_Vk5bU8H3jmDIME-blGCO73_Q6EpNuuselcZ5NhiWzAOzrZVUI8n5cwhEh0ZYNqKxSJWh-CAYYBBFgC6CllFJVHMTrMVFirtfdQrVsvPRfXlov1L7GLdh1bym0QSxMBH4p1g7IU5h/s320/gatto+nel+cestino.jpg" width="240" /></a></div>
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</div>
<br /></td><td><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmcYkJn5DemYfLZASTnUyzrsH4bFezLm2eacnvzLsV8kOEwYuFWfqTAhKPXnOIz1d4eyHp76dWXbRbVowYDYZGHJnn9dpXyE2hYzD-2XrcTG7z7CF0EBBruqS_85x4jyGFQ71nTk-wNSes/s1600/gatto+in+bagno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmcYkJn5DemYfLZASTnUyzrsH4bFezLm2eacnvzLsV8kOEwYuFWfqTAhKPXnOIz1d4eyHp76dWXbRbVowYDYZGHJnn9dpXyE2hYzD-2XrcTG7z7CF0EBBruqS_85x4jyGFQ71nTk-wNSes/s320/gatto+in+bagno.jpg" width="240" /></a></div>
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</tbody></table>
* Per chi se lo chiedesse è un gatto siberiano, perché Pier è allergico ai gatti e questa razza in particolare è considerata ipoallergenica (<a href="http://www.siberianidisansone.it/il-gatto-siberiano/" rel="nofollow" target="_blank">andatevelo a leggere qua se vi interessa</a>).pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0San Miniato PI, Italia43.6829641 10.85511959999996643.6370321 10.774438599999966 43.7288961 10.935800599999967tag:blogger.com,1999:blog-1773720490330319790.post-19417675147762445152014-12-25T22:01:00.001+01:002018-06-16T18:26:18.337+02:00Ed è davvero un buon Natale!Natale in famiglia, con il primo albero di Natale in una casa davvero "nostra", vischio e agrifoglio in ogni angolo, e un delirio di gadget natalizi sparsi per casa.<br />
E questo è il regalo che io e la sister ci siamo fatte...<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt-eU4YNp-b7mFLQwXwUzk-1BABGK2w7FOFQFpAP5aZjgHjiGZOYPgGwsOiy4DzHV5qkoxw0JE4zqmHm-FL3FQM3hw0XHwMnA2ggr27HDhZaeJNu-raY78pQrrF_Pjp7REll74uYKyA02b/s1600/IMG_20141225_185006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Casetta di pan di zenzero" border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt-eU4YNp-b7mFLQwXwUzk-1BABGK2w7FOFQFpAP5aZjgHjiGZOYPgGwsOiy4DzHV5qkoxw0JE4zqmHm-FL3FQM3hw0XHwMnA2ggr27HDhZaeJNu-raY78pQrrF_Pjp7REll74uYKyA02b/s1600/IMG_20141225_185006.jpg" title="Casetta di pan di zenzero" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Ed è solo è l'inizio, perché per chi non lo sapesse la sister di mestiere fa <a href="http://marialuisapacini.blogspot.it/" rel="nofollow" target="_blank"><b>questo</b></a>, e per l'anno prossimo abbiamo intenzioni molto bellicose...<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1F-Dy-PR-8OYmlgynha9Bp1VbIykqH6NMbhqC5CVA1AnuwW1ldlarhHfwrA_oim0PoIRo2beNKuT_NRVm41avu0T-_TQxIAqtIGOEFdnwlsz4B1xNSOtrCFi3ZY1UDLKrv7BaiEpJRVO3/s1600/plan+72+nera.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Bozzetto teatrale" border="0" height="292" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1F-Dy-PR-8OYmlgynha9Bp1VbIykqH6NMbhqC5CVA1AnuwW1ldlarhHfwrA_oim0PoIRo2beNKuT_NRVm41avu0T-_TQxIAqtIGOEFdnwlsz4B1xNSOtrCFi3ZY1UDLKrv7BaiEpJRVO3/s1600/plan+72+nera.jpg" title="Bozzetto teatrale" width="400" /></a></div>
<br />pacinottahttp://www.blogger.com/profile/14930091398842232549noreply@blogger.com0