16 maggio 1915

Ogni tanto tra le centinaia di lettere che la mia famiglia ha lasciato in questa casa, ne trovo qualcuna che apre una nuova luce sulla raccolta di quelle del mio bisnonno dalla guerra.

Ce ne sono due scritte a Augusta lo stesso giorno, il 16 maggio 1915, una da Cornelio e una da sua madre. Augusta si trovava a Macerata, dove si era trasferita insieme ai figli per seguire il marito che era stato trasferito là l'anno prima per insegnare presso una scuola superiore. Li aveva raggiunti anche Noemi, una delle sorelle di Cornelio, per prepararsi all'esame da insegnante. Ad aprile Cornelio era stato richiamato a Pistoia (la prima lettera della raccolta è del 18 aprile) per l'addestramento in attesa della dichiarazione di guerra.

Il 16 maggio 1915 Cornelio scrive da Pistoia (manca il finale della lettera):

"Carissima Augusta
scrivo col lapis perché qui in camera non c’è né calamaio né penna. Ho avuto un’ora di tempo per mangiare e pulirmi un po’, da stamani alle cinque. Siamo in mezzo ad una grande confusione. Centinaia e centinaia di uomini che si vestono e si preparano chi sa per quali destini! … le speranze buone ci sono per un’ora poi per due si dispera… poi si torna nuovamente a sperare! E quanti siamo qui ufficiali con moglie e figli e tutti sospirano come uno e attendono, interrogano trepidanti il destino! Ma è bene per tutti rimanere ancora in mezzo alle illusioni che cosa dobbiamo fare! Fatevi coraggio e pregate per me per tutti che questa situazione si schiarisca e che come una bolla di sapone si dissolva. Lo stomaco mi duole da ieri sera per tante e tante ragioni. L’abbandono di voialtri che vivete in ansia, il pensiero del domani e così via.
Ma coraggio per ora… ! non ci sono ordini per niente. Chi sa quanto staremo qua! Le condizioni in cui mi trovo non sono buone ma cerco farmi coraggio e dovete farvelo anche voialtri. Anche se dovessimo trovarci davvero alla guerra che per ora è sempre una ipotesi, speriamo di essere fortunati. Vi consiglio però di partire. Se dovesse essere dichiarato il principio delle ostilità per diversi giorni non potreste viaggiare. Sistematevi come meglio potete. I libri miei lasciali tutti presso Paradiso che me li custodirà volentieri. Dico così perché anche per ragioni di sicurezza la permanenza sotto le armi sarà certamente lunga.
Non vi spaventate, non vi allarmate per ora non c’è niente, niente veramente. Non c’è che lo scopo di fare un po’ di paura armandoci fino ai denti. Fate dire una messa ai vostri cari morti che preghino per noi per tutti. Perché anche il pericolo lontano si allontani di più e sparisca.
Avvisatemi di quello che fate, delle decisioni che state per prendere. Ricordatevi che io sono sempre con voi presente e che soffrirei troppo se vi vedessi costernate e confuse. Spero potervi venire incontro per lo meno a Firenze e forse più in là- a vederci quindi a presto e raccomando tranquillità. Vi ripeto che per ora fa parlare la paura che non c’è niente di nuovo [...]
".


Questa foto fu scattata probabilmente nei mesi prima della partenza, poiché porta la fascia nera al braccio per la morte della madre avvenuta il 19 marzo dello stesso anno.
Sembra un pò infagottato in quei panni che non sono i suoi, frastornato dalla confusione di una vita che non conosce, lui professore di matematica, abituato al massimo al chiasso degli studenti durante la ricreazione. Fa coraggio alla moglie, che deve organizzare il viaggio di ritorno da Macerata per tornare in Toscana, e fa coraggio a se stesso che della guerra sa solo quello che ha letto sui libri.

Sempre il 16 maggio Maddalena scrive alla figlia questa lettera:

"Cara figliola,
[...] stavano per fare colazione, si sente una scampanellata, Bianca va a vedere e tutta rossa dice che è il Professore ... il babbo cessò, bevve solamente, io non avevo parole, solo un tremolio interno che mi toglieva tutta la forza anche di parlare, ti puoi immaginare, poi dopo ci si ricompose, ma lì per lì, pensai a te a Noemi ed ebbi uno di quei dispiaceri che subito mi si guastò il corpo. Cornelio poveretto si faceva coraggio assai, si cerca la roba che gli ci voleva poi si fece la cassetta e dopo salutati i conoscenti alle 3 e 1/2 partì per Pistoia e subito ci scrisse e stamani abbiamo ricevuta la sua cartolina che si presentò e fu destinato al 126° reggimento e che per ora non sapeva dove l'avrebbero mandato, ci avrebbe informato quando saprà la cosa. [...]
".

Queste parole nella mia mente rendono tridimensionale la foto di Cornelio, lo mettono in movimento, fanno intravedere una fragilità che normalmente nelle sue lettere nasconde. E' la partenza del soldato, visto dagli occhi delle donne che restavano a casa ad aspettare, lavorare, sperare e disperare, accudire i figli e conservare per loro il ricordo del marito, padre, figlio, fidanzato o amico lontano. 

E' un tema tipico della retorica di guerra, ma a cui nessuna famiglia scappa.

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