Foto dalla montagna

Siccome lo scavo tra le lettere langue (dopo averle trascritte tutte e 444 ora sto cercando di decifrarne il contesto, ed è un continuo ribadire la distanza che c'è tra la storia dei libri e la storia che hanno vissuto le persone), mi sono buttata tra le fotografie. Perché tra le lettere e sparsi un pò in giro nei cassetti ci sono qualche decina di foto, alcune troppo sbiadite, la maggior parte di formato minuscolo, ma fotografandole con il cellulare riesco poi ad ingrandirle.
Sono foto scattate in momenti di riposo chiaramente, molte riprendono gruppi di soldati tra cui il mio bisnonno che riconosco spesso grazie ai suoi baffoni, alcune mostrano le trincee, il filo spinato, gli accampamenti.
Eppure quella che mi piace di più è questa, anche se certamente non è la più bella o la più significativa:


Non so dove sia stata scattata, ma mi sono convinta che si tratti dell'altopiano di Asiago, dove Cornelio combatté nel 1916. 
La foto (8,5 x 6 cm) è sfocata, i soldati non si vedono in faccia e non si capisce cosa stiano trasportando, si intuisce solo la fatica della marcia e il peso dei fardello. Fa anche caldo, siamo in estate e lontani dal riparo dagli alberi il sole picchia sulla testa.
Cornelio, o chiunque sia stato l'autore della foto, a un certo punto si ferma e si gira ad aspettare il resto del battaglione; e forse rimane impressionato dall'imponenza della montagne, pensa che quei soldati sembrano delle formichine che trascinano le loro povere briciole con fatica e ostinazione, spinti da una forza sorda e cieca. 
Ed intorno la montagna, gli alberi, la natura non si curano delle sciagure di queste minuscole formichine.

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