IL PESO DI UN SORRISO

Ieri ho passato la giornata in un centro commerciale a vendere mele a scopo benefico (anche se di vendita in realtà non si trattava, bensi di un contributo per un progetto, mentre le mele venivano offerte come simbolo del proprio impegno). Sono stata in piedi quasi tutto il giorno, ho ripetuto centinaia di volte la solita filastrocca acchiappa-attenzione, ho driblato bimbetti, carrelli, passanti maratoneti, ho cercato di attaccare bottone con almeno un paio di centinaia di sconosciuti. Quest'ultima in particolare è una cosa che detesto, perchè detesto quando lo fanno a me, perchè mi sembra una invasione e non mi piace parlare con gente che non conosco. Ma credevo in quello che facevo e quindi l'ho fatto. E alla fine abbiamo venduto 170 sacchetti di mele, e non ci credevo proprio che ce l'avremmo fatta quando ho visto quel pancale che sembrava non finire mai.
Di scuse per non fare l'offerta e prendere quelle benedette mele ne ho sentite tanta, dall'allergia alle mele, a quello che ci diceva di pensare a Genova invece che ai bambini del Togo, a quelli che ci dicevano che tra un pò ne avremmo bisogno noi di raccolte fondi, a quelli che avrebbero comprato le pere, ma mele proprio no, a quelli che preferiscono le mele del loro albero, a quelli che non le mangiano o che ne hanno già comprate troppe, a quelli che non credono che i soldi vadano davvero in Africa, a quelli che fanno già tanto di beneficenza, al signore che ci ha svelato che nel 1867 hanno fatto un convegno per il controllo delle menti e nel 1947 per il controllo del clima (!).
Alla fine di questa giornata una considerazione forse banale ma dovuta: meglio sono vestiti meno si fermano. E fin qui niente da dire, libera scelta, anche io faccio parte di quella folta schiera di persone (per lo più under 40) che non si fermano mai, ma di solito sorrido e dico no grazie, buona giornata e tiro dritto. Non guardo il volontario (o peggio venditore sottopagato) come se fosse un pidocchio, indeciso se schiacciarlo con la scarpa o evitare di sporcarsi la suola! 
Quello di venditore è un lavoro ingrato, lo aveva sperimentato la sister quest'estate, ma ti insegna ad apprezzare davvero il valore di un sorriso, anche solo accennato. 

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