DI CASE E DESERTI

Ho sempre trattato male Pisa.
I primi due anni di università consideravo il fatto viverci un castigo, dopo i cinque anni di "bella vita" milanese. Gli ultimi due anni di università non vedevo l'ora di scappare, e ho festeggiato quando sono andata a Bologna. Dopo quattro anni da girovaga sono tornata a Pisa e continua a non piacermi. Continuo a sentirla un'opportunità persa; con tutti gli studenti che ci sono dovrebbe essere una città vivace, allegra, ed invece la sento apatica e fannullona.
Il primo maggio ho deciso di non intasare le strade verso mare e montagna, ma di andare a fare una passeggiata in giro per Pisa. Che a parte l'arteria centrale era praticamente deserta. Solo studenti accigliati, con un esame alle porte che passavano il giorno di festa in casa sui libri, usciti per comprare le sigarette o per cercare qualcosa da mangiare veloce. 
A me piacciono le città deserte, nude di persone, mi affascinano da sempre. Ho cercato le città deserte dovunque, svegliandomi all'alba per percorrerne le strade, a Bologna, Parigi, Londra,  San Miniato. Anche a Ouaga mi sono svegliata alle 4 per vedere l'alba (e ho scoperto che non è mai deserta, cambia solo abitanti).
E ho scoperto che anche Pisa, in fondo, un pò mi piace, un pò comincio a sentirla casa mia.

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