Diario di un trasloco

E alla fine ci sono ritornata al paesello.
In realtà non me ne ero mai veramente andata, e alla fine con Pier abbiamo deciso che pagare un affitto (seppur più vicino al lavoro) e avere una casa vuota (a mezz'ora dal lavoro, e che sarà mai??) non aveva davvero senso.
Una volta comunicata la decisione al padrone di casa ci siamo presi i nostri sei mesi per organizzare il trasloco. Lo so che tutti quelli che traslocano considerano il proprio trasloco il peggiore in assoluto, ma sei mesi per traslocare 55 metri quadri di casa più garage non è male.
I primi mesi li abbiamo passati a svuotare la casa "nuova", che nuova non è, perché è la casa degli antenati, in un cassetto ho trovato l'atto di vendita, vergato a mano con il pennino, datato 1894. E quel che è peggio è che dopo la morte della bisnonna negli anni 70 la casa è rimasta una specie di mausoleo di famiglia, con cassetti pieni di lettere, vecchi quaderni, vestiti e cappelli antichi e altre cianfrusaglie varie. Tutte cose meravigliose, cariche di significato e storia per me, e in alcuni casi di qualche valore anche. Ma converrete tutti che nell'armadio sarebbe meglio trovarci i miei di vestiti, e non le camiciette di pizzo della mia bisnonna (che doveva essere alta un metro e mezzo, ecco da chi ho preso ...)
Siamo partiti dalla soffitta, svuotata, verniciato il pavimento e più o meno pulita.

Soffitta prima
Soffitta dopo
E questa sono io in versione CSI
che imbianco le scale della soffitta

E poi in casa, spostare mobili, riempire scatoloni di lenzuola, lampade, libri, medagliette, scampoli di ricamo, bottoni, e mille altri oggetti. Tutto etichettato e impilato in bell'ordine in soffitta.
Tutto pronto per quel giorno (non troppo lontano temo) in cui per pagare le bollette dovremo mettere un bel banchetto al mercatino dell'antiquariato della prima domenica del mese al paesello.



Poi selezionare e impacchettare le cose che erano a casa di Pier, preparare decine di scatole e portarle al paesello in un numero imprecisato di viaggi avanti e indietro.
E qua viene la solita domanda, che prima o poi tutti quelli che traslocano si devono fare: ma quanta roba possono accumulare due persone che vivono in una casa da quattro anni? E meno male che la maggior parte della mia roba (libri, vestiti, oggetti accumulati in 30 anni di vita) era ancora al paesello!!


Finalmente un sabato mattina è arrivato il camion per recuperare i mobili da portare nella nuova/vecchia casa. Carica il camion, e parti.

E poi, arrivati in cima alla collina, pochi metri prima di entrare nel paesello trovi lui...

E con una incredibile faccia di tolla faccio finta di non vederlo, con la mia parlantina distraggo l'autista e proseguiamo. "Per andare a casa bisogna per forza passare di qua, e poi abito a tre metri dal comune, non posso nascondermi", ho pensato, "andiamo e poi andrò a prostrarmi ai piedi dei vigili" (che ho chiamato ma che non sono mai passati, di sabato, in estate, anche i vigili diventano buoni :-) )
Tutti i mobili poi sono finiti non si sa come accatastati in camera da letto proprio davanti al letto, così che la nostra prima notte in casa nuova abbiamo potuto sperimentare il "tuffo nel letto".

E da li più o meno è filato tutto, Pier in mezza giornata ha preso residenza, medico e permesso per la macchina, i mobili nuovi (moderni) in qualche modo si sono armonizzati con quelli vecchi (vecchi davvero), i vestiti sono stati tirati fuori dalle valigie e piegati negli armadi (sparsi in tre stanze, Pier ancora non ha capito cosa sta dove e ogni volta che si deve vestire gli faccio fare la caccia al tesoro). La casa è grande e ancora non ci abbiamo preso ancora la mano, continuiamo a seminare telefono, libro, sigarette, scarpe ai quattro angoli della casa, il prossimo acquisto sarà uno zainetto per girare dentro casa con lo stretto indispensabile.
Dopo qualche giorno di panico anche la copertura wifi della casa è stata completata con successo.

E oggi è un mese che ci siamo trasferiti.
Ed il nuovo mese è stato allietato dalla visita del geometra: bisogna mettere in sicurezza una trave del soffitto che pare un pò troppo tarlata (>.<) e il muro di cinta (alto due metri) del giardino dei vicini che sta sbombando non può essere intonacato e fermato con una rete, come suggerito dalla vicina... (>.< >.<)

Vivere al paesello però è bello bello, il sabato sera usciamo in ciabatte per andare a cenare con birra e crostini in paese, la domenica mattina mi trascino sonnecchiante al bar per la colazione, Pier ormai già conosce e saluta tutti (molti più di quelli che ho conosciuto io durante i miei precedenti soggiorni) il week end è sempre una festa nuova, e la vita in paese non è mai monotona.


Commenti

  1. Minimalismo minimalismo minimalismo ... io sto prendendo il mio trasloco con tantooooooo anticipo ... Non so quando sarà, né dove, ma voglio ridurre ciò che possiedo a un paio di valigie e un paio di scatoloni ... Bello tornare alla 'casa di famiglia' però ...

    RispondiElimina
  2. Dimenticavo i tre viaggi alla discarica e le due macchinate di vestiti regalati (oltre ad un certo numero di oggetti di varia natura seminati tra parenti e amici).
    Ma ho scoperto di discendere da una famiglia di accumulatori seriali, la mia parte nomade che odia gli ammennicoli e che vivrebbe volentieri in una camera d'albergo con una valigia per i vestiti è dovuta scendere a patti con un numero incredibile di "cimeli di famiglia" (la maggior parte dei quali si trova oggi in ordinatissimi e chiusissimi scatoloni in soffitta).

    RispondiElimina
  3. B R A V E R R I M I!!!! Vi penso! E...w le ciabatte in paese :)

    RispondiElimina
  4. Tutto è bene quel che finisce bene. E noi bene

    RispondiElimina

Posta un commento