God bless Burkina

In Burkina ormai il dado è stato tratto. In mezzo alla confusione più totale Blaise ha mollato e ora chissà. E sono due giorni che seguo le news e ascolto una radio del Burkina e mando messaggi a tutti i miei amici di Ouaga, attendendo invano risposte che non arrivano perché le linee telefoniche saranno congestionate e quindi non serve neanche preoccuparsi. Inoltre 4 volontari, 4 amici, sono chissà dove, spero lontani dalla capitale, e spero che riusciranno a rientrare o a restare dove sono, ma sani e salvi.

E finalmente un'amica su Facebook (santa tecnologia, chi dice che si stava meglio quando si stava peggio e se la prende con i social, è un ignorante) mi dice che ora la situazione è più calma e poi scompare nell'etere.
E leggo commenti di felicità e orgoglio, per essersi finalmente sbarazzati di un Presidente rieletto "democraticamente" da 27 anni, per la libertà ritrovata.
Ma io penso al mio Burkina, quello che forse ho idealizzato, e penso a tutti i problemi che ci sono, ai bambini con i loro occhi che ti perseguitano, alle mani dure di uomini e donne, e penso che no, non è giusto, perché per loro non cambierà niente, perché non viene niente di buono da accordi presi chissà dove tra militari e politicanti.

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