Battaglia della Plava

soldati in trincea

Da mesi ormai ho terminato la trascrizione delle 444 lettere inviate dal mio bisnonno alla moglie durante la guerra del '15-'18, e continuo a rigirarmele tra le mani, indecisa su cosa farci.
Nel frattempo resto una filologa nell'anima, quindi ho iniziato a studiare il contesto, cercando di recuperare la "storia" dietro la narrativa un pò retorica del bisnonno. Si tratta di ricostruire appartenenza a armata, battaglione, reggimento per poi cercare i registri ufficiali su movimenti, battaglie, ecc.
E' un lavoro alquanto frustrante in realtà, perché è difficile trovare informazioni dettagliate sugli spostamenti dei singoli reggimenti, mentre i registri dei battaglioni riassumono in poche righe eventi durati mesi in cui a fatica incastro le poche notizie precise che ricavo dalle lettere. Inoltre il racconto di quel che vive è da un lato analizzato fin nei minimi dettagli per quel che riguarda eventuali accidenti di salute, bisticci o disagi, dall'altro viene completamente omesso o molto minimizzato il reale pericolo per la vita, per non impressionare i parenti a casa.

Nel 1915 è nel 126° fanteria della Brigata La Spezia. Il registro della brigata per quella prima estate racconta:

"Il giorno 16 [giugno] il 125° ed un battaglione (I) del 126°, messi alla temporanea dipendenza della 3a divisione, agiscono contro la q. 383 di Plava che conquistano e rafforzano, perdendo 18 ufficiali e 894 militari di truppa; il giorno successivo il I/126° occupa un ricovero nemico catturandone il presidio di 36 uomini ed un ufficiale ed impadronendosi di un deposito di munizioni. Il 27 dello stesso mese, la brigata esegue un nuovo balzo in avanti sul versante sud occidentale di M. Kuk. L' 11 - 12 luglio essa è spostata a nord per occupare, con due battaglioni del 125°, il tratto di fronte Kambresko — Ronzina — Maria Zell ove continua nei lavori di rafforzamento, mentre il 126° ed il III/125°, lasciati a disposizione della 3a divisione, combattono efficacemente sul M. Sabotino nei giorni dal 20 al 23."

Dopo aver ricevuto il battesimo del fuoco durante la battaglia della Plava, il 2 luglio il bisnonno riceve finalmente una cartolina e una lettera dalla moglie dopo più di una settimana di mancanza di notizie. Nelle settimane precedenti ha scritto praticamente ogni giorno almeno una cartolina in cui lamenta la mancanza di notizie da casa ("Attento tua nuova da 3 giorni. Scrivi troppo di rado. Faresti bene a mandarmi ogni giorno tue nuove e nuove di tutti" "È un pezzo ossia due giorni che non ho vostre notizie. Mi raccomando di scrivere qualche cosa tutti i giorni ma pare che tu non trovi il tempo" "Da 5 giorni non ho vostre notizie. È vero però che il servizio di arrivi non ha funzionato ieri né oggi non so perché, e che probabilmente sarà per istrada qualche tua lettera. Ogni giorno mi raccomando per le notizie, speriamo che mi accontenterai" e addirittura "Anche oggi ho atteso invano vostre notizie. Mi raccomando di scrivere qualche cosa tutti i giorni, ma niente, si vede che non avete nemmeno un po’ di compassione quale si potrebbe avere per un prossimo indifferente. Mi contento di poco, di una cartolina, ma così è troppo poco. Sono ormai quattro giorni che perseguito il povero caporale addetto al servizio postale che fa 25 km. al giorno per portare le notizie lontane di quelli che si suppone pensino a noi. Anche se dovessi morire, non posso dire di morire contento" Non che qualcuno delle migliaia di giovani morti in quei giorni fosse morto contento, immagino...).

Il 2 luglio trova il tempo per scrivere una lunga lettera di risposta, nella quale descrive con una certa vividezza la vita al fronte, e al tempo stesso cerca di minimizzare il pericolo tanto da far sembrare la vita di guerra una sorta di campeggio

2 luglio 1915 ore 4 pom
Carissima mia
ricevo in questo momento una tua del 23 ed una cartolina del 24. Approfitto subito della carta e ti rispondo. Forse in quest’ora avrai avuto altre mie lettere e cartoline recenti e per via saranno tue lettere, ma possiamo mischiare un po’ di passato ed un po’ di presente e così vivere contemporaneamente diversi giorni. [...] Godo nel sapervi tutti in buone condizioni di salute e ringrazio tanto la Sg Maddalena delle care ed affettuose parole che ha per me. Mi immagino i guardi pietosi dei bambini e ti dico che prego anch’io perché possa presto rivedervi tutti.
La mia vita è vita assolutamente di guerra. Da diversi giorni lavoriamo accanitamente per costruire trincee su queste posizioni conquistate, mentre qualche antipatico saluto del nemico passa innocuo sulle nostre teste.
All’intorno la distruzione. Un paese vicino alle nostre spalle non ha più che l’ossatura delle case. Le strade portano le enormi tracce dei 305 che fanno buche di 6 o 7 metri di diametro e scagliano all’intorno una pioggia di enormi sassi e di schegge metalliche. Piante spezzate, scarpe e panni e fucili disseminati, modeste tombe con una croce di canna, cadaveri mezzi sepolti, suolo pieno di miserie assai mefitico etc. etc….
Il paese di Plava, sulla riva dell'Isonzo, intorno al quale si combattè molto durante questa prima estate di guerra
Come si mangia? Così sulle ginocchia un po’ di carne dura cotta in mille modi differente e sempre allo stesso modo, un po’ di minestra e del formaggio mercé il coraggio di questi poveri soldati che sfidano pericoli pur di potere arrivare a noi con i panieri pieni di qualche cosa. I legumi si requisiscono sul luogo, l’acqua spesso e volentieri dobbiamo attingerla mentre passa nell’Isonzo. Come si dorme? Sotto una pianta una vanghetta scava una buca, l’attendente getta due foglie un po’ d’erba, ed il corpo infangato cerca riposo. Ma il giorno si deve lavorare, la notte di vegliare spesso per evitare sorprese, e ascoltare la bufera infernale che si scatena avanti.

Sono ancora presso di me Vensi, Lotti, Cecchi, Pazzini, irriconoscibili con lunga barba, viso livido, stanchi avviliti impauriti. Io non so come sono perché non ho specchi, ma credo di essere cambiato.

Augusta mia non è possibile da 700 o 800 km di distanza farsi un’idea della guerra, farsi un’idea di quel che avviene nelle prime linee. Un giorno non arriva il pane per la truppa, perché? hanno ucciso i muli. Un altro non arriva la carne; perché? non è possibile portare perché la strada è battuta e disfatta dall’artiglieria nemica, e intanto i reggimenti si assottigliano per le malattie per le ferite etc. etc.

Però in mezzo a questa baraonda i soldati trovano ancora della lena del buon umore, vanno in cerca di tutto per attenuare i disagi, e più di tutto del fumo. Mi si presentano con la pipa in bocca arrovesciata e stanno fermi a distanza senza dir niente, è un modo di chiedere del sigaro, e ne distribuisco finché ne ho rimanendo senza per me qualche volta. Il nostro uomo a volte fortunatamente trova del cognac, del sutrum, della marsala e si beve tutto e si mangia tutto. Lo zucchero è una cosa preziosa, è fortunato chi ne può possedere un involto, soltanto bisogna aver la pazienza quando si è messo nel caffè o nell’acqua di toglier col cucchiaino le formiche e simili che vengono a galla.

L’unica cosa affliggente è la pioggia. Queste piante proteggono dalla prima e non dalla seconda pioggia perché dopo lasciano cadere addosso certi goccioloni che lavano di un colpo tutta la faccia. I falegnami che un giorno lavoreranno queste piante le trovano ricche di piombo e malediranno in cuor loro la guerra che romperà i loro arnesi.

Le perdite nostre sono
[illeggibile] perché effettivamente non si è ancora combattuto a fondo e speriamo che quel giorno sia ancora lontano. L’Isonzo ci è costato qualche cosa; ma così per accidente, per il resto la vita è tranquilla assai [in realtà qualche settimane dopo, quando viene fatto arretrare a Liga per riposo lui stesso ammette "la famosa quota 383 che è costata 2000 uomini a 38°, 1000 a 37°, 1500 al 125° e 300 al 126°"]
[...] Intanto un monte qui di faccia fuma come un vulcano con tanti crateri, sono le nostre artiglierie che bombardano le posizioni nemiche. Qui dinanzi gli Austriaci fuggono, han paura anche della nostra visione, rimangono solo dei piccoli reparti che di quando in quando fanno una gran fucileria di presenza, che fa ridere e non ci dà neppure l’incomodo di tendere le orecchie per sentire e fissare la direzione.
State quindi tranquilli noi non corriamo alcun pericolo, anzi sembra che tra breve ci manderanno il cambio per avviare ad un po’ di riposo per qualche giorno. Scrivetemi dunque, tu me l’hai promesso e attendo. 
Faccio correre un soldato ad impostare, baci tanti per tutti. 
Fai pure leggere babbo e digli che mi ricordi insieme con Noemi. 
Tante care cose, una stretta affettuosa. 
Cornelio

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