Di Orfeo nessuna nuova?


Cesare Rossi era un maestro, forse di arte, vissuto nella seconda metà dell'800 a San Miniato, ameno paesino del Valdarno, e le cronache familiari sono abbastanza avare di aneddoti su di lui; quello che posso asserire con certezza è che ebbe una discreta fantasia, dal momento che diede ai suoi 7 figli i nomi di Cornelio, Orfeo, Noemi, Lisippo, Lavinia, Corinna e Giuseppe (sì, Giuseppe, evidentemente a un certo punto la fantasia finì).
Sui figli - in particolare quelli maschi - c'è invece una lunga tradizione aneddotica in famiglia, dal momento che Cornelio fu il mio bisnonno, e i fratelli i miei prozii. In questa tradizione, Lisippo e Orfeo spiccano per le loro personalità originali e il coraggio che ne fece dei prodi durante la Grande Guerra, a cui tutti e tre parteciparono.
Di Lisippo ho addirittura trovato una medaglia d'argento su un sito per appassionati, di Orfeo anche il libretto di servizio dal momento che fece carriera militare.
Nelle lettere del bisnonno alla moglie dal fronte della Grande Guerra, si leggono spesso i nomi dei fratelli, di cui chiede o manda notizie e aggiornamenti.

Durante la rotta di Caporetto, Cornelio era in ospedale mentre i fratelli furono entrambi travolti dalla ritirata e per tanti giorni non se ne ebbero notizie, finché in una lettera del 18 novembre, quasi un mese dopo la rotta, scrive:
Carissima la mia Augusta 
[...] ho appreso con tanto piacere come almeno Orfeo trovasi ancora a far parte delle truppe combattenti. Cominciavo ormai a disperare. Lisippo sono quasi sicuro che è finito a Mathausen perché il suo reggimento credo, sia passato tutto ai tedeschi. Non sarebbe il peggiore di tutti i mali. 
In questo momento mi portano una lettera di Corinna dove mi dà notizia di Emilio e mi dice che Maria dal 7 non sa più nulla di Lisippo e allora anche lui era scampato. E così con la circolazione delle lettere verremo a darci notizia reciproca di tutti. Scriverò subito a Corinna per informarla di Orfeo, e intanto a te do notizia di Lisippo, il ritardo della corrispondenza ora è alquanto giustificato, dato il continuo muoversi dei reparti da un luogo all’altro. Speriamo che tutto finisca bene, e ringraziamo intanto il Signore Iddio di quello che ha fatto fino ad ora per noi.

Nel maggio del 1918 Orfeo rimane ferito e Cornelio va a trovarlo a Venezia:
(lettera del 6 maggio 1918) Povera Venezia! ... morta, nella sua bellezza antica, riposa piena di storie e di memorie. Fa un effetto strano non veder più né un cavallo né una carrozza né una bicicletta. Niente rumori: solo qualche vaporetto solca i deserti canali in cui le gondole allineate oscillano inerti e i Veneziani non ci sono più: le case, i palazzi originali e caratteristici sono tutti chiusi. La piazza S. Marco vestita anch’essa in grigio verde per nascondere le bellezze d’arte che l’adornano alla rabbia degli sparvieri si riflette sull’acqua tranquilla. Poche Veneziane ornate dei loro tipici scialli a lunghi peneri vanno frettolose per i vicoli che un giorno erano tutti ingioviati delle ricche vetrine e ora sembrano dei deserti corridoi.
Alle 10 ½ ero allo spedale e sono uscito con Orfeo per mangiare un po’: poi in gondola lungo il canale grande sono andato allo spedale di S. Chiara perché proprio di là Orfeo deve passare, credo per subire una visita, prima di essere inviato al Convalescenziario. Abbiamo impiegato un’ora: andava così piano la gondola guidata dal debole braccio di un vecchio gondoliere: in qualche punto il passo era diventato angusto per la rovina di qualche fabbricato colpito, che si era rovesciato sul canale: alle tre ci siamo fatti portare al ponte di Rialto, e poi passo passo siamo tornati alla riva degli Schiavoni dove alle 5 sono nuovamente imbarcato per Fusina: su in aria volavano, roteavano i nostri aeroplani a protezione del silenzio della morta ma sempre bella città.

Pochi mesi dopo Orfeo è nuovamente al fronte, sul Montello, dove gli Austriaci tentano un'avanzata con la battaglia del Solstizio.
Il 22 giugno 1918 comincia a manifestare preoccupazioni per le sorti del fratello, di cui continua a chiedere informazioni nelle lettere dei giorni successivi (22/06 "Di Orfeo più niente: poveretto, era sul Montello dove si sono tanto accaniti gli austriaci, speriamo bene, se hai qualche notizia da babbo e da Noemi passamela". 26/06 "Sto però in trepidazione per Orfeo che si trovava sul Montello. Mi hanno raccontato che han trovato anche batterie di obici con tutti gli artiglieri morti presso i pezzi. Lui comandava proprio una batteria di obici lì sul Montello". 29/06 "Sono in attesa di notizie di Orfeo per il quale ho telegrafato" 03/07 "[...] attendo presto un’altra che mi dia notizie di Orfeo: questo ritardo mi fa immaginare che sia successo qualche cosa: al minimo che sia prigioniero: se fosse stato ancora sano e presente si sarebbe fatto vivo, se ferito o morto avrebbe il comando telegrafato al Sindaco del paese: non rimane che l’ultima ipotesi; in ogni modo conviene sperare: sperare sempre anche quando si è quasi convinti che la catastrofe è avvenuta").
Il 4 luglio arriva finalmente la risposta ufficiale dal comando:

"In relazione al telegramma 355 del 26/7-18 comunicasi che risultando il Capitano Rossi Sig Orfeo disperso nel combattimento del 15 corrente sul Montello questo Comando non può aderire alla domanda fatta da codesto Comando"
Orfeo è disperso, probabilmente prigioniero, dal momento che se fosse morto durante la battaglia del Montello, ne avrebbero ormai ritrovato il corpo.
Nei mesi successivi si alternano di momenti di preoccupazioni per le sorti del fratello, di cui non si riesce ad avere notizia, a momenti in cui cerca di tranquillizzare i suoi a casa.

Da una lettera del 6 luglio: "Con la tua lettera ho fatto fare una bella risata al Maggiore perché gli ho letto quel punto nel quale dici che ti meravigli del come un giovanotto energico svelto e pratico come lui abbia potuto farsi prendere prigioniero! ... mi fa l’idea che tu credi che i prigionieri vi si facciano come quando i ragazzi giocano a chiapparello. Devi sapere che il prigioniero o i prigionieri si fanno col chiudere ogni via di scampo circondando le posizioni e intimando anche da lontano la resa con la stessa presenza, non è da escludersi però il caso che Orfeo vistosi prendere tutti i cannoni piuttosto che tornare scornato abbia preferito passare al nemico con le sue armi. Una cosa sola si sa che il 18 è stato silurato il comandante della sua armata, probabilmente anche per il fatto dello smacco di aver fatto cadere in mano al nemico qualche cinquantina di cannoni per averli fatti schierare troppi vicini al Piave. Uno schieramento di quel genere forse non si giustificava con l’attesa di una offensiva nemica. Le ragioni precise non si sanno: quello che è certo è che poi in mano agli austriaci non ci sono rimasti altro che gli uomini perché i cannoni sono stati tutti ripresi".

A fine luglio finalmente arrivano notizie rassicuranti e, come scrive, "almeno questa spina è tolta dall'animo di casa".
Orfeo tornerà a casa finalmente a dicembre, malato ma salvo.

Questo racconto di famiglia, ora definito con i particolari che ho trovato sulle lettere, si è arricchito di un ritrovamento inaspettato, in una cassetta conservata alla Misericordia del mio paese:


Si tratta dei libretti che venivano redatti dalla Croce Rossa per l'invio di pacchi di generi alimentari e vestiti. All'interno ci sono 9 timbri con altrettanti talloncini di ricevute dal 3 settembre al 31 ottobre 1918, ma è probabile che manchi un primo libretto con riportato nella prima pagina il nome del lager in cui fu tenuto prigioniero.
Pur non avendoli mai conosciuti, riesco ad immaginare Cesare e Noemi, la sorella minore a cui era legatissimo, che preparano con cura i pacchi da inviare, nella speranza di potergli portare così almeno un po' di conforto. Questo libretto, conservato per un secolo in una cassetta di legno, mi ha restituito la cura, l'affetto, la solidità dei legami tra figli, genitori e fratelli, al di là di modi solo apparentemente distaccati, che ancora oggi caratterizza la mia famiglia.

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