17 novembre di 101 anni fa


Foto trovata online, scattata da Carlo Bregant e titolata "Autunno sul Collio di Lucinico".
Non così diversa dalle colline su cui affacciano le finestre di casa mia.


Oggi 17 novembre è una domenica di un novembre piovoso e umido.
Ho un anno di più dell'età che il mio bisnonno aveva 101 anni fa, il 17 novembre 1918.
Erano passati pochi giorni dalla pace di Vittorio Veneto ma per gli eserciti al fronte la guerra non finì il 4 novembre, perché avanzarono ancora diverse settimane per conquistare posizioni sempre più avanzate.
Il mio bisnonno a casa tornò a gennaio del 1919, e quel 17 novembre la guerra per lui non era ancora finita.
Nel frattempo a casa era scoppiata la spagnola, un'epidemia che fece solo in Italia oltre 600.000 morti, vale a dire pari al numero dei soldati morti in guerra dal 1915 al 1918. Mia nonna si ammalò e durante le settimane di avanzata l'ansia per la propria situazione si sommava all'ansia per le condizioni dei cari a casa.
E poi il 17 novembre...

Carissima Augusta
Dio mio! Alla fine respiro. Da sei giorni non avevo più notizie e ti immaginerai quali mai presentimenti tristi mi passavano per la testa! Ho avuto stamani una tua lettera del 13 che mi ragguaglia abbastanza delle vostre condizioni. Sia ringraziato nuovamente e sempre Iddio che in mezzo a tutte queste angustie è stato così buono di salvarci. L’epidemia a S. Miniato è arrivata tardi ma pur troppo ha voluto dare le sue vittime. Sai, quando i nostri sono salvi, (ormai ho visto morire tanti amici da un momento all’altro) il resto interessa fino ad un certo punto. 
Non so se avevi ricevuto le lettere che ti ho scritto durante l’offensiva: forse molte saranno annegate nel Piave: abbiamo ed ho combattuto sette giorni e sette notti senza tregua, uccidendo, pugnalando, incalzando gli ultimi resti dell’esercito austriaco fino al giorno in cui sono scomparsi definitivamente, e ci è stato permesso marciare avanti senza ostacoli.

E' difficile vedere un Cornelio che combatte, uccide e pugnala nei racconti di chi lo ha conosciuto. Quello che effettivamente fece e quello a cui effettivamente assistette è impossibile oggi dirlo, nelle sue parole si legge orgoglio per la vittoria, un senso di allegro cameratismo e comunione con coloro con i quale aveva condiviso tanto, e il sollievo di chi finalmente vede vicino il giorno del ritorno a casa.

Ho sofferto? Molto, ma in mezzo alle sofferenze c’era l’epicità di una lotta vittoriosa, e tutto passava in non cale. Io credo che dopo il settimo giorno nessuno ci avrebbe riconosciuti, stracciati, stanchi, barba lunga, le tracce delle lunghe e fredde notti insonni sul volto: ora stiamo abbastanza bene, quantunque alloggiati in una baracca come zingari o saltimbanchi, così ventilata che ci potrebbe andare un mulino. 
Fa un freddo birbone perché la tramontana qua è tremenda: meno male che non mancano legna e festeggiamo con grandi falò questa permanenza tranquilla in mezzo alle rovine, agli avanzi ricomposti della guerra, dentro un paese, Lucinigo, che è stato austriaco e nostro parecchie volte. Rivedo le colline in cui nel 1915 avevo passato i primi guai, rivedo più da vicino Gorizia che già comincia a rivivere, rivedo la stessa povera gente friulana, fuggita e ritornata più volte; il caso mi ha ricondotto a mangiare la polenta nella stessa casa dove nel 15 avevamo immolata l’ultima gallina dei dintorni insieme all’allora Capitano Tavolaj.
Se avremo modo di assestarci, tranquillo sulla salute di casa, potrò affrontare l’inverno più serenamente. Ma credo che il nostro destino siano le Alpi Giulie, oltre Idria e Tidesberg, a qualche migliaio di metri di altezza. Coraggio.
Verrà presto, e questa volta sul serio, il giorno in cui diremo alla onorata divisa l’ultimo addio.
Delle guerre credo non se ne faranno più: la Germania e l’Austria hanno finito col soccombere senza nemmeno la speranza di rialzarsi per molti anni.

Che sorriso amaro queste parole.

Dunque anche la Sg Maddalena è guarita, vero? Ormai posso avere la sicurezza che la batosta è definitivamente passata per tutti?
Salutami e baciami tutti. 
Ti bacio teneramente e vi stringo tutti in un abbraccio solo fortissimo.
Tuo Cornelio





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